Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Moderatore: Cruscanti
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Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Buonasera (o già buongiorno?),
nella frase "Una persona che nutre affetto non si addormenterebbe allorquando [andare a trovare] il soggetto al quale vuole bene", è legittimo coniugare il verbo della temporale al congiuntivo imperfetto ("andasse a trovare")? È corretto affermare che quest'ultima funge sostanzialmente da protasi di un periodo ipotetico della possibilità?
nella frase "Una persona che nutre affetto non si addormenterebbe allorquando [andare a trovare] il soggetto al quale vuole bene", è legittimo coniugare il verbo della temporale al congiuntivo imperfetto ("andasse a trovare")? È corretto affermare che quest'ultima funge sostanzialmente da protasi di un periodo ipotetico della possibilità?
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
È legittimo, ma non si tratta di un periodo ipotetico. La frase rimane una temporale, cui l’uso del congiuntivo conferisce un’aura d’ipoteticità, come in qualsiasi frase temporale (quando fosse, dopo che fosse, ecc.), come si vede dall’esempio seguente.
Divisero pertanto l’acqua del vaso inferiore in dodici parti perfettamente uguali, e prepararono due altri vasi minori, capaci ciascuno di contenere non più di una di queste porzioni. Si gittò di nuovo l’acqua nel vaso superiore, tenendone chiuso il foro, e se gli sottopose uno de’ piccoli vasi, tenendo l’altro allato per fare succedere al primo, allorquando questo fosse riempito. (Leopardi, Storia dell’astronomia, 1813)
Divisero pertanto l’acqua del vaso inferiore in dodici parti perfettamente uguali, e prepararono due altri vasi minori, capaci ciascuno di contenere non più di una di queste porzioni. Si gittò di nuovo l’acqua nel vaso superiore, tenendone chiuso il foro, e se gli sottopose uno de’ piccoli vasi, tenendo l’altro allato per fare succedere al primo, allorquando questo fosse riempito. (Leopardi, Storia dell’astronomia, 1813)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
La ringrazio per la delucidazione.
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Buongiorno,
spero che la mia domanda si colleghi coerentemente con l'oggetto del filone.
Ti dispiacerebbe comunicarmi, quando potessi, la data del prossimo appuntamento?
La costruzione dovrebbe essere valida, ma - mi pare - un po' troppo formale.
Vi chiedo se le soluzioni "quando puoi/quando potrai" sono comunque adatte a un contesto di media formalità.
Grazie di cuore
spero che la mia domanda si colleghi coerentemente con l'oggetto del filone.
Ti dispiacerebbe comunicarmi, quando potessi, la data del prossimo appuntamento?
La costruzione dovrebbe essere valida, ma - mi pare - un po' troppo formale.
Vi chiedo se le soluzioni "quando puoi/quando potrai" sono comunque adatte a un contesto di media formalità.
Grazie di cuore
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
E la stonatura sta nell’uso del tu, che impedisce un alto grado di formalità. (Tra parentesi, le forme del congiuntivo imperfetto in -assi/-essi/-issi, in una lingua sorvegliata, andrebbero disambiguate mediante il pronome del caso, io o tu.)
È quindi preferibile quando puoi/potrai in questa frase.
È quindi preferibile quando puoi/potrai in questa frase.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Vero. Prendo atto dell'indicazione e mi permetto di riformulare:
Le dispiacerebbe comunicarmi, quando lei potesse...
Tale costruzione sarebbe valida?
Ringrazio, di nuovo, in anticipo.
Le dispiacerebbe comunicarmi, quando lei potesse...
Tale costruzione sarebbe valida?
Ringrazio, di nuovo, in anticipo.
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Se con valida intende grammaticale, la risposta è sí. Tuttavia, con quando (lei) potesse (qui invece il pronome soggetto non è obbligatorio), la richiesta (visto che di richiesta si tratta) potrebbe risultare cosí timida da non sortire effetto alcuno, e il richiedente potrebbe non ottenere la data del prossimo appuntamento: quando (lei) potesse, cioè «se proprio debbo credere che esista una remota possibilità che lei lo possa eventualmente fare».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Chiarissimo. Buona giornata e grazie
Re: Impiego del congiuntivo imperfetto in proposizioni temporali con valore ipotetico
Vorrei ancora aggiungere un’altra possibilità, particolarmente consona al registro sostenuto: l’espressione essere in comodo (di) (2. d.), che può tornare utile nella corrispondenza formale e che esemplifico brevemente.
Gianfrancesco soffre, e ciò contribuisce assai a rendermi di cattivo umore. – Il cholera è per cessare, io tornerei a Genova, ma lo zio per ora non vuole, solo vorrei sapere da Lei, quando sarà in comodo di venire all’assemblea. (I due Guerrazzi, 1870)
– Suo padre, Dio lo riposi in pace, erano due mesate che non ci pagava: non dico per me e per la mia famiglia, perché, grazie a Dio, posso aspettare ancora; se lei non è in comodo; ma io credo che Berto e Tordo abbiano da riscuotere qualche mesata. (Tozzi, Il podere, 1921)
La frase di Sabrisax potrebbe allora vantaggiosamente essere formulata cosí:
Le dispiacerebbe comunicarmi, quando sarà in comodo (di farlo), la data del prossimo appuntamento?
Gianfrancesco soffre, e ciò contribuisce assai a rendermi di cattivo umore. – Il cholera è per cessare, io tornerei a Genova, ma lo zio per ora non vuole, solo vorrei sapere da Lei, quando sarà in comodo di venire all’assemblea. (I due Guerrazzi, 1870)
– Suo padre, Dio lo riposi in pace, erano due mesate che non ci pagava: non dico per me e per la mia famiglia, perché, grazie a Dio, posso aspettare ancora; se lei non è in comodo; ma io credo che Berto e Tordo abbiano da riscuotere qualche mesata. (Tozzi, Il podere, 1921)
La frase di Sabrisax potrebbe allora vantaggiosamente essere formulata cosí:
Le dispiacerebbe comunicarmi, quando sarà in comodo (di farlo), la data del prossimo appuntamento?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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