La lingua italiana in Palestina

Risorse linguistiche di varia natura

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

La lingua italiana in Palestina

Intervento di Fausto Raso »

Un'encomiabile iniziativa della Società "Dante Alighieri". :D

Peccato che abbiano scritto "...di riappropriarsi delle ricchezze..." :cry:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Re: La lingua italiana in Palestina

Intervento di PersOnLine »

Fausto Raso ha scritto:Peccato che abbiano scritto "...di riappropriarsi delle ricchezze..." :cry:
Come avrebbero dovuto scriverlo allora?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Guardi qui. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Controllando sui dizionari in linea :wink: ho visto che il verbo viene dato da alcuni come solo transitivo, da altri pure come intransitivo in alcune accezioni. Il punto è: è da considerarsi errore "appropriarsi di" solo perché il verbo è diventato intransitivo col tempo nell'accezione di 'impossessarsi di, appropriarsi di' che sono intransitivi?
La transitività e l'intransitività di un verbo sono regolate da una logica ferrea o solo dall'uso?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non può piú considerarsi errore, vista la diffusione della forma anche negli scritti cólti; tuttavia, poiché l’analogia con impadronirsi e impossessarsi regge solo semanticamente, auspicherei che tornasse in auge il costrutto corretto (si diventa padroni di qualcosa, si entra in possesso di qualcosa, ma non *si fa proprio di qualcosa). L’uso, naturalmente, che si evolve sugli errori commessi, è quasi sempre, ahimè, incontrovertibile.

P.S. Grazie dell’in linea. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Ma esistono esempi letterari della costruzione "fare proprio qualcosa" nel senso di impadronirsi e impossessarsi?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Certo! Il primo che mi capita è di Mazzini (ma se ne vuole altri, li posso cercare):

Romolo, circondato da nemici contro i quali dovea star pronto a difendersi, avea d’uopo non di servi, ma di compagni che facessero propria la sua causa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Ecco un esempio in senso proprio:

Costoro tanto si scostono dal iusto vivere, quanto coloro che fanno proprie le cose altrui. (Palmieri, Vita civile, Libro 3)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 33 ospiti