Di gravi [mali] acuti

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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Fabio48 ha scritto:Ieri mattina, in una trasmissione televisiva, il responsabile di un parco/riserva ha detto ad un certo punto che il frumento era una leccòrnia per i caprioli.

Ora io capisco che non stia bene correggere pubblicamente chi commette inesattezze o dice strafalcioni, ma così, per chi ascoltava e non era sicuro della pronuncia di tale parola, ora è convinto, dato che l'ha detto la televisione, che si dica veramente così...
Caro Fabio,
mi creda, leccòrnia, non è uno strafalcione.
L’arretramento dell’accento, in questo caso, fa parte del normale processo d’evoluzione e semplificazione (in positivo) della lingua. Dall’inizio della storia della lingua (italiana), un’infinità di parole ha cambiato accentazione.
In questo caso particolare, il cambiamento è finalizzato a eliminare un’anomalia e uniformare, di conseguenza, la pronuncia di una classe di parole.
Infatti, in italiano non esistono, praticamente, parole che terminano in –rnìa. A eccezione del termine che stiamo considerando e dell’antiquato ghiottornìa.
L’economia linguistica ha preso, in questi due casi, una strada diversa. Ghiottornìa ha dato ghiottonerìa mentre leccornìa sta dando leccòrnia (ma avrebbe potuto benissimo dare *lecconerìa).
Lo scandalizzarsi per questi cambiamenti, e contrastarli, fa parte di quel tipo di purismo che non dovremmo condividere.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Caro Fabio,
mi creda, leccòrnia, non è uno strafalcione.
L’arretramento dell’accento, in questo caso, fa parte del normale processo d’evoluzione e semplificazione (in positivo) della lingua.
Che leccòrnia (pronuncia data per prima nel DiPI) non sia [piú] uno «strafalcione», è pacifico. Che la semplificazione [linguistica] sia [sempre] alcunché di positivo, è opinabile, a meno che con «positivo» non s’intenda «naturale»…

P.S. Nella nostra «marginalissima» Toscana, mi pare di poter dire che leccornía è [ancora] la pronuncia maggioritaria, il che l’aiuterà forse a comprendere la reazione del nostro Fabio.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto: Che la semplificazione [linguistica] sia [sempre] alcunché di positivo, è opinabile…
Infatti col mio uso (forse malaccorto) delle parentesi volevo proprio dire questo: la semplificazione linguistica non è necessariamente positiva; in questo caso [ritengo proprio di] sì. :)
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Federico
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Intervento di Federico »

Infarinato ha scritto:P.S. Nella nostra «marginalissima» Toscana, mi pare di poter dire che leccornía è [ancora] la pronuncia maggioritaria, il che l’aiuterà forse a comprendere la reazione del nostro Fabio.
Per la verità la pronuncia «leccòrnia» appare alquanto strana anche a me, ed è tutto dire.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

bubu7 ha scritto: L’economia linguistica ha preso, in questi due casi, una strada diversa. Ghiottornìa ha dato ghiottonerìa mentre leccornìa sta dando leccòrnia (ma avrebbe potuto benissimo dare *lecconerìa).
Vediamo d’integrare e rettificare alcune informazioni date nel mio precedente intervento, steso quasi a braccio, alla luce di quanto riportato nel DELI (I ed.).
Questo dovrebbe insegnarci che anche le teorie più ragionevoli devono poi sempre trovare, almeno in linguistica, il conforto della documentazione storica.
Cominciamo dalla rettifica: lecconerìa è parola attestata anzi è precedente a leccornìa, quindi l’asterisco che avevo anteposto al termine, indicante parola non attestata, non va considerato.
Ma riportiamo la storia intrecciata di queste due parole.

Dal latino guttur ‘gola’ abbiamo gutturnīa(m) ‘ghiottoneria’ e quindi un latino parlato, non attestato, *gluttornīa(m). In italiano la più antica forma attestata è ghittornìa (av. 1484) che ha poi dato ghiottonerìa (av. 1685) attraverso attestazioni intermedie e tra loro coeve (ghiottonarìe e ghiottornìe, 1598).

Per leccòrnia, al contrario, si parte [si fa per dire!] da lecconerìa (XIV sec.) e, sul modello di ghiottornìa, si ha leccornìa (av. 1535).

Quindi, per ghiottonerìa, abbiamo un’evoluzione della terminazione –rnìa > -nerìa; per leccòrnia: -nerìa > -rnìa > -rnia.

Per completare l’intreccio delle due famiglie di parole ricordo che leccone significa anche ‘ghiottone’. :)
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