«Vin brûlé»

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Ferdinand Bardamu
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«Vin brûlé»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Nel supplemento 2009 del Battaglia si trova vin brûlé cosí scritto. Ora, dal momento che questo pseudofrancesismo si pronuncia già come si legge in italiano, come se quel vin fosse in realtà il troncamento sintattico di vino (cfr. vin santo, vin greco), mi chiedo quale sia il modo migliore di scrivere l’aggettivo che segue. Stante l’intervento dell’Infarinato riportato qui sopra, dovrebbe essere senza dubbio vin brulè, con un adattamento grafico completo.
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Millermann
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Re: «Vin brûlé»

Intervento di Millermann »

Vedo che il DiPI prevede unicamente l'accento acuto sulla e (mentre quello circonflesso sulla u è facoltativo). Anche come pronuncia, mette quella chiusa al primo posto, seguita da quella aperta, giudicata «accettabile».

Invece per altri francesismi, come frappè o consommé, all'alternanza della preferenza nella pronuncia corrisponde anche una possibile scelta di entrambi i tipi di accento.
brulé
(brû-) bruˈle*, -°, -ɛ-, ↑-yˈle°/* • vin ~ vimbruˈle*, -°, -ɛ-, ↑vɛmbryˈle°/*; ↑-ʀ-

frappè
(-é) frapˈpɛ*, -e*

consommé
(-è) konsomˈme*, -ɛ*
Forse questa scelta può essere stata dettata dalla necessità di non appesantire troppo la descrizione, visto che alcune combinazioni (in particolare *brûlè) sarebbero state inammissibili? :?
In ogni caso, noto che la pronuncia aperta non è sempre data come preferibile (e non ci sono riferimenti regionali).
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Marco1971
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Re: «Vin brûlé»

Intervento di Marco1971 »

Chissà donde viene questa strana denominazione, che in francese esiste solo in questo significato:

Vin brûlé. Vin issu de raisins soumis à une forte insolation. (TLFi)

Tra parentesi, il circonflesso sulla u non è piú obbligatorio dal 1990, ma provate a scriverlo senza in francese, e tutti vi diranno: c’est faux !

Per quanto riguarda come si debba pronunciare in italiano, siccome abbiamo parole tronche che finiscono sia in sia in , le due possibilità possono coesistere, con una preferenza, dovuta al forestierismo, per .
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Re: «Vin brûlé»

Intervento di Marco1971 »

Vedo ora (nel medesimo collegamento dato sopra), perché m’è venuto in mente il vin chaud, denominazione usuale, che era anticamente chiamato brûlé. Ciò spiega che l’introduzione del termine dev’essere avvenuta molto tempo fa. E se si sostituisse con un calco vino caldo, sarebbero risolti molti problemi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Vin brûlé»

Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto: lun, 09 nov 2020 2:21 E se si sostituisse con un calco vino caldo, sarebbero risolti molti problemi.
Calco peraltro ben attestato (accezione 1c). ;)
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Millermann
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Re: «Vin brûlé»

Intervento di Millermann »

Sí, o ancor meglio vin caldo o vincaldo, che mi sembrano già in uso. Semmai, potrebbe esserci una piccola differenza tra vin caldo e vin brulé vero e proprio, all'origine di questo nome cosí inconsueto: il secondo si otterrebbe dal primo dando letteralmente fuoco all'alcole presente in superficie.
Si veda, ad esempio, qui oppure qui.

L'effetto «fiammeggiato» (flambé, per restare in tema di gallicismi ;)) non è previsto in tutte le ricette (un esempio qui), per cui potrebbe aver senso conservare la distinzione tra i due termini. :?

P.S. Chiedo scusa per la digressione piú da Forestierismi che da Grafematica; per tornare in tema, faccio notare come nei collegamenti che ho fornito siano usate tre grafie diverse! :)
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