La scrittura della lingua non ha nulla che fare colla provenienza geografica dello scrivente. Le faccio due esempi di poeti toscani:Scilens ha scritto:A Ferdinand: Il Vico non era toscano e secondo me gli è rimasta un'acca nella penna.
escon bene spesso anch’i ranocchi
e gli altri pesci c’hanno della frasca. (Francesco Berni, Rime)
O ch’egli più di me non si ramenta,
o c’hanno in voi le sorti ladre e sporche
la partita del mio credito spenta; (Pietro Aretino, Rime d’encomio)
Quanto alla giustificazione di quest’elisione «per ragioni metriche», riporto qualche occorrenza in prosa:
… e il nostro Giove è di tutte queste cose contento, però c’ha preso isdegno, veggendo a gente portare per insegna quello uccello nella cui forma già molte volte si mostrò a’ mondani, che più a’ sacrifici di Priapo intendono che a governare la figliuola d’Astreo, loro debita sposa. (Giovanni Boccaccio, Filocolo)
Colui da cui ella è venuta, cioè quello maladetto corbacchione, se ce lo potrò avere, punirò lui, e uno c’ha nome Luisi barattiero che lo tiene, in forma che sarete contenti. (Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle)
Poi mi pare che, in taluni italiani regionali, quest’elisione sia abbastanza comune: in particolare nella variante romana. Rimane il fatto che, oggi, elidere che non è comune.