Il modo verbale della relativa protatica

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Ladim
Interventi: 216
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 14:36

Il modo verbale della relativa protatica

Intervento di Ladim »

L’argomento di cui si disquisisce qui mi pare debba coinvolgere anzitutto la nota categoria dell’ellissi – una realtà sintattica che bisognerebbe ridimensionare, specie quando si vuol spiegare l’occorrenza di un condizionale isolato: ne chioserebbe ordinatamente l’istanza sintattica attraverso l’idea di una sottaciuta protasi.

Occorrerebbe, allora, ripetere non oziosamente che la lingua serve al messaggio, e cioè a un contenuto di pensiero che cerca la propria strada attraverso la pianificazione del discorso; così se si conosce il messaggio, o si può descriverne il contenuto, diviene più facile osservare la struttura di una frase, di un uso etc. Occorre ripetere questo per pensare una risposta coerente alla domanda che vorrebbe chiarire la ragione di un condizionale come il primo del seguente esempio:

Se Giovanni avesse un consiglio che potrebbe aiutarmi, me lo darebbe

La proposizione è una relativa restrittiva con valore finale per un antecedente oggetto di una protasi. Se scomodassimo la «nota categoria», basterebbe immaginare una seconda protasi subordinata alla relativa:

Se Giovanni avesse un consiglio che potrebbe aiutarmi se solo ‘fosse vattelappesca’, me lo darebbe

Il dubbio è proprio sulla legittimità di questa controellissi. Se il messaggio, ovvero il contenuto di pensiero non prevedesse nessuna ulteriore condizione, una chiarificazione come questa potrebbe tradursi in un mero esercizio scolastico, senz’altro dirci se non dell’infallibilità di un metodo interpretativo, facile quanto oscuro (ché non ci dice nulla del messaggio, e avanza un’ipotesi facilissima sulla struttura sintattica), quale quello dell’ellissi.

Anche in un esempio come Oggi vorrei leggere Manzoni, il condizionale, forse, ‘indicherebbe’ meglio l’incertezza per la realizzabilità di un fatto (o il desiderio frustrato per esso), che non il dubbio su una realizzabilità asservita a determinate condizioni cadute nel silenzio. Due messaggi diversi soggiacerebbero alle due formulazioni:

Oggi vorrei leggere Manzoni

Oggi vorrei leggere Manzoni se avessi ‘vattelappesca’ [con me il suo libro…]

Nella prima si dice di un’intenzione frustrata da un’impossibilità, e la volontà di leggere Manzoni è data assolutamente (‘vorrei ma non posso’); nella seconda, la stessa intenzione è sottoposta a una determinata circostanza, esplicitata perché parte integrante del messaggio.

Per tornare al nostro condizionale, potrebbe spiegarsi con una sorta di attrazione modale esercitata non tanto dal secondo condizionale (dell’apodosi), quanto dalla consuetudine sintattica che suggerirebbe all’orecchio di ‘sentire’ un condizionale dopo un congiuntivo introdotto dal «se» (cfr. Se Giovanni avesse un consiglio, potrebbe aiutarmi).

Se invece guardiamo all'auspicabile contenuto di pensiero (‘se Giovanni avesse un consiglio utile per me…’), vediamo subito che la relativa (oltre a possedere la struttura della finalità) dovrebbe ripetere alcune caratteristiche del verbo che accompagna il suo antecedente: l’atteggiamento del parlante, il grado d’ipoteticità della circostanza principale cui si fa riferimento e, infine, la sua collocazione cronologica (modo e tempo).

Se Giovanni avesse un consiglio che potesse aiutarmi, me lo darebbe
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 13 ospiti