Apostrofo e virgolette

Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
igrino
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Apostrofo e virgolette

Intervento di igrino »

Salve a tutti,
Premetto che sono nuovo a questo forum e che io e l'italiano non ci diamo del "tu": per questo sono ben consapevole di avere dei dubbi che farebbero rabbrividire d'orrore (:oops:) la maggior parte degli utenti di questo sito.

Aggiungo anche che, da buon neofita, prima di scrivere la seguente domanda ho provato a cercare se c'erano già dei filoni che trattavano l'argomento. Il buon senso mi dice che sicuramente in qualche intervento il mio dubbio sarà già stato affrontato ma sfortunatamente, a causa della mia scarsa esperienza, non sono stato in grado di scegliere le parole chiave giuste per la ricerca e, scoraggiato dal gran numero di collegamenti restituiti, ho lasciato perdere...

Dunque provo adesso a spiegarvi il mio problema.
Nel mio blog, anzi bloggo come dite qui, faccio spesso uso di virgolette (queste: “”) per evidenziare delle specifiche parole. Il mio dubbio è come comportarmi se devo apostrofare la parola fra le virgolette.
Ad esempio:
<i>Grazie del benvenuto e della precisazione sull'“o meno” Marco1971...</i>
oppure (nel caso le parole precedentemente virgolettate siano un caso speciale)
<i>L'“arma” delle piante è la resina</i>

Cioè l'apostrofo in questo caso diventa quasi illeggibile mimetizzandosi con le virgolette, l'alternativa di scrivere “sull'o meno” o "l'arma" mi pare invece orrida...
Suppongo, visto che il mio scopo è quello di evidenziare dei termini, che potrei scriverli, ad esempio, in grassetto però nel mio bloggo uso sempre le virgolette. Mi darebbe fastidio usare, magari all'interno dello stesso intervento, sia le virgolette che il grassetto per lo stesso scopo: anche il lettore, credo, ne sarebbe confuso...

Quindi cosa mi consigliate di fare?

Grazie!
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ha due possibilità: usare le virgolette sergenti (sull’«o meno») o il corsivo (sull’o meno).
Ultima modifica di Marco1971 in data gio, 27 set 2012 12:03, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
igrino
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Intervento di igrino »

Ancora una volta la ringrazio per il consiglio Marco1971!

In realtà speravo che mi venisse indicato un nuovo tipo di virgolette ottenibile tramite una sequenza segreta di tasti: questo avrebbe completamente risolto il mio problema ma forse si trattava di un'aspettativa eccessiva! ;-)

Infatti di solito uso già le virgolette sergenti per i dialoghi e il corsivo sì per evidenziare ma con minore enfasi rispetto alle virgolette alte però, se non ci sono alternative, vedrò di adeguarmi.

Mi chiedevo se una soluzione accettabile possa essere quella di aggiungere uno spazio fra apostrofo e virgolette, tipo: l' “arma”...
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Gentile Igrino, se usa Word può ottenere le virgolette caporali tenendo premuto il tasto <b>alt</b> e digitando sul tastierino numerico <b>0171</b> per le virgolette di apertura <b>«</b> e <b>0187</b> per quelle di chiusura <b>»</b>.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

igrino ha scritto:Mi chiedevo se una soluzione accettabile possa essere quella di aggiungere uno spazio fra apostrofo e virgolette, tipo: l' “arma”...
:shock: Per carità! :D Al massimo, uno spazio sottile indivisibile, ma, se la fonte è ben disegnata (e il programma di videoscrittura decente), non ce ne dovrebbe nemmeno esser bisogno.

Comunque, ricordiamoci sempre che la tipografia tradizionale italiana prevede solo i «sergenti» («»), nient’affatto limitati al solo discorso diretto, ammettendo eventualmente le virgolette [alte] inglesi solo per le virgolette di secondo livello («virgolette nelle virgolette»… ma, in una prospettiva storica, è questo un uso relativamente recente).

«Tornando a bomba», in un testo a stampa (o elettronico), per l’uso metalinguistico è di norma il corsivo.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

In parte si può ovviare usando la lineetta (–) per il discorso diretto. Io, infatti, sono solito usare:
- le lineette per il discorso diretto;
- le virgolette basse per le citazioni;
- le virgolette alte, per usare le parole di Serianni (I.227), «per contrassegnare l'uso particolare (allusivo, traslato, ironico)», caso in cui uso anche il corsivo (seguendo questi consigli).
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Nel laboratorio di lingua italiana di Lettere all'Università di Milano, insegnano appunto che le virgolette alte vanno per i significati traslati, mentre il corsivo è per i nomi stranieri.
In effetti anche nella stampa scientifica si tende ad usare il corsivo per i termini stranieri, a partire dai nomi di generi e specie in latino (una volta, quando non c'erano le tecnologie moderne, la regola tipografica era di sottolinearli).
Mentre i due trattini orizzontali ci ihanno nsegnato a riservarli agli incisi più slegati, che si possono saltare nella lettura del discorso senza che questo vari, le parentesi invece preferenzialmente per gli esempi singoli o in elenchi).
Ci sono delle dispense in rete per gli studenti, che riassumono tutto ciò che serve per l'esame, ma non sempre le indicazioni bibliografiche sono complete.
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Il corsivo si fa tuttora sottolineando nella scrittura a mano.
Poco fa lessi un libro della Bompiani che usava le virgolette alte anche per i dialoghi, mentre altre case editrici (Fazi, Adelphi ecc.) utilizzano quelle basse per i dialoghi, riservando quelle alte per i significati traslati.

Personalmente m'hanno insegnato d'indicare le citazioni con le virgolette a sergente («...») e la citazione dentro la citazione con le caporali (o virgolette semplici).
Avatara utente
igrino
Interventi: 87
Iscritto in data: lun, 24 set 2012 11:45
Località: Reggello (FI)

Intervento di igrino »

Ringrazio tutti per i numerosi commenti che ho letto con vivo interesse!

Credo che da ora in poi, sul mio blog, seguirò le indicazioni del signor (o dovrei scrivere sig. ? Sicuramente non Mr.! :-) ) PersOnLine che mi pare riassumere bene le indicazioni generali...

Mi chiedevo: cosa sono «i due trattini orizzontali» indicati da Domna Charola? Certo non “=” (qui le virgolette sono giuste?) oppure sì?

E i titoli dei libri? Spesso mi capita di citarli e ho sempre usato le virgolette alte: dovrei usare le basse? A me è sempre parso di vederli scritti fra virgolette alte ma evidentemente mi sbaglio...
Quindi: “Guerra e pace” o «Pace e guerra»?

Usare gli apostrofi singoli è invece sempre sbagliato?
Tipo: «Il cane non mi morse perché fortunatamente 'can che abbaia non morde'»
o analogamente: «Il cane non mi morse perché fortunatamente `can che abbaia non morde`»
Da quanto mi avete scritto, essendo il proverbio inserito fra virgolette basse, credo che dorei usare le virgolette alte ma mi chiedevo se queste eccezioni hanno senso...

In vari romanzi ho notato che il corsivo viene usato per indicare il pensiero dei personaggi. Suppongo però che questo sia però un altro campo dove lo stile e il gusto dell'autore hanno la precedenza su questi formalismi, o sbaglio?

Di nuovo grazie a tutti per le gentili spiegazioni e scusatemi per le domande banali :oops:
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

igrino ha scritto:E i titoli dei libri?
I titoli di libri vanno di norma in corsivo. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Aggiungo solo l’uso – per la mia esperienza molto raro – delle virgolette «caporali» o uncinate semplici ‹…› per indicare le «virgolette nelle virgolette»:

« Avrei dovuto starci anch’io, ma io appena ho sentito la storia ho detto di no, e lui ha continuato a dire, insieme con Mario e Giovanna, che non c’era nessun pericolo e che non si poteva più vivere così, che volevano fare una decina di giorni da signori, se no diventavano matti. ‹Andiamo a Viareggio,› dicevano tutti e tre, ‹andiamo a Roma,› diceva Giovanna. Io ho detto di no, sempre di no, che erano matti, ho detto a lui che non lo volevo più se faceva una cosa così e lui ha detto: ‹Bene, addio, cercane un altro, sono io che non ti voglio più,› e mi ha lasciato, l’ho incontrato due volte e ho cercato di convincerlo ancora, ma lui ha detto di no e mi ha anche trattata male. Allora mia mamma… » [Giorgio Scerbanenco, Milano calibro 9, Milano, Garzanti, 2000, p. 209]

Da notare anche l’uso dello spazio dopo « e prima di ».
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Cosa consigliate per i significati delle voci? Per esempio gr. χοῖρος «maiale, porco» oppure gr. χοῖρος ‘maiale, porco’ (ho trovato entrambe le soluzioni nei libri, forse anche con le virgolette alte doppie)?
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Mi associo alla domanda di Carnby. Ultimamente ho iniziato a usare le virgolette caporali, perché mi sembrano visivamente piú eleganti: es. estivare, ‹trascorrere l’estate in un luogo›. È un uso accettabile?
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Aggiungo solo l’uso – per la mia esperienza molto raro – delle virgolette «caporali» o uncinate semplici ‹…› per indicare le «virgolette nelle virgolette»:

« Avrei dovuto starci anch’io, ma io appena ho sentito la storia ho detto di no, e lui ha continuato a dire, insieme con Mario e Giovanna, che non c’era nessun pericolo e che non si poteva più vivere così, che volevano fare una decina di giorni da signori, se no diventavano matti. ‹Andiamo a Viareggio,› dicevano tutti e tre, ‹andiamo a Roma,› diceva Giovanna. Io ho detto di no, sempre di no, che erano matti, ho detto a lui che non lo volevo più se faceva una cosa così e lui ha detto: ‹Bene, addio, cercane un altro, sono io che non ti voglio più,› e mi ha lasciato, l’ho incontrato due volte e ho cercato di convincerlo ancora, ma lui ha detto di no e mi ha anche trattata male. Allora mia mamma… » [Giorgio Scerbanenco, Milano calibro 9, Milano, Garzanti, 2000, p. 209]

Da notare anche l’uso dello spazio dopo « e prima di ».
Be', è quello che cercavo di dire qualche intervento fa. Certo, con l'esempio è meglio.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Per l'uso specifico delle virgolette potrebbe essere utile questo collegamento.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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