La Repubblica di Venezia e l'italiano

Spazio di discussione dedicato alla storia della lingua italiana, alla sua evoluzione e a questioni etimologiche

Moderatore: Cruscanti

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Giovabis
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La Repubblica di Venezia e l'italiano

Intervento di Giovabis »

Sul fatto che il veneziano sia una lingua oggi distinta dall'italiano sembra che ci sia ormai unanime concordanza.

Ma mi chiedevo: e prima?

Casualmente sono finito sul sito http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/ nella sezione in cui un professore dell'Università Ca' Foscari di Venezia, Francesco Bruni, presenta una piccola storia della lingua italiana.

Al sottocapitolo 4 del capitolo III parla di Venezia e del Mediterraneo.

Cita lo scritto di un ispettore della Repubblica di Venezia: Giovanbattista Giustiniani che nel 1553 visitò le basi veneziani nell'Adriatico orientale.

"Attento anche alla lingua, egli [Giustiniani] osserva che si parla la "lingua franca" a Pirano, Zara, Sebenico, Lesina; per Traù e Spalato aggiunge che gli uomini parlano la lingua franca, mentre le donne conoscono solo lo slavo (Traù: "hanno ben tutti la lingua franca, ma nelle case loro parlano schiavo [slavo] per rispetto alle donne, perché pocche d’esse intendono la lingua italiana, et se bene qualcuna intende, non vuol intendere se non la lingua materna"; Spalato: "tutti li cittadini parlano lingua franca [...] ma le donne non favellano se non la lor lingua materna"; per Ragusa, poi, il Giustiniani afferma che "parlano tutti lingua dalmatica e franca"; a Veglia l’idioma locale sembra all’orecchio del Giustiniani una sorta di gergo ("calmone"), mentre "tutti... forestamente favellano italiano francamente" (traggo queste testimonianze da Vianello1955). Dunque si ricavano le opposizioni lingua franca / schiavo (Traù e, implicitamente, Spalato); lingua franca / dalmatico (Ragusa); idioma locale / italiano a Veglia; e dalla testimonianza riguardante Ragusa sembra che la denominazione di "lingua franca" equivalga a "lingua italiana". Si tratta della stessa "lingua franca" con la quale i cristiani comunicavano, nei porti mediterranei, con Arabi e Turchi (si veda il par. 5)? Una risposta negativa è più che probabile, come dimostra la convertibilità di "lingua franca" e "lingua italiana"; anche perché una lingua di comunicazione quotidiana per la navigazione e gli affari mercantili tra popolazioni venete da un lato, dalmatiche (o croatizzate) dall’altro sarà stata diversa. Certo, c’è da dubitare del carattere "italiano" di questa "lingua franca"; probabilmente, per "italiano" si deve intendere un italiano fortemente locale, di colore veneziano, che gli uomini di Zara o Traù parlavano con i forestieri con cui avevano contatti più fitti, e dunque con i veneziani o veneti provenienti dalla sponda opposta dell’Adriatico."

Se anche non fosse un italiano venezianizzato (che brutta parola) o un veneziano italianizzato mi interessava il fatto che l'ispettore veneziano scriva in italiano e che si riferisca a queste parlate come a lingue italiane.

Quindi mi chiedevo: utilizzo dell'italiano nella Repubblica di Venezia aveva un importante ruolo di lingua amministrativa e ufficiale?

Inoltre, riferendosi Giustinian a queste varianti come "lingua italiana" significa che i veneziani vedevano nella lingua veneziana una grande affinità coll'italiano al punta da identificarli come una stessa lingua?
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Degli elementi di risposta si trovano qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Giovabis
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Intervento di Giovabis »

In realtà sapevo già che i poeti e scrittori veneziani favorivano l'italiano toscano.

E non mi è difficile immaginare che anche i famosi e ammirati ambasciatori veneziani attuassero le loro missioni in italiano toscano.

Quello che volevo meglio capire era il ruolo all'interno delle istituzioni repubblicane. Il fatto che Giustinian, ispettore veneziano, si rivolga alle autorità in italiano toscano mi fa supporre che anche nell'amministrazione fosse preferito l'italiano. In rete non riesco, però, a trovare informazioni che mi confermino che Maggior Consiglio, Consiglio dei Dieci e le altre istituzioni veneziane usassero l'italiano.
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Ho trovato solo questo nella Storia della lingua italiana di Bruno Migliorini (Firenze, Sansoni, 1989, vol. II, p. 454):

Non manca tuttavia qualche eccezione: nei tribunali veneti le arringhe si fanno in un veneto illustre, intermedio tra la lingua e il dialetto. (Si parla del Settecento.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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