La punteggiatura a scuola

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Fausto Raso
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La punteggiatura a scuola

Intervento di Fausto Raso »

Quando e come correggere gli errori. Un articolo di Luca SERIANNI.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Un intervento un po' scarno, dato l'autore... :?
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io lo trovo invece molto ben fatto, essenziale, e, come sempre, scritto in un italiano ineccepibile, cosa rara coi tempi che corrono...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Serianni stesso dice che "i due motivi per non correggere sempre" non sono convincenti; e il secondo, cioè l'influsso del gusto sull'uso interpuntivo, è cosa, nonché detta e ridetta, ben nota. Anzi, fin troppo.
Sui "due motivi per correggere sempre", dice cose sacrosante, ma, parlando a titolo personale, non aggiunge nulla alle mie attuali nozioni in materia.
Solo per questo consideravo che risulta un po' scarno.
Sullo stile, Serianni è Serianni. :wink:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certo, ma Serianni si rivolge a un pubblico non specialistico; in tal senso è un articolo esemplare. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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