«Farla da padrone/i»

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patrizio
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«Farla da padrone/i»

Intervento di patrizio »

"Oggi e il vento e la pioggia la stanno facendo da padrone/da padroni". Le due forme sono entrambe corrette o è ammessa solo la seconda? Grazie.
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Marco1971
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Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di Marco1971 »

Sono possibili entrambe le soluzioni. Ecco due esempi al singolare e due al plurale rinvenuti in Google Libri:

...dove la fantasia e l’ironia la fanno da padrone. (L’arte dei cavatappi, 2005)

...un gioco in cui simulazione e realtà la fanno da padrone. (Revue des études italiennes, 2007)

Ma oggi gli scienziati la fanno da padroni anche con la lingua... (Fanfani, Lessico della corrotta italianità, 1877)

...è forte l’aroma della carne, ma la miscela di spezie e l’affumicatura la fanno da padroni. (Atlante dei prodotti tipici e tradizionali, 2014)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
patrizio
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Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di patrizio »

Grazie. Invece mi conferma che l'espressione "farla da padrona" (al femminile), seppur sia molto ricorrente, non è ammessa?
Avatara utente
Marco1971
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Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di Marco1971 »

Non può considerarsi errato un uso cólto di lunga data. :)

Meglio è di superare intieramente la passione della collera, che pensare di servirsene con moderazione, e saviezza. Per poco, che s’introduca in un’anima, presto la fa da Padrona, e Tiranna. (Raccolta di meditazioni e massime eterne..., 1780)

La Chiesa quindi nella dispensazione del tesoro a se commesso non la fa da padrona, che assolva dal debito arbitrariamente, ma da giudice sostenendo la persona di Cristo giudice; ed al giudice come tale spetta il mantenere illesi i diritti. (Teologia morale, 1845)

Ora se con quella stessa donna estranea, che la fa da padrona nella casa coniugale, il marito si congiunge in colpevole amplesso, ed in questo fatto si ravvisi un reato; bisogna convenire che il reato stia nell’adulterio, non già nella negazione del diritto di padronanza: altrimenti in questa negazione dovrebbe aversi sempre il reato, anche se scompagnata dall’adulterio. (Sulla punibilità dell’adulterio, 1869)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
patrizio
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Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di patrizio »

Grazie. Come mai qui viewtopic.php?t=3480 viene risposto di no?
Avatara utente
Marco1971
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Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di Marco1971 »

Il 20 ottobre 2012 alle 22,04, forse perché stanco, mi ero riferito al principio generale delle espressioni idiomatiche, senza fare la ricerca specifica presentata oggi. Piú si matura, piú si affinano le cose. E si scoprono le eccezioni, le sottigliezze, le sfumature. E, come Baudelaire, rivendico il diritto alla contraddizione: ciò che si è detto o pensato a vent’anni non vale forse piú trent’anni dopo. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Farla da padrone/i»

Intervento di Marco1971 »

Ho aggiunto un emendamento nel vecchio filone.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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