Le varietà della lingua italiana

Spazio di discussione dedicato alla storia della lingua italiana, alla sua evoluzione e a questioni etimologiche

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
freud
Interventi: 1
Iscritto in data: sab, 07 feb 2009 16:26

Le varietà della lingua italiana

Intervento di freud »

Sto preparando un esame di Storia della lingua italiana e vorrei che mi aiutaste a definire questa varieà di italiano con alcuni esempi se fosse possibile:

Italiano popolare
Italiano familiare
Italiano regionale
Italiano standard o dell'uso medio
italiano letterario
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Vasta questione e complessa (italiano letterario ;)). In realtà la suddivisione delle varietà presenta lievi oscillazioni da un linguista all’altro. Eccone un’altra:
La complessità del repertorio linguistico degli italiani è tale da poter costituire un vero e proprio dilemma per l’insegnante.
Semplificando molto, possiamo affermare che tale repertorio è oggi costituito nella maniera seguente:

a. italiano standard
b. italiano semistandard
c. italiani regionali
d. italiani popolari
e. dialetti

Per italiano standard s’intende una varietà di lingua che s’ispira ai modelli dell’italiano scritto colto e letterario. Di fatto questa varietà è d’uso alquanto raro nella vita quotidiana e sembra essere esclusiva solo d’alcune categorie di persone (attori, qualche annunciatore radio e TV, ecc.). Si tratta di una varietà che gode d’una posizione di prestigio tale da sovrapporsi alle altre varietà che convergono verso di questa.

La seconda varietà presente in questo continuum è l’italiano semistandard. Si tratta di una varietà i cui confini sono difficilmente delimitabili ma che pare comprendere aspetti dello standard assieme ad altri propri delle diverse varietà diatopiche, soprattutto a livello fonetico. Non si tratta quindi d’una varietà compatta ed unitaria, seppure presenti tratti comuni a tutto il territorio nazionale, e tanto meno, di un vero e proprio dialetto.

Proseguendo in questa panoramica del repertorio linguistico degli italiani ci s’imbatte nei cosiddetti italiani regionali, termine col quale ci si riferisce alla vasta gamma di fenomeni compresa fra l’italiano della tradizione letteraria e il dialetto. Ciò significa, in concreto, che sull’italiano standard vengono innestati, qua e là, tratti di chiara provenienza dialettale che varieranno, appunto, da regione a regione.

All’estremo più basso di questo continuum troviamo poi gli italiani popolari proprio degli strati sociali bassi, incolti e semicolti, ossia con basso livello di scolarizzazione, e caratterizzato da numerosi tratti di derivazione dialettale (assai più numerosi che negli italiani regionali) e da fenomeni d’ipercorrettismo, entrambi diffusi a tutti i livelli strutturali (fonologico, morfosintattico, lessicale, ecc.).

Oltre a queste quattro varietà, persistono, come già detto in alcune regioni più che in altre, anche i dialetti.

Consapevole di questa struttura del repertorio linguistico degli italiani, l’insegnante dovrà anche essere in grado d’inquadrare il proprio modo di parlare (o idioletto) che, di solito, è una qualche forma d’italiano semistandard.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
caixine
Interventi: 139
Iscritto in data: sab, 24 dic 2005 8:31
Località: Montecio Bregansin (VI)
Info contatto:

Intervento di caixine »

Leggendo il paragrafo del prof. Matteo Santipolo mi par di notare che nel suo elenco delle varietà dell'italiano, vi si trovi inserita anche una voce che non mi pare possa essere ritenuta a pieno titolo una varietà della lingua italiana ed essa è dialetti che a me paino più lingue parallele e concorrenti di quella italiana che una molteplice sua variante. Ma forse mi sbaglio!

No no, non mi sbaglio perché anche il professore, a ben guardare, non parla di varietà della lingua italiana ma di repertorio linguistico degli italiani.

La varietà della lingua italiana è un insieme o una cosa diversa dal repertorio linguistico degli italiani, due questioni a sè :roll: e completamente diverse, da non confondere assolutamente tra loro anche se nel repertorio linguistico degli italiani è compresa la varietà della lingua italiana mentre in questa non possono essere compresi i dialetti che sono per l'appunto altre lingue differenti da quella italiana.

In più nell'elenco del repertorio linguistico degli italiani (nel senso più corretto del termine riferito alla cittadinanza, unica qualifica vera e universale della italianità) vi aggiungerei le lingue di tutti gli immigrati dal mondo, fattisi cittadini italiani, che parlano le loro lingue/dialetti d'origine che perlopiù sono piuttosto distanti da quelli dell'area/diasistematica ortodossamente definita "indoeuropeo-latino-romanza".
Ultima modifica di caixine in data lun, 10 gen 2011 22:25, modificato 1 volta in totale.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

caixine ha scritto:Ma forse mi sbaglio!

No no, non mi sbaglio perchè anche il professore, a ben guardare, non parla di varietà della lingua italiana ma di repertorio linguistico degli italiani.
Si decida! C’è la funzione Modifica, glielo ripeto, se desidera cambiare qualcosa. Le ripeto anche che i composti di che prendono l’accento acuto (perché, poiché, dopodiché, purché, affinché, ecc.), cosí come il pronome .
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
caixine
Interventi: 139
Iscritto in data: sab, 24 dic 2005 8:31
Località: Montecio Bregansin (VI)
Info contatto:

Intervento di caixine »

E' che con la tastiera bisogna premere due tasti e a volte non ci si bada,
mi si perdoni la grossolanità da "bacan" pastore-allevatore-contadino, ma non abbiamo le mani affusolate e gentili dei pianisti o degli arpieri o arpisti. :)

Il sè a me viene sè (pieno e aperto) e non sé (stretto), proprio non mi riesce la pronuncia sé :shock: :roll: :idea: :wink: che adopero nell'altro senso ... come debbo/devo fare?
Ultima modifica di caixine in data lun, 10 gen 2011 22:36, modificato 1 volta in totale.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Per la pronuncia, nessuno le chiede di cambiarla, ognuno si tiene la propria. Per l’ortografia, invece, le chiedo cortesemente uno sforzo: vedrà che presto diverrà un automatismo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 30 ospiti