Uso estensivo dell'accento grave

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umanista89
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Uso estensivo dell'accento grave

Intervento di umanista89 »

Salve a tutti; intendo sottoporvi la questione accentuale di cui all'oggetto. Sono consapevole che questo forum non sia certo nuovo alla trattazione dell'argomento, a parte, forse, la specifica formulazione con cui intendo porre la domanda. Difatti, dopo una scorsa sommaria agli articoli scritti al riguardo, vorrei domandarvi: può considerarsi tutt'ora lecita (o quantomeno facoltativo l'uso) la vecchia norma ortografica per la quale, quando si deve segnare l'accento grafico, si utilizza solamente quello grave, lasciando la distinzione tra l'acuto e il grave ai soli dizionarî (dovendone essi specificare anche la pronunzia)? Io, personalmente, adotto il criterio opposto, tant'è che preferisco utilizzare l'accento acuto anche per i ed u, per le ben note ragioni; tuttavia, mi è stato fatto notare che a tale «pedanteria» nella forma scritta non ne corrisponde altrettanta nella pronunzia: difatti mi uniformo sempre, né credo che farò mai altrimenti, a quella della mia regione. Mi domandavo, perciò, se è possibile lasciar perdere tale distinzione anche nello scritto.
Mi scuso se l'argomento è stato già trattato e ringrazio anticipatamente quanti risponderanno al mio quesito.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Per quanto mi riguarda, considero lecito ma ormai anacronistico l’uso del solo grave: tutte (o almeno credo) le case editrici oggi fanno la distinzione, che agevola chi vuol migliorare la propria pronuncia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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umanista89
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Iscritto in data: lun, 14 ago 2006 22:22

Intervento di umanista89 »

Soggiungo un altro quesito, connesso al precedente: dovendo ristampare opere di letterati che, scrivendo quando la nuova norma ortografica (introdotta, se non vado errato, nel 1969) non esisteva, adoperavano il solo accento grave, è piú opportuno conservare l'uso che ne facevano essi, oppure adeguarle alle stampe odierne?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Credo che sia meglio seguire l’uno o l’altro dei due sistemi accentuali oggi in vigore (rispettando, semmai, le eventuali peculiarità dell’autore, come Leopardi che non accentava mai il ).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Re: Uso estensivo dell'accento grave.

Intervento di methao_donor »

umanista89 ha scritto:tuttavia, mi è stato fatto notare che a tale «pedanteria» nella forma scritta non ne corrisponde altrettanta nella pronunzia: difatti mi uniformo sempre, né credo che farò mai altrimenti, a quella della mia regione. Mi domandavo, perciò, se è possibile lasciar perdere tale distinzione anche nello scritto.
Mi scuso se l'argomento è stato già trattato e ringrazio anticipatamente quanti risponderanno al mio quesito.
Personalmente direi che dipende dall'intento dell'autore. Io preferisco far come lei, ch'è pure quanto preferisco veder scritto. E proprio per la questione di pronunzia che lei introduce. Essendo difatti la mia pronuncia non sempre corretta (e non per una cosciente volontà d'uniformarmi all'uso della regione, bensì per "abitudine" o ignoranza della forma più "corretta"), gradisco se uno scritto mi fornisce indicazioni.
Si potrebbe obiettare che, se uno vuolsi informare, può controllare sul dizionario. Giustissimo, però... la distinzione non è fastidiosa (dubito che qualcuno si sognerebbe di trovare un testo più pesante per questa "pedanteria") e spesso fa comodo.
Del resto, qualora l'autore volesse riportare per iscritto un linguaggio popolare, potrebbe anzi essere una giusta strategia lasciar perdere la distizione negli scritti.

Per quanto riguarda la questione delle ristampe, non ho un opinione ferma a riguardo. Ambo le soluzioni presumibilmente van bene. Per svariati motivi, gradirei personalmente conservare la grafia originaria. Ma è un fatto di puro gusto personale, sicché come argomentazione vale ben poco.
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Per quanto mi riguarda, considero lecito ma ormai anacronistico l’uso del solo grave
Piú che anacronistico, direi sciatto; chi usa il solo grave scrive anche – ad esempio, e non nei casi peggiori – E' al posto di È e - per –/—: non mi sembra una coincidenza.

Per i testi antichi, credo come Marco che si debbano applicare le norme grafiche attuali, a meno che non siano disattese deliberatamente dall'autore; certo, questo lascia spazio agli errori, però allora bisognerebbe rinunciare anche alla punteggiatura nei classici latini.
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bubu7
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Re: Uso estensivo dell'accento grave.

Intervento di bubu7 »

umanista89 ha scritto:... può considerarsi tutt'ora lecita?
Secondo me, no.
Scrivere, ad esempio, perchè in luogo di perché, non mi sembra [più] lecito.

Per quento riguarda la fedeltà agli originali di scrittori preriforma, dipende dal tipo d'edizione: un'edizione critica rispetterà gli accenti originali, un'edizione di larga diffusione s'adeguerà alle norme correnti. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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