Il prefisso "con-"

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Fausto Raso
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Il prefisso "con-"

Intervento di Fausto Raso »

Leggo dal De Mauro in linea
cón–
pref., indica unione, partecipazione, simultaneità in parole di origine latina:
concatenare, condegno, condiscepolo, condurre, connaturale, conseguire, consocio, consolidare, consuocero, contenere, conterraneo, e in formazioni italiane, premesso a verbi, sostantivi, aggettivi: concentrare, concittadino, connazionale, corresponsabile; provoca assimilazione davanti alle consonanti iniziali b, l, m, p, r: collaborare, combaciare, commensale, compaesano, corresponsabile; davanti a s seguita da consonante tende a ridursi a co–: costruire
Mi domando: perché, allora, coprotagonista e non comprotagonista?
Perché coproduzione e non comproduzione?
Perché cobelligerante e non combelligerante? E altre parole "errate" che ora non mi sovvengono?

Dimenticavo: Il De Mauro ha omesso di ricordare che con- si riduce a co anche davanti a parole che cominciano con vocale: coetaneo; coabitazione.
Il DOP non condanna coproduzione dice, però, che è meglio comproduzione. Lo stesso dizionario non riporta la forma "corretta" combelligeranza.
Non lo avevo notato: Il De Mauro dice che "provoca assimilazione davanti alle consonanti iniziali B, L, M, P, R" e riporta l'esempio di combaciare. Dovrebbe dire, quindi, cobbaciare. Il prefisso con- si assimila solo davanti a L, M, e R: collaboratore, commilitone, correligionario. Davanti alla B e alla P la N di con si tramuta in M: combaciare, comproprietario.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Federico
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Intervento di Federico »

Se n'era parlato anche qualche tempo fa.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Ecco ciò che ho scritto alla redazione del De Mauro

cón–
pref., indica unione, partecipazione, simultaneità in parole di origine latina:
concatenare, condegno, condiscepolo, condurre, connaturale, conseguire, consocio, consolidare, consuocero, contenere, conterraneo, e in formazioni italiane, premesso a verbi, sostantivi, aggettivi: concentrare, concittadino, connazionale, corresponsabile; provoca assimilazione davanti alle consonanti iniziali b, l, m, p, r: collaborare, combaciare, commensale, compaesano, corresponsabile; davanti a s seguita da consonante tende a ridursi a co–: costruire
---------------------------------------------------------------------------
Vogliate correggere ciò che ho evidenziato in rosso: si assimila SOLO davanti alle consonanti L, R e M: correligionario; commilitone, collaborare. Si riduce a “co-” anche davanti a parole che cominciano con vocale: coabitazione
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bubu7
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Re: Il prefisso "con-"

Intervento di bubu7 »

Fausto Raso ha scritto: Il De Mauro dice che "provoca assimilazione davanti alle consonanti iniziali B, L, M, P, R" e riporta l'esempio di combaciare. Dovrebbe dire, quindi, cobbaciare. Il prefisso con- si assimila solo davanti a L, M, e R: collaboratore, commilitone, correligionario. Davanti alla B e alla P la N di con si tramuta in M: combaciare, comproprietario.
Guardi che nell'assimilazione un suono si modifica ma non necessariamente diventa identico a quello assimilante.
Le indicazioni del De Mauro sono quindi corrette. :wink:
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Fausto Raso
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Re: Il prefisso "con-"

Intervento di Fausto Raso »

bubu7 ha scritto:Guardi che nell'assimilazione un suono si modifica ma non necessariamente diventa identico a quello assimilante.
Le indicazioni del De Mauro sono quindi corrette. :wink:
Leggo dal Sandron
Fenomeno fonetico per cui, entro una parola, un suono diventa uguale a quello che segue; p.e. dal lat. octo si ha l’italiano “otto”.
Leggo dal Gabrielli
Fenomeno fonetico per il quale, nel corpo di una parola, una consonante diventa uguale alla consonante che immediatamente segue: ottica per optica; immobile per inmobile (…). Il fenomeno contrario si dice dissimilazione.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Ottimo, caro Fausto. Continui a leggere e vedrà che prima o poi finirà coll'imbattersi in quella che in linguistica è definita assimilazione parziale. :wink:
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

In combaciare, quindi, si ha l'assimilazione parziale. Giusto?
Assimilare, se non sbaglio, significa divenire simile.
Nel verbo in questione (combaciare), dunque, assimilazione parziale vuol dire che la N di con è diventata M perché è stata assimilata dalla B?
Mi perdoni: ma che razza di assimilazione (parziale o no) è? La M come può essere simile alla B? :?

PS: per curiosità, gentile bubu7, le piacciono le forme "scorrette" coproduzione e coprotagonista?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

bubu7 ha scritto:Ottimo, caro Fausto. Continui a leggere e vedrà che prima o poi finirà coll'imbattersi in quella che in linguistica è definita assimilazione parziale. :wink:
Sto continuando a leggere. "Bidizionario italiano, linguistico e grammaticale" di Giuseppe Pittàno
Assimilazione, fenomeno per cui due consonanti vicino tendono a diventare uguali, es.: immobile (da inmobile)
Da “Il grande libro della lingua italiana”, Federico Motta editore
… assimilazione: quando in una parola si trovano affiancate due consonanti diverse, la prima delle due tende, secondo certe regole, a diventare identica a quella che segue, cosí da facilitare la pronuncia. Sono nate da questo fenomeno, in italiano, la maggior parte delle consonanti doppie: disformis>difforme; admittere>ammettere (…)
Dal DELI
Fenomeno fonetico per cui un suono diviene uguale a un suono vicino (1865, TB)
Dallo Zingarelli (un "po' datato")
Processo per cui due suoni a contatto o a breve distanza tendono a divenire identici o ad assumere caratteri comuni
Dal sito garzantiano
2 (ling.) processo mediante il quale un suono diviene identico o si adatta a un altro contiguo o poco distante (p. e. illecito da in- e lecito)
Da Sapere.it
fenomeno fonetico per cui, entro una parola, un suono diventa uguale a quello che segue; p.e. dal lat. octo si ha l'it. "otto".
Non mi sono ancora imbattuto, cortese bubu7, nell’assimilazione parziale. Può aiutarmi lei? Grazie
Ultima modifica di Fausto Raso in data mer, 03 gen 2007 19:44, modificato 3 volte in totale.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Fausto Raso ha scritto: Mi perdoni: ma che razza di assimilazione (parziale o no) è? La M come può essere simile alla B? :?
La m è più simile alla b della n in quanto si riduce la distanza articolatoria tra le due consonanti consecutive (Dal Glossario di Giuseppe Patota della Grammatica del Serianni).
Fausto Raso ha scritto:PS: per curiosità, gentile bubu7, le piacciono le forme "scorrette" coproduzione e coprotagonista?
Non è importante il fatto che mi piacciano o meno, è certo però che quelle da lei riportate non sono forme scorrette. Si tratta delle varianti di gran lunga maggioritarie.
Tanto per farle un esempio, comprotagonista non è neanche riportato dal GRADIT e nemmeno dal più restrittivo Devoto-Oli 2007.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Fausto Raso ha scritto:
bubu7 ha scritto:Ottimo, caro Fausto. Continui a leggere e vedrà che prima o poi finirà coll'imbattersi in quella che in linguistica è definita assimilazione parziale. :wink:
Sto continuando a leggere. "Bidizionario italiano, linguistico e grammaticale" di Giuseppe Pittàno
Assimilazione, fenomeno per cui due consonanti vicino tendono a diventare uguali, es.: immobile (da inmobile)
Fuochino... :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Riporto quel che dice Luca Serianni (XV § 83):
[...] in con la n si assimila in tutto o in parte alla consonante iniziale della base, diventando m davanti a b, p, m (comprova), l o r rispettivamente davanti a un’altra l o a un’altra r (collaterale, correo e si riduce a co- davanti a vocale (coautore: su modello inglese co- si è esteso, in neologismi, anche alla posizione preconsonantica: cobelligerante, cofirmatario, cogestione, coproduzione, ecc.
Quest’influsso anglosassone non appare molto nocivo: permette infatti, in alcuni casi, una differenziazione, del tipo cogestione vs congestione (con altro significato). Nei casi in cui non insorge confusione ritengo però che si debba preferire la formazione tradizionale: combelligeranza, comproduzione, condirettore, e cosí via.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Riporto quel che dice Luca Serianni (XV § 83):[...] in con la n si assimila in tutto o in parte alla consonante iniziale della base, diventando m davanti a b, p, m (comprova), l o r rispettivamente davanti a un’altra l o a un’altra r (collaterale, correo e si riduce a co- davanti a vocale (coautore: su modello inglese co- si è esteso, in neologismi, anche alla posizione preconsonantica: cobelligerante, cofirmatario, cogestione, coproduzione, ecc.
Non riesco a capire: cosa significa si assimila in tutto o in parte?
O si assimila o non si assimila. In collaterale la N è diventata TUTTA "L". Ma in comproprietario cosa si è assimilato?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La n s’assimila parzialmente trasformandosi in m davanti a b e p: questa è un’assimilazione parziale e non completa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:La n s’assimila parzialmente trasformandosi in m davanti a b e p: questa è un’assimilazione parziale e non completa.
Grazie. Vorrei sapere, però, perché nessun vocabolario consultato (e citato) fa questa distinzione. Tutti "parlano", genericamente, di assimilazione.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Guardi la definizione del De Mauro:
assimilazione 4 TS fon., processo diacronico o anche sincronico per cui un suono assume in tutto o in parte caratteristiche foniche simili a quelle del suono che lo precede o lo segue.
E nel Treccani in linea:
assimilazióne 1b In fonologia, processo per cui un fonema consonantico o vocalico si adatta (a. parziale) o diviene identico (a. totale) a un altro. L’assimilazione parziale è limitata al modo o al luogo dell’articolazione (per es., ben parlante che dà bemparlante, dove la nasale dentale n diviene labiale, m, davanti all’occlusiva labiale p...
Il séguito lo può leggere alla voce assimilazione (troppo lungo da ricopiare).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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