Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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G.B. ha scritto: sab, 28 ago 2021 16:12
Canape lasco ctonio ha scritto: sab, 28 ago 2021 13:55 gli ovvij
Non vorrà mica fuortematizzarci tutti? :P
Pirandello non avrebbe eccepito, così ci mettiamo dentro pure il fuori tema dell’argumentum ab auctoritate (Nobel letteratura) :mrgreen:
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Ma Fo forse sí. E probabilmente anche Dante, che, però, di certo non è un’autorità in materia, non avendo vinto il Nobel… :roll:
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Infarinato ha scritto: sab, 28 ago 2021 17:28 Ma Fo forse sí. E probabilmente anche Dante, che, però, di certo non è un’autorità in materia, non avendo vinto il Nobel… :roll:
Probabilmente è a conoscenza di un testo olografo del Sommo Poeta :roll:

Non valgono solo le autorità che suffragano le proprie tesi, e questo dovrebbe valere per entrambe le tesi. Non ho certo inteso dire che quel vezzo sia (stato) condiviso da tutti, ma sostenere che Carducci (pur diciottenne, ma dice che in età matura si sia ravveduto?) non avesse contezza di fare un grave errore nellʼevidenziare in tal modo una semiconsonante mi sembra ipotesi quantomeno azzardata.
Tema olografo su Dante per lʼammissione alla Scuola Normale Superiore di Pisa di un giovane Giosuè Carducci diciottenne (piú avanti anche lui Nobel), con un intollerabile principij, cosí almeno allietiamo chi legge questo lungo fuori tema con una lettura del tutto inusuale:
https://normalenews.sns.it/un-inedito-d ... e-del-1853
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Canape lasco ctonio ha scritto: sab, 28 ago 2021 22:06 Probabilmente è a conoscenza di un testo olografo del Sommo Poeta :roll:
Forse voleva dire autografo, a meno che non pensasse al suo testamento, ma lasciamo perdere… tanto non servirebbe: all’epoca di Dante l’j non si usava con quella funzione.
Canape lasco ctonio ha scritto: sab, 28 ago 2021 22:06 Non valgono solo le autorità che suffragano le proprie tesi, e questo dovrebbe valere per entrambe le tesi. Non ho certo inteso dire che quel vezzo sia (stato) condiviso da tutti, ma sostenere che Carducci (pur diciottenne, ma dice che in età matura si sia ravveduto?) non avesse contezza di fare un grave errore nellʼevidenziare in tal modo una semiconsonante mi sembra ipotesi quantomeno azzardata.
Semivocale, non semiconsonante! Semiconsonante sarebbe in Jesi. ;) E chi ha mai parlato di «grave errore»? :shock: Gli errori gravi sono quelli che rendono una frase agrammaticale, non certo le convenzioni ortografiche, seppur desuete. Qui si discuteva semplicemente dell’opportunità di ricorrere a un tale espediente grafico oggi, espediente invero poco felice ché ricorre a un grafema normalmente impiegato per rappresentare una semiconsonante (o legamento, cioè, in definitiva, una consonante) per indicare invece una vocale, o meglio – nella pronuncia normale – il fono zero.
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Fuori tema
Infarinato ha scritto: sab, 28 ago 2021 22:56 Forse voleva dire autografo, a meno che non pensasse al suo testamento…
No, intendevo dire proprio olografo. Dubito che Dante non firmasse né inserisse la data nei propri scritti, cioè che non li scrivesse integralmente di proprio pugno.
Nel collegamento che riporta si legge: «introdotta nella scrittura latina medievale come forma allungata in basso di i, I: la minuscola come variante di i dopo altre lettere con aste verticali (i, m, n, u) e spec. in fine di parola o di numero (iudicij, xiij)» quantomeno nella scrittura latina medievale era usata ai tempi di Dante, che dunque può averla usata nel De volgari eloquentia. Per quella italiana è attestata solo dopo, questo sì.

Chiedo venia per l’errore sulla semivocale.
Infarinato ha scritto: sab, 28 ago 2021 22:56Qui si discuteva semplicemente dell’opportunità di ricorrere a un tale espediente grafico oggi, espediente invero poco felice ché ricorre a un grafema normalmente impiegato per rappresentare una semiconsonante (o legamento, cioè, in definitiva, una consonante) per indicare invece una vocale, o meglio – nella pronuncia normale – il fono zero.
Singolare che tale appunto venga da chi difende a spada tratta un accento che non apporta nessun valore aggiunto, essendo unica la possibile pronuncia in italiano, ma complica parecchio la vita agli utilizzatori di calcolatori elettronici, qual è quello della u e della i.

Cosa si intende per fono zero?
Ultima modifica di Utente cancellato 676 in data dom, 29 ago 2021 12:35, modificato 2 volte in totale.
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Canape lasco ctonio ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:25 No, intendevo dire proprio olografo. Dubito che Dante non firmasse né inserisse la data nei propri scritti, cioè che non li scrivesse integralmente di proprio pugno.
Non c’entra nulla: in filologia si usa autografo; olografo è un termine giuridico, che si adopera quasi esclusivamente per i testamenti.
Canape lasco ctonio ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:25 Nel collegamento che riporta si legge: «introdotta nella scrittura latina medievale come forma allungata in basso di i, I: la minuscola come variante di i dopo altre lettere con aste verticali (i, m, n, u) e spec. in fine di parola o di numero (iudicij, xiij)» quantomeno nella scrittura latina medievale era usata ai tempi di Dante, che dunque può averla usata nel De volgari eloquentia.
Sí, ma l’avrebbe usata anche in casi come temj, ed essendo molto attento alla realtà fonetica, avrebbe al massimo scritto ouuj, non ovvij (…facendo per un momento finta che la parola esistesse anche ai suoi tempi, visto che è attestata in italiano solo molto dopo). ;)
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Fuori tema
Infarinato ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:37Non c’entra nulla: in filologia si usa autografo; olografo è un termine giuridico, che si adopera quasi esclusivamente per i testamenti.
Qualcosa di autografo non è necessariamente olografo. Basti pensare ad interpolazioni o aggiunte eterografe.
Infarinato ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:37 Sí, ma l’avrebbe usata anche in casi come temj, ed essendo molto attento alla realtà fonetica, avrebbe al massimo scritto ouuj, non ovvij;)
Ah, questo sì.
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Re: [FT] «Olografo» ~ «autografo»

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Canape lasco ctonio ha scritto: dom, 29 ago 2021 13:47 Qualcosa di autografo non è necessariamente olografo. Basti pensare ad interpolazioni o aggiunte eterografe.
Certo, ma sarà compito del filologo stabilirne l’eventuale presenza. Non possiamo certo fidarci di un notaio dei tempi di Dante. ;)

Non c’è quindi speranza di rinvenire un testo olografo del Sommo Poeta.
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Re: Sulla grafia «-ij» per il plurale di nomi e aggettivi in «-io» atono

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Leggo solo ora…
Canape lasco ctonio ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:25 Singolare che tale appunto venga da chi difende a spada tratta un accento che non apporta nessun valore aggiunto, essendo unica la possibile pronuncia in italiano, ma complica parecchio la vita agli utilizzatori di calcolatori elettronici, qual è quello della u e della i.
Che obiezione illogica e sofistica! Che peraltro trova già risposta nell’articolo e risulta spiegabile solo con il gusto di andare costantemente fuori tema. :evil:

Le grafie í e ú apportano il duplice «valore aggiunto» di rendere esplicito omaggio alla soggiacente realtà fonetica e di non violare la coerenza interna del sistema accentuale… ma ormai ho rinunciato alla speranza che Lei capisca davvero ciò che lègge o, volendo essere gentili, che Lei legga con sufficiente attenzione quello che cita.
Canape lasco ctonio ha scritto: dom, 29 ago 2021 12:25 Cosa si intende per fono zero?
Il nulla. Ovvi è/era il plurale normale di ovvio, anche ai tempi di Dante (facendo come al solito finta che la parola esistesse anche ai suoi tempi). Ovvii è una scrizione latineggiante, e anche chi scrive(va) cosí normalmente pronuncia(va) la parola con /-i/ piuttosto che con un alquanto innaturale /-ii/.
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