Pensa tu

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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methao_donor
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Pensa tu

Intervento di methao_donor »

Leggiucchiando qua e là il servizio di Giorgio De Rienzo, mi ha incuriosito la risposta che riporto:
Nel corso di una conversazione ho pronunciato la seguente frase: "pensa tu..." e sono stata corretta da una persona che mi ha detto: non si dice "pensa tu" ma "pensa te..." in quanto sarebbe vocativo. Le sarei grata se mi potesse dire quale forma è corretta.
Cristina Bertolini

Dipende dal contesto: “Pensa tu quanto sarebbe bello se...” è corretto; “Pensa te quanto sarebbe bello...” non è corretto. Se invece usiamo “pensa te” come una sorta di esclamazione l’espressione è accettata. Non credo però che si possa giustificarla come una forma vocativa.
Mi ha lasciato un po' perplesso, di là da un certa superficialità.
Prima di tutto, "te" dovrebbe essere all'accusativo, o mi sbaglio?
Sulla correttezza di suddette frasi, che mi dite?
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non v’è dubbio che tradizionalmente si usi tu, come nei due esempi qui sotto (ne ho trovati 59 in tutto):

Riconobbono il loro errore, che ’l faceano predicare, e la stoltizia di colui che predicava; e disposono lui della predica, e feciono predicare un altro. E pensa tu, lettore, che frate costui potea essere... (Sacchetti, Trecentonovelle, Nov. 72)

Vivo sempre mezzo disperato, ma quando finalmente è venuto il giorno che mi dovrebbe portare qualche tua parola, ed io sto sospirando la posta, e venuta, trovo che non ha niente, pensa tu com’io rimanga. Addio, carissimo, addio. Ti salutano i miei fratelli. (Leopardi, Lettere)

L’unica occorrenza di pensa te, pur antica, non sembra rivestire lo stesso significato:

Fa dimandar suo maniera e suo modi,
e pensa te di conformare a quegli.
(Francesco da Barberino, Reggimento e costumi di donna, Parte 4)

Interpreterei questo pensa te di come provvedi tu a.

Nell’uso attuale però è sicuramente prevalente, se non addirittura esclusivo, pensa te, in senso esclamativo, che ci riconduce alle espressioni esclamative formate con un aggettivo: povero me!, beata te!, ecc. (cfr Serianni VII.10b: «con un modulo da confrontare con ‘l’accusativo esclamativo’ latino: heu me miserum ‘povero me’.»).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Ringrazio intanto Marco per la solita puntualità e chiarezza. ;)

Un'ultimissima precisazione.
Nell'uso meramente esclamativo, vi pare accettabile: "pensa tu"? (oggi e ieri :D)
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Secondo me è possibile pensa tu!, ma minoritario (si veda anche Google), specie come pura esclamazione; personalmente dico sempre e solo pensa te!, mi suona meglio. :D Il Treccani, come si può vedere qui sotto (voce te¹), menziona un’alternanza fra te e tu nel vocativo:
Il Treccani in linea ha scritto:...come compl. oggetto quando si vuol dare al pron. forte rilievo (vogliono te, non me; te appunto volevo), dopo preposizione (tutti ridono di te; lo faccio per te; vengo con te; fra lui e te), nelle esclamazioni (povero te; giusto te!), nelle comparazioni dopo come o quanto (vorrei fare come te; ne so quanto te), e in funzione di predicato con i verbi essere, parere e sim. (col tuo soprabito, pareva proprio te). Si rafforza spesso con stesso o medesimo (conosci te stesso!; danneggi te medesimo). Si alterna con tu in funzione di vocativo (o te, dimmi!) e in costruzioni assol. (arrivato te, ...; contento te, ...; oppure, ma meno com., arrivato tu, contento tu).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Marco1971 ha scritto:Secondo me è possibile pensa tu!, ma minoritario (si veda anche Google), specie come pura esclamazione; personalmente dico sempre e solo pensa te!, mi suona meglio.
Concordo in pieno. :)
Grazie ancora. ;)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Di nulla. :) Mi viene in mente ora che dev’essere proprio la posposizione a favorire te: si dice anche tu guarda! ma guarda te! (tu pensa!/pensa te!), e c’è anche il comunissimo io e te/tu ed io contro l’improbabile ?io e tu.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Già, è vero. Non ci avevo pensato. :o
Dario Brancato
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Intervento di Dario Brancato »

So che l'argomento non calza in pieno il filone, ma come ci si pone, dunque, di fronte a casi del tipo "Come stai? - Bene, e te?"
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Dario Brancato ha scritto:So che l'argomento non calza in pieno il filone, ma come ci si pone, dunque, di fronte a casi del tipo "Come stai? - Bene, e te?"
Secondo me e te? è orrendamente scorretto (anche se si usa familiarmente).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Siccome è una frase che si pronuncia in contesti familiari, non vedo ragione di avversare la forma e te? (comunissima in Toscana e nel Settentrione), accanto alla forma piú classica, ma fors’anche meno espressiva, e tu?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Siccome è una frase che si pronuncia in contesti familiari, non vedo ragione di avversare la forma e te? (comunissima in Toscana e nel Settentrione), accanto alla forma piú classica, ma fors’anche meno espressiva, e tu?
Concordo con lei, Marco, solo se la forma e te si lascia al linguaggio parlato. :wink:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Dario Brancato
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Intervento di Dario Brancato »

Grazie per le risposte, Fausto e Marco. È interessante come Marco, fiorentino, accetti il pronome obliquo sia pur in contesti familiari. Fausto, non so da dove venga lei, ma mi trovo d'accordo con quanto ha scritto. D'altronde, il te suona strano alle mie orecchie avvezze all'italiano regionale di Sicilia, un'area, come ben sapete, dove il pronome soggetto è ancora l'unica forma accettata.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Dario Brancato ha scritto:È interessante come Marco, fiorentino, accetti il pronome obliquo sia pur in contesti familiari.
A un toscano che l'aborrisse temo che non resterebbe che emigrare. :D
O uccidersi, a sua scelta... :roll:

In soldoni, m'associo a quanto scritto da Marco. ;)
Il sonno della ragione genera mostri.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Dario Brancato ha scritto:È interessante come Marco, fiorentino, accetti il pronome obliquo sia pur in contesti familiari.
Ma proprio perché è un uso fiorentinissimo, caro Dario. :) Il tu è sempre reso con te (tu appartiene, per cosí dire inscindibilmente, alla voce verbale): it. (non) canti = fior. (’un) tu canti; it. tu (non) canti = fior. te (’un) tu canti. Del pari l’it. come vuoi tu si direbbe come tu vo’ te [non ho segnato le cogeminazioni per non appesantire la lettura]. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario Brancato
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Intervento di Dario Brancato »

Marco1971 ha scritto:
Dario Brancato ha scritto:È interessante come Marco, fiorentino, accetti il pronome obliquo sia pur in contesti familiari.
Ma proprio perché è un uso fiorentinissimo, caro Dario. :) Il tu è sempre reso con te (tu appartiene, per cosí dire inscindibilmente, alla voce verbale): it. (non) canti = fior. (’un) tu canti; it. tu (non) canti = fior. te (’un) tu canti. Del pari l’it. come vuoi tu si direbbe come tu vo’ te [non ho segnato le cogeminazioni per non appesantire la lettura]. ;)
Questo lo so, Marco. Il tu fiorentino è ormai stato grammaticalizzato, un po' come i corrispettivi pronomi francesi (enfaticamente, si dice moi j'aime la viande). Esiste un bell'articolo di L. Renzi a proposito: "Fiorentino e italiano moderno: storia dei pronomi personali soggetto". In Italia linguistica: idee, storie, strutture, a cura di F.A. Leoni, D. Gambarara, F. Lo Piparo, R. Simone, Bologna: il Mulino, 1983, pagg. 223-239.
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