Consonantismo semidotto

Spazio di discussione dedicato alla storia della lingua italiana, alla sua evoluzione e a questioni etimologiche

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irene
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Consonantismo semidotto

Intervento di irene »

Ciao,
in certi componimenti delle nostre origini, dai siciliani (Giacomo da Lentini), a Bonagiunta, Guinizzelli, Cavalcanti e Giamboni, etc. etc., troviamo il semidotto "sprendore", "sembrara", "brasmare", etc.

Come si passa da -spl- di splendorem, a -spr- di sprendore?
Grazie
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

I fonemi [l] e [r] sono tradizionalmente detti «consonanti liquide» (Infarinato preciserà meglio, se vorrà :)), e lo scambio tra di essi è frequente in molti dialetti, sia settentrionali sia centro-meridionali:si pensi al milanese püres ‘pulce’, gora ‘gola’; al diffusissimo sòrdi per soldi nel Centro e nel Mezzogiorno, a quarche per qualche, ecc. Ma ci sono casi anche di passaggio da -r- a -l-. L’esempio classico è ciliegia, dal latino cerasu(m) (postulando la forma intermedia *ceresiu(m)); ma in molti dialetti s’è conservata la -r-, e in italiano antico si ha anche cirègia.

Queste alternanze si spiegano con ogni probabilità per la vicinanza del punto d’articolazione dei due suoni (spero di non dire castronerie), e il prevalere della variante con -l- o con -r- dipenderebbe dalle abitudini fonetiche dei parlanti nelle varie zone e epoche. Ringrazio chi vorrà completare e/o correggere. :)
irene
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Intervento di irene »

perchè in Dante non abbiamo attestazioni, mentre Cavalcanti usa "sembranza"?
"Frore" è rimasto nel sardo.
Contini dice che -spr- per -spl- è "semidotto": cosa significa?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

S’appropinquan gli esami? :lol:

Intanto potrebbe forse darci il riferimento bibliografico esatto del libro di Gianfranco Contini... ;)
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

I fonemi [l] e [r] sono tradizionalmente detti «consonanti liquide» (Infarinato preciserà meglio, se vorrà ), e lo scambio tra di essi è frequente in molti dialetti, sia settentrionali sia centro-meridionali:si pensi al milanese püres ‘pulce’, gora ‘gola’; al diffusissimo sòrdi per soldi nel Centro e nel Mezzogiorno, a quarche per qualche, ecc. Ma ci sono casi anche di passaggio da -r- a -l-. L’esempio classico è ciliegia, dal latino cerasu(m) (postulando la forma intermedia *ceresiu(m)); ma in molti dialetti s’è conservata la -r-, e in italiano antico si ha anche cirègia.
Esiste la stessa cosa in portoghese e in spagnolo, in cui una parola come soldado è pronunciata sordado da qualche persona in talune regioni. Ciliegia in portoghese e in spagnolo ha mantenuto la r: cereja/cereza.

Brazilian dude
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, Brazilian, di queste informazioni. Sembra che nel caso di ciliegia, l’italiano sia isolato; infatti anche il francese mantiene la r: cerise.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

In italiano l'esito fonetico regolare di splendore sarebbe *spiendore. Splendore mantiene l'antico gruppo consonantico latino PL in quanto si tratta di un termine colto. Sprendore è probabilmente un adattamento popolare della pronuncia colta: nel ligure, per es., abbiamo cristeru da clistere; l'esito regolare darebbe *cisteru). Nel sardo (eccetto il sassarese/gallurese) la L dei gruppi consonantici iniziali PL/FL passa a R rafforzando i gruppi consonantici stessi.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: L’esempio classico è ciliegia...
Un paio di citazioni:
Fra il Cinque e il Secento, ciriegia si trasforma in ciliegia. Perché questo cambiamento? Perché, direi, il dittongo dopo r si pronuncia male (la presenza di r costringe a dar pieno valore vocalico alla prima componente: ciri-egia). In un periodo in cui brieve si riduce a breve, criepa a crepa, ecc., per ciriegia si sceglie un'altra possibilità (che non esiste nel caso di ie preceduto da cons. + r): si conserva il dittongo, e si sostituisce l a r. La nuova forma, evidentemente, non può essere nata nella Toscana meridionale o in Lucchesia (dove s'è sempre usato il tipo CERASEA), né nella Toscana orientale (dove si ha siregia o ciregia). E non ci sarà da pensare nemmeno a Pisa (il Malagòli, Voc. pis., segnala un'attestazione di ceragia ancora nel sec. XVII). Rimane Firenze col suo distretto, e la zona di Prato-Pistoia. In ogni modo, dal Secento in poi la forma ciliegia è caratteristicamente fiorentina; e come tale è stata accolta nella lingua letteraria.
(A. Castellani, SLI I (1970) 176)

[cit. in DELI, I ed., s. v. ciliegia]
Da integrare con:
Forme con -l- si trovano anche nel siciliano, poschiavo e nel francese orientale (antico francese celise in Amis et Amiles)...
[DEI, s. v. ciliegia]
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

A. Castellani, SLI I (1970) 176, ha scritto:Perché, direi, il dittongo dopo r si pronuncia male (la presenza di r costringe a dar pieno valore vocalico alla prima componente: ciri-egia).
Falso (sorry, Arrigo!). Semmai, è vero il «contrario»: in italiano il nesso ['rjE] non è usuale, ed è generalmente il risultato della «contrazione» (a ritmo allegro) d’un originario [ri'E].

Oggettivamente piú «difficile» il nesso occlusiva-liquida-approssimante[-vocale] come in brieve.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Torno sulla questione ciriegia-ciliegia citando l’autocorrezione di Arrigo Castellani (Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza, Roma, Salerno Editrice, 1980, tomo II, pp. 14-15; senza le note, però):
Va corretta la frase della mia nota del 1960 in cui si dice che «la presenza di r costringe a dar pieno valore vocalico alla prima componente del dittongo ». Non c’è nessuna tendenza, nel fiorentino contemporaneo, a dar carattere vocalico alla i di «Via dell’Ariento». Tale tendenza può esserci stata quattro secoli fa: ma la cosa ha importanza secondaria. Quel che conta, è che la sequenza voc. + r + apparisse anomala. Sarà un caso che le due sole voci popolari che la contenevano, ariento e ciriegia, siano state sostituite da voci diverse? Non è lecito collegare questa sostituzione coll’essere venuta a mancare, in una serie di parole ben altrimenti consistente, la sequenza cons. + r + ?

Tornando oggi sul problema, penso si debba tener conto dell’ipotesi che ciliegia sia una forma fanciullesca. La r è l’ultima consonante che i bambini, o per lo meno molti bambini, imparino ad articolar bene. Uno dei suoni più vicini è l; e l è suggerita dall’articolo: le ciriegie > le ciliegie. Il tipo con -l- sarebbe potuto rimanere sotto il limitare della «lingua»: s’è imposto in un momento particolarmente favorevole, quando cioè la vecchia norma riguardante cons. + r + cedeva alla nuova (con riflessi su voc. + r + ).

È ovviamente da escludersi che il ligure antico ceresa o il francese cerise (ci si chiede perché cerise, visto che il rotacismo non esiste in francese come fenomeno caratterizzante) abbiano fornito al fiorentino, nel secolo XVI, «a model for “hyper-Tuscanism”».
[Ipotesi, questa, emessa da Robert A. Hall jr.]
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