«Azzimútto, zènito/zènitte, nadírre»

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Marco1971
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«Azzimútto, zènito/zènitte, nadírre»

Intervento di Marco1971 »

Solo per il gusto della lingua piú genuina...

D’Annunzio: L’uomo tirrenio...
...che misura
senza fallire con l’occhio l’azzimutto.

Fallamonica: Quel [qual?] epiciclo è retto, e qual va indietro; le linee li zeniti e le stazioni
e cose pur assai tedisse al metro
ne son de l’opra mia l’intenzioni.

Galileo: Quel punto del cielo, che perpendicolarmente ci è sopra la testa, e quello che è a lui contrapposto, vengono ad esser come poli del nostro orizzonte, e chiamasi l’un punto verticale, ovvero zenitte, e l’altro opposto, nadhir.

Tesauro: ‘Polo’ o punto immobile della sfera, ‘zenitte’, ‘nadirre’.


Veramente preferisco zènito a zènitte...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Non mi piacciono. Il raddoppiamento della consonante finale mi dà l'idea di qualcosa di popolaresco che è inappropriato per dei termini astronomici.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La sua mi sembra un’impressione alquanto epidermica. Popolaresche queste parole non sonavan né a D’Annunzio né a Galileo, che di certo erano sensibilissimi alla lingua. Naturalmente non discuto di gusti (ma siamo alle solite: l’assuefazione rompe la stranezza o il disgusto iniziali).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Marco1971 ha scritto:La sua mi sembra un’impressione alquanto epidermica. Popolaresche queste parole non sonavan né a D’Annunzio né a Galileo, che di certo erano sensibilissimi alla lingua. Naturalmente non discuto di gusti (ma siamo alle solite: l’assuefazione rompe la stranezza o il disgusto iniziali).
Sì, può darsi che sia una semplice questione di abitudine. Però non sono parole così strane, a parte la consonante finale, e certamente sono molto più consone al sistema fonologico italiano di molti anglicismi recenti.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sul sistema fonologico dell’italiano s’è discusso moltissimo qui. E lei certamente avrà letto tutto per sapere la posizione mia, quella d’Infarinato e quella di Freelancer (nonché quella di Migliorini e Castellani).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Veramente preferisco zènito a zènitte...
Mi sembra praticamente impossibile mantenere nella pronuncia quella t raddoppiata di zenitte. Io al meno non ci riesco. Non mi sovvengono altre sdrucciole con l'ultima raddoppiata. Anche perciò preferisco zènito. :)

Brazilian dude
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Sul sistema fonologico dell’italiano s’è discusso moltissimo qui. E lei certamente avrà letto tutto per sapere la posizione mia, quella d’Infarinato e quella di Freelancer (nonché quella di Migliorini e Castellani).
Nonché quella di Giacomo Devoto e di Gianfranco Folena.
:wink:
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Brazilian dude ha scritto:
Veramente preferisco zènito a zènitte...
Mi sembra praticamente impossibile mantenere nella pronuncia quella t raddoppiata di zenitte. Io al meno non ci riesco. Non mi sovvengono altre sdrucciole con l'ultima raddoppiata. Anche perciò preferisco zènito. :)

Brazilian dude
Concordo. Non direi impossibile, ma sicuramente un po' forzata o artificiosa.

E poi zenito è tanto bello... :wink:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Torno a insistere – poiché ancor circolano all’intorno su questo ingiustificati preconcetti – sulla «normalità» strutturale della forma azzimutto, illustrando il mio proposito con altre parole d’origine araba; e credo che non ci sia barba d’uomo che riterrebbe «popolaresche» tali voci (metto tra parentesi la forma araba, con quei diacritici di cui dispongo):

alambicco (al-anbīq), albicocca (al-barqūq), almanacco (al-manāx), azzurro (lāžurd), bernusse (bernūs), bizzeffe (bizzēf), califfo (xalīfa), caracca (harrāqa), dabbuddà (dabdaba), dragomanno (tarğumān), farfarello (farfār), fusciarra (faššar), gazzarra (ġazāra), gazzella (gazēl), giraffa (zerāfa), giubba (jubba), giulebbe (julēb), magaleppo (mahlab), magaluffo (mahlūf), mammalucco (mamlūk), mantarro (mamtar), materasso (matrah), ragazzo (raqqāz), rubbo (rub‘), salamelecco (salām ‘alayk), sandracca (sandarūs), sceriffo (šarīf), sciabecco (šabbāk), sommacco (summāq), tariffa (tarīfa), zecca (sikka[h]), zibibbo (zibīb), ecc.

Perché non ci suonano popolareschi questi vocaboli? Perché (per la maggior parte) li usiamo da sempre, senza sapere che non sono parole italiane indigene. Non dovremmo quindi stupirci né di azzimutto (as-sumūt), né, tanto per fare un esempio, di ginsi (jeans) o di scicche/scicco (chic). Ma sembra che le uniche novità che si accettino oggidí siano sequenze di lettere di cui non si ricorda l’ordine e di cui s’ignora la pronuncia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di G. M. »

Perdonatemi: riesumo un filone dopo più di dieci anni... :lol:
Ho consultato il Battaglia pochi giorni fa e zenito e zenitte vi sono registrati, ma senza il segnaccento: il che, come da indicazioni del dizionario, equivale a un'accentazione piana: dunque zenìto e zenìtte.
Da che cosa si deduceva, dunque, l'accentazione sdrucciola?
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Dalla pronuncia di zènit.
Per zènite va tutto molto liscio, per zènitte no perché l'ultima sillaba è chiusa e in italiano un'ultima sillaba chiusa non lascia risalire l'accento.
Ci sono poche eccezioni a questa regola.
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Intervento di G. M. »

valerio_vanni ha scritto:Dalla pronuncia di zènit.
Ma, seppur più rara, c'è anche la pronuncia tronca zenìt: DOP, Treccani, DiPI.
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