«L’ho sentito dire da/a»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

«L’ho sentito dire da/a»

Intervento di Marco1971 »

Non ho (ancora) consultato le grammatiche, ma gli esempi letterari attestano ambo le preposizioni in questo costrutto. Due classici:

“Ascoltatemi bene, che vedrò di farvela intendere. Io ho sentito dire da gente che sa, e anzi ne ho veduto io un caso, che, per fare un matrimonio, ci vuole bensì il curato, ma non è necessario che voglia; basta che ci sia.” (Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 6)

...e per quello che ho sentito dire a chi avea letto qualcheduno de’ suoi Canti scritti a penna, io congetturo che... (Leopardi, Lettere)

A me sembra preferibile da, per evitare confusioni:

(1) L’ho sentito dire da Maria. (È chiaro che l’ha detto Maria.)

(2) L’ho sentito dire a Maria. (Si potrebbe intendere che ho sentito qualcuno dire questo a Maria.)

Che ne dite?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Anche a me sembra preferibile il "da", non tanto per evitare confusioni quanto perché il "da" risponde alla domanda "convenzionale" Da chi hai sentito certe cose?" e simili. Raramente si dice "A chi hai sentito dire certe cose?"

Attendo cortesi smentite :wink:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Incarcato
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 12:29

Intervento di Incarcato »

La costruzione odierna credo preveda solo il ‘da’.
Io userei solo questa; sull'altra aleggia il rischio dell'ambiguità.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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