«Mi è dato» + infinito
Moderatore: Cruscanti
«Mi è dato» + infinito
Ho cercato sciogliere i miei dubbi e risolvere la questione andando a caccia di esempi fra i grandi autori, ma non ho saputo trovare nulla.
A «mi è dato» può seguire (oltre all'infinito semplice) «di» e infinito?
È possibile, poi, interscambiare l'ausiliare essere con l'ausiliare venire?
Grazie, come sempre.
A «mi è dato» può seguire (oltre all'infinito semplice) «di» e infinito?
È possibile, poi, interscambiare l'ausiliare essere con l'ausiliare venire?
Grazie, come sempre.
Sono possibili ambo i costrutti, con o senza di, ma solo col verbo essere. Eccone due illustri esempi:
\SOFON.\ Funesta
gioia, ma gioia pure, in sen mi brilla,
or che mi è dato al fine _ aprir miei sensi
al primier dei Romani.
(Alfieri, Sofonisba, Atto 3, scena 3.)
Ardii intraprendere opere piú vaste, ma il breve spazio, che mi è dato di occupare nello studio fece, che laddove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di un mese, ora per condurli a termine ho d’uopo di anni.
(Leopardi, Lettere.)
\SOFON.\ Funesta
gioia, ma gioia pure, in sen mi brilla,
or che mi è dato al fine _ aprir miei sensi
al primier dei Romani.
(Alfieri, Sofonisba, Atto 3, scena 3.)
Ardii intraprendere opere piú vaste, ma il breve spazio, che mi è dato di occupare nello studio fece, che laddove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di un mese, ora per condurli a termine ho d’uopo di anni.
(Leopardi, Lettere.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
E ti pareva che io cercassi solo sullo Zibaldone...Marco1971 ha scritto:Ardii intraprendere opere piú vaste, ma il breve spazio, che mi è dato di occupare nello studio fece, che laddove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di un mese, ora per condurli a termine ho d’uopo di anni.
(Leopardi, Lettere.)
Grazie, Marco.
Tutta no: sarebbe impossibile... Ma contiene circa mille testi, dalle origini al primo Novecento, e consente di fare ricerche anche molto complesse. Eccola.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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