«L’ho letto da poco»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

«L’ho letto da poco»

Intervento di Marco1971 »

Da poco, in italiano, significa «da poco tempo» oppure (specie univerbato in dappoco) «che vale poco», come aggettivo.

Eppure ho sentito dire l’ho letto da poco da amici settentrionali. Non sarà un settentrionalismo?

L’ho letto poco [tempo] fa/recentemente, ma da poco?

Naturalmente, col presente, si dà lo leggo da poco, da qualche tempo leggo quella cosa.

Ne approfitto – passando ad altro – per ricordare queste parole di Luciano Satta, sul ‘da’:
...tutti i verbi che indicano cominciamento o cessazione si costruiscono senza la preposizione da. Essa è il segnale di un’azione ripetuta: si guardi la differenza fra «Domani mi alzo alle sette» (una volta sola, quasi un’eccezione) e «Da domani mi alzo alle sette» (ossia prendo questa consuetudine, forse lo farò sempre.) Se da domani mi alzo alle sette vuol dire che continuerò ad alzarmi alle sette. E allora se da domani comincio a studiare l’inglese vuol dire che tutti i giorni comincerò a studiare l’inglese; e ciò significa, in parole povere, o che sono un perditempo o che sono un testone. Dunque un fatto qualsiasi non comincia da oggi (o da domani o da quando volete, oppure è cominciato da ieri eccetera), bensí comincia oggi. (Parlando e scrivendo, Firenze, Sansoni, 1988, p. 66.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Mi sembra che in tutti questi casi l'uso [apparentemente?] improprio della preposizione dipenda da qualcosa che si sottintende, e che magari è piú importante di ciò che si dice.
Perciò domani comincio a studiare inglese e da domani studio inglese si fondono in da domani comincio a studiare inglese; e l'ho letto da poco può significare l'ho letto poco fa e lo so da poco, magari.
Insomma, un procedimento mentale simile a quello della concordanza a senso, in cui si pronuncia un numero avendone in mente un altro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non mi sembra paragonabile alla concordanza a senso. In italiano non è accettabile l’uso d’un tempo composto con da poco/molto [tempo]: *L’ho conosciuto da poco. Si può dire lo conosco da poco, l’ho conosciuto qualche tempo fa e simili, ma con da poco e il passato prossimo la frase non regge, perché da poco/molto indica l’inizio d’un processo in atto e non un’azione compiuta (espressa dai tempi composti).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Secondo me "cominciare da" si usa per analogia con "partire da" (detto ad esempio di un percorso, di una traiettoria, di una sequenza: "La sequenza dei numeri naturali comincia con/parte da zero")

Inoltre "Cominciare da" si usa obbligatoriamente, direi, in frasi come: "Cominci a contare da zero o da uno?", qui forse essendo sottinteso un "partendo"
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non capisco bene l’impostazione del discorso. Io ho detto che è errato l’uso dei tempi composti con da poco/molto [tempo], e ho spiegato il perché. Ora si possono analizzare i processi che conducono all’errore, giustificando tutto. Ma per farlo, non si può dire che cominciare da subisce l’influsso di partire da: leggere Dante, in cui si trova cominciare da.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto: leggere Dante, in cui si trova cominciare da.
Marco1971 ha scritto:Ne approfitto – passando ad altro – per ricordare queste parole di Luciano Satta, sul ‘da’:
...tutti i verbi che indicano cominciamento o cessazione si costruiscono senza la preposizione da.
Marco1971 ha scritto:Non capisco bene l’impostazione del discorso.
Avatara utente
bubu7
Interventi: 1454
Iscritto in data: gio, 01 dic 2005 14:53
Località: Roma
Info contatto:

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:In italiano non è accettabile l’uso d’un tempo composto con da poco/molto [tempo]: *L’ho conosciuto da poco. Si può dire lo conosco da poco, l’ho conosciuto qualche tempo fa e simili, ma con da poco e il passato prossimo la frase non regge, perché da poco/molto indica l’inizio d’un processo in atto e non un’azione compiuta (espressa dai tempi composti).
Sa Marco, non sono per niente convinto di quello che dice.

L'ho conosciuto da poco (sottointendendo tempo) mi sembra una frase accettabilissima. Come ho mangiato da poco oppure è arrivato da poco (Treccani sotto poco).

Invece più interessante e recuperabile mi sembra la sua osservazione finale: non potrei usare, nelle frasi appena riportate, il passato remoto.
Il fatto è che quest'ultimo è un tempo passato i cui effetti non arrivano al presente.
Al contrario, il passato prossimo è un passato anomalo perché molto spesso i suoi effetti arrivano al presente.

Si tratta dell'antica distinzione tra tempi dell'azione compiuta e quelli dell'azione incompiuta, distinzione che in latino ha preceduto quella, che poi è anche la nostra, tra tempo presente, passato e futuro.
Ultima modifica di bubu7 in data lun, 17 set 2007 16:25, modificato 1 volta in totale.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5245
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:L'ho conosciuto da poco (sottointendendo tempo) mi sembra una frase accettabilissima.
:? A me, no. In inglese invece sí: :)
I have known him for a little while. -> Lo conosco da poco [tempo].
bubu7 ha scritto:Come ho mangiato da poco oppure è arrivato da poco (Treccani sotto poco).
È arrivato da poco, sí, mi suona del tutto naturale, ma qui è facile sottintendere un è qui, ovvero: «è arrivato [poco fa e, quindi, è qui] da poco». Ho mangiato da poco, invece, mi convince già un po’ di meno (se non in un registro decisamente colloquiale: «non posso fare il bagno perché ho mangiato da poco»); direi piuttosto: «ho finito [di mangiare] da poco»…

In sostanza, mi sembra che da poco [tempo] nel significato di «poco tempo fa» (non [necessariamente] altri sintagmi introdotti dalla preposizione da) sia pienamente accettabile in dipendenza da un passato [prossimo] solo quando l’azione espressa dal verbo è «puntuale», e quindi con verbi quali cominciare, finire, arrivare, etc., i quali non danno adito a interpretazioni diverse (= «piú immediate»). Ad esempio, con un verbo come conoscere è a mio avviso piú immediato attribuire al sintagma da poco valore di tempo continuato anziché determinato.
Avatara utente
bubu7
Interventi: 1454
Iscritto in data: gio, 01 dic 2005 14:53
Località: Roma
Info contatto:

Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto:Ad esempio, con un verbo come conoscere è a mio avviso piú immediato attribuire al sintagma da poco valore di tempo continuato anziché determinato.
Non sono convinto di questa maggiore immediatezza.
Conoscere può avere due significati, uno continuato: conosco Infarinato da anni; uno puntuale: se vuoi, ti faccio conoscere (= ti presento) Infarinato.
Quindi: ho conosciuto Infarinato da poco (tempo puntuale = è passato poco tempo da quando mi è stato presentato); conosco Infarinato da poco (tempo continuato = è poco tempo che conosco Infarinato).
Infarinato ha scritto: In sostanza, mi sembra che da poco [tempo] nel significato di «poco tempo fa» (non [necessariamente] altri sintagmi introdotti dalla preposizione da) sia pienamente accettabile in dipendenza da un passato [prossimo] solo quando l’azione espressa dal verbo è «puntuale», e quindi con verbi quali cominciare, finire, arrivare, etc., i quali non danno adito a interpretazioni diverse (= «piú immediate»).
Su questo sono parzialmente d'accordo.
Come dicevo prima, sono d’accordo sull'accettabilità dell'uso del passato prossimo con da poco. Ma quest'ultima espressione non deve necessariamente significare «poco tempo fa»; può anche significare semplicemente 'da poco tempo' (DISC): sono arrivato da poco (= da poco tempo). Con questo significato mi sembra che sia più facile accettare i miei esempi (concordo sulla maggiore colloquialità con mangiare ma si tratta, a mio parere, del modo in cui più comunemente si esprime il concetto).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

In effetti sono stato alquanto drastico. Nella GGIC (vol. II, p. 56) ho trovato questo:
c) L’aspetto perfettivo è compatibile con avverbiali del tipo «da X TEMPO», purché il verbo impiegato sia di natura telica. Ma, a differenza di quanto abbiamo visto per l’aspetto progressivo ed abituale, tali avverbiali non indicano, in questo caso, la durata dell’intervallo trascorso dall’inizio dell’evento fino all’istante di focalizzazione (o, comunque, fino al momento contestualmente messo in risalto, nell’eventualità di un processo abituale); essi indicano, invece, la durata dell’intervallo trascorso tra la fine dell’evento ed il momento di riferimento, come si vede dagli ess. seguenti:

(202) Domenico era arrivato da due ore.
(203) Mario ha sviluppato, da circa due anni, una morbosa sensibilità per ogni sorta di critica.

L’avverbiale «da X TEMPO» non è invece compatibile coi Tempi perfettivi non-composti, i quali non contemplano la presenza di un momento di riferimento. In base a questa caratteristica si possono fissare ulteriori suddivisioni all’interno della categoria della perfettività (specificamente, la distinzione tra aspetto compiuto e aspetto aoristico; v. sotto, 1.5.2.2.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5245
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Intervento di Infarinato »

L’aspetto perfettivo è compatibile con avverbiali del tipo «da X TEMPO», purché il verbo impiegato sia di natura telica.
8)
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

E a questo punto spieghiamo al nostro pubblico – che indarno cercherebbe nei comuni dizionari – che cos’è un verbo telico:
verbo telico v. indicante un’azione finalizzata al raggiungimento di una meta, sia in quanto comportante un mutamento di stato (verbo trasformativo) sia in quanto comportante il raggiungimento di un risultato (verbo perfettivo). (GRADIT)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
G.B.
Interventi: 875
Iscritto in data: gio, 15 ago 2019 11:13

Re: «Da sempre, da súbito»

Intervento di G.B. »

Riesumo il filone per segnalare questo articolo, che mi trova essenzialmente d'accordo.

Oltre al rimedio proposto dal prof. Claudio Giunta, l'espressione «da sempre» può essere sostituita con «dacché mondo è mondo», «dacché son nato» e simili, in conformità con quanto scritto in questo filone.

Se si vuole, invece, trovare un'espressione equivalente a «iniziai da súbito a lavorare su me stesso», bisogna dire —non c'è scampo— «iniziai, da quel momento, súbito a lavorare su me stesso». Ma, certamente, «comincia da súbito a tenere la bocca chiusa!» è piú elastico di «comincia súbito da ora a tenere la bocca chiusa!». Dall'immediato sembra includere sia l'«immeditezza» sia la «continuità», ma forse è un po' innaturale...

Noterella sull'articolo: non vorrei che uno, leggendo «[è] come dire “per tutto il tempo”. Direste mai: “da tutto il tempo”? Forse si [sic], ma vi suonerebbe piuttosto male», si mettesse a calcolare brutte equivalenze :roll: :

«da oggi» = «da nel giorno presente» = errore.
«da ora» = «da in questo momento» = errore.
...
G.B.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 21 ospiti