«Cionnonostante», non «ciononostante»
Moderatore: Cruscanti
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«Cionnonostante», non «ciononostante»
Se n’è già parlato di sfuggita a piú riprese in questa piazza, ma, siccome giornalisti e correttori ortografici continuano imperterriti a prediligere la forma con la scempia (che non rende debito conto del raddoppiamento fonosintattico), sarà bene richiamare l’inequivocabile posizione del DOP al riguardo.
- Ferdinand Bardamu
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C'è da registrare, in proposito, la posizione del "Treccani", ritenuto un "vocabolario che fa testo", come suol dirsi. Il "Treccani", dunque, attesta ciononostante come prima occorrenza. Coloro che lo consultano non scriveranno mai, quindi, cionnonostante, anche se grafia "piú corretta".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Non è detto, giacché – seppur venga glossata come «rara» – la forma cionnonostante è segnalata come «piú corretta».Fausto Raso ha scritto:C'è da registrare, in proposito, la posizione del "Treccani", ritenuto un "vocabolario che fa testo", come suol dirsi. Il "Treccani", dunque, attesta ciononostante come prima occorrenza. Coloro che lo consultano non scriveranno mai, quindi, cionnonostante, anche se grafia "piú corretta".
A ogni modo, anche il DOP riporta, come grafie staccate, sia ciò nonostante sia ciò non ostante...
- SinoItaliano
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Dovrebbe valere lo stesso per cionnondimeno. Lo Zingarelli riporta come "raro" cionnonostante mentre mette a lemma solo cionondimeno, il DOP al contrario esclude la forma scempia mentre dà un rinvio cionnondimeno → ciò nondimeno, il Treccani indica "più corretto ma raro" entrambe le forme con la doppia -nn-.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
- Ferdinand Bardamu
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Segnalo che la Grammatica italiana del Treccani dà come corretta qualunque grafia, univerbata o no, con o senza cogeminazione.Andrea Russo ha scritto:Non è detto, giacché – seppur venga glossata come «rara» – la forma cionnonostante è segnalata come «piú corretta».Fausto Raso ha scritto:C'è da registrare, in proposito, la posizione del "Treccani", ritenuto un "vocabolario che fa testo", come suol dirsi. Il "Treccani", dunque, attesta ciononostante come prima occorrenza. Coloro che lo consultano non scriveranno mai, quindi, cionnonostante, anche se grafia "piú corretta".
La forma cionnonostante − se ho ben capíto − va preferita in base a un maggior rispetto delle norme fonotattiche dell’italiano. Ma, fino a che punto è lecito battersi per la forma piú coerente? (Nessuno oggi rivendica gielo al posto del meno coerente (?) gelo).
C’è qualcosa che non mi torna. I lessicografi e i grammatici cominciano a preferire nelle loro opere le forme scempie, e questo − molto probabilmente − perché l’uso cosí ha deciso. Ma se per qualche strano motivo, a un certo punto, le occorrenze di polta (con «ò») al posto di porta, sia nello scritto sia nel parlato, (ipotizzando un’irragionevole diffusione dell’ipercorrettismo livornese), aumentassero a dismisura, dubito che i lessicografi, o chi per loro, comincerebbero a prender nota per la loro prossima edizione del dizionario. Quel che vi chiedo è questo: quali sono le leggi che regolano la grafia? E perché alcune forme possono permettersi di cambiare piú facilmente di altre?
AGGIUNTA
Notate le inverse tendenze: prima (digitate comechè) & dopo.
C’è qualcosa che non mi torna. I lessicografi e i grammatici cominciano a preferire nelle loro opere le forme scempie, e questo − molto probabilmente − perché l’uso cosí ha deciso. Ma se per qualche strano motivo, a un certo punto, le occorrenze di polta (con «ò») al posto di porta, sia nello scritto sia nel parlato, (ipotizzando un’irragionevole diffusione dell’ipercorrettismo livornese), aumentassero a dismisura, dubito che i lessicografi, o chi per loro, comincerebbero a prender nota per la loro prossima edizione del dizionario. Quel che vi chiedo è questo: quali sono le leggi che regolano la grafia? E perché alcune forme possono permettersi di cambiare piú facilmente di altre?
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Notate le inverse tendenze: prima (digitate comechè) & dopo.
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Finché son romanzi… Tu quoque, Iulie.Andrea Russo ha scritto:Di recente in diversi romanzi tradotti dall'inglese ho trovato sempre ciononostante. Traduttori, revisori e correttori di bozze... nessuno ormai ci fa caso?
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