Maiuscole nei nomi delle lingue

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Carnby
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Intervento di Carnby »

Anche qui un contributo dal Piacere dell'italiano, pp. 102-105, con qualche soluzione originale.
Aldo Gabrielli ha scritto:Maiuscole nei nomi comuni

Vecchia questione, dove non sarà mai possibile mettersi d'accordo. La grammatica dice una cosa che sappiamo tutti: si scrivono con l'iniziale maiuscola tutti i nomi propri di persona e di cosa; e questa, sì, è una regola categorica. Ma il guaio è che, fatta eccezione dei nomi di persona e di luogo, non c'è una regola fissa che stabilisca quando un nome comune può diventar proprio e quando no. Moltissimi sono infatti i nomi comuni, e quindi scritti solitamente con la minuscola, che in un contesto acquistano il valore di nomi propri; prendiamo come esempio stato, novecento, libertà, bilancia; se è giusto scrivere «essere in cattivo stato», «novecento lire», «combattere per la libertà», «i pesi della bilancia», dovremo invece scrivere «lo Stato italiano, «l'arte del Novecento», «la statua della Libertà», «il segno zodiacale della Bilancia»; e questo perché, come avverte ancora la grammatica, questi nomi hanno subito una personificazione, cioè non esprimono più un concetto generale, proprio dei nomi comuni, ma un concetto singolo, isolato entro una determinata categoria. Sono diventati, cioè, nomi propri, come Mario, come Roma, come Sicilia.
Sembrerebbe davvero una regola facile; ma proprio sul concetto di personificazione non sempre è possibile andare d'accordo. Così accade che, mentre la grammatica vorrebbe che si scrivesse, per esempio, «l'Italiano è portato alla musica», «l'umorismo degli Inglesi», perché i due aggettivi italiano e inglesi diventano come il nome proprio di un singolo individuo o di un gruppo di individui considerati come un tutto a sé stante; accade, dicevamo, che un gran numero di persone scrive anche in questo caso i due aggettivi con la minuscola.
Prendiamo ora la parola Dio: sempre con la maiuscola, si capisce, per indicare l'essere supremo creatore dell'universo; «Pregare Dio», «Il Dio degli Ebrei»; ma, avverte la grammatica, sempre con la minuscola quando si tratta di una divinità pagana, tanto più che in questo caso abbiamo non solo un femminile dea, ma anche i plurali dèi e dee. Tutto semplice. E invece, incontriamo assai spesso anche qui la maiuscola: «la Dea Venere», «i sommi Dèi».
Per Sole, Terra e Luna, che sono certamente nomi propri quando indicano i tre corpi celesti, la grammatica raccomanda che si scrivano sempre con la minuscola fuori del linguaggio strettamente scientifico; perciò: «la Terra gira intorno al Sole e ha come satellite la Luna»; ma «la terra imbruniva mentre il sole calava all'orizzonte, e già sorgeva la luna». Eppure, son nomi che s'incontrano con la maiuscola anche fuori dell'astronomia, e gli esempi classici abbondano.
Ma dove la confusione rimane davvero grande è in quei casi in cui con le maiuscole si vuole addirittura esprimere un sentimento personale di rispetto, di devozione, di ammirazione, s'intende più o meno sincero e sentito; il Camilli le chiamava «maiuscole reverenziali»; i casi, insomma, di papa, re, imperatore, ministro, duca, presidente, ecc., nomi che indicano dignità, titoli di onore. Si tratta propriamente di nomi comuni, e si scriverà correttamente «l'elezione del nuovo papa», «la residenza del vescovo»; ancora con la minuscola quando il titolo è seguito dal nome: «papa Giovanni Paolo II», «il conte Confalonieri». Però la grammatica consiglia di usare la maiuscola in quei casi in cui si indica col titolo la persona stessa che lo incarna: «Il Papa ci ha benedetti», «Parlò il Presidente», «Entrò il Conte». Ma ecco che un ateo scriverà papa in ogni caso, un monarchico sempre presidente, e ormai di conti con la maiuscola non se ne incontrano che nei romanzi del Sette e dell'Ottocento.
Non parliamo di nomi di istituzioni e di enti, di titoli di opere e simili, dove spesso il nome è un composto di più parole. Scriveremo Repubblica francese o Repubblica Francese? Banca commerciale italiana o Banca Commerciale Italiana? Anche qui le opinioni sono discordi. Ma la logica dice che gli elementi compositivi del nome non essendo in nessun modo separabili, debbano considerarsi tutti nomi propri e vadano perciò scritti con la maiuscola; e scriveremo anche «la casa editrice Arnoldo Mondadori Editore» e non «la Casa Editrice Arnoldo Mondadori editore» perché la ragione sociale, vero nome proprio della società, è appunto «Arnoldo Mondadori Editore». E coi titoli di opere come la mettiamo? Scriveremo Orlando furioso o Orlando Furioso? Corriere della sera o Corriere della Sera? Anche qui diciamo: meglio le maiuscole, escludendo, s'intende, gli articoli e le preposizioni articolate; se però l'articolo fa parte integrante del titolo, sempre maiuscolo: I Promessi Sposi, Le Novelle della Pescara, Il Gattopardo.
E con certi titoli sesquipedali, che pur non sono rari, come ce la caveremo? Per esempio, Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Maria Remarque? In certi casi è bene metter da parte la regola e guardare alla logica: anche l'occhio vuol la sua parte. Dunque, tutte minuscole; salvo, s'intende, la prima iniziale.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

I titoli di opere con tutte le iniziali (esclusi articoli, preposizioni et similia) maiuscole a me evoca molto l'uso inglese, quindi istintivamente mi sta antipatico (non per gli inglesi, ma per tutti gli italiani che li copiano, ovviamente).
Peraltro anche da loro sta un po' decadendo, e nelle bibliografie vedo sempre più spesso titoli scritti normalmente.
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