Integrativo di o a?

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Black Mamba
Interventi: 95
Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41

Integrativo di o a?

Intervento di Black Mamba »

La pensione integrativa di quella pubblica, oppure La pensione integrativa a quella pubblica?

Quale preposizione è corretta in questo caso?

Il DISC in linea riporta come esempio il contratto integrativo di lavoro e il De Mauro in linea una spiegazione integrativa al testo.

È possibile che siano entrambe corrette, ma, dovendo scegliere, propenderei per La pensione integrativa di quella pubblica.

Ad ogni modo, attendo il vostro illuminante parere in merito.
Grazie.
Hoc unum scio, me nihil scire.
CarloB
Interventi: 444
Iscritto in data: mar, 01 feb 2005 18:23

Intervento di CarloB »

A me verrebbe di dire e scrivere una spiegazione integrativa del testo. Ma evidentemente sbaglio.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

I dizionari non ci soccorrono... Propendo istintivamente per a, per analogia col sinonimo complementare (che si costruisce appunto con a). Il di può dar adito a confusioni col complemento di specificazione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

CarloB ha scritto:A me verrebbe di dire e scrivere una spiegazione integrativa del testo. Ma evidentemente sbaglio.
Anche a me: forse perché ci viene spontaneo riferire il complemento a spiegazione (una spiegazione del testo che è integrativa di qualche altra spiegazione già data o letta)? In effetti ci sono possibilità di confusione, come dice Marco.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Scusate, piccola parentesi sull’a me verrebbe di: credo che si tratti d’un settentrionalismo (e mi pare che se ne sia parlato tempo fa, forse nel vecchio foro della Crusca). Il Treccani e – se mal non m’appongo – tutti gli altri dizionari hanno solo venire da + infinito:
Con altro senso, mi viene da ..., sento l’impulso di ...: mi viene da ridere; mi veniva da piangere; mi viene da tossire; e impersonalmente: a vedere tutto quel sudiciume, viene da vomitare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
Interventi: 444
Iscritto in data: mar, 01 feb 2005 18:23

Intervento di CarloB »

In effetti, scrivendo in maniera più controllata, sceglierei verrebbe da. Ma nel parlato di sicuro uso entrambe le forme, adattandole alla frase. Ad esempio direi di getto: mi verrebbe di indignarmi; mi verrebbe di rimproverarti. Non sapevo che fosse un settentrionalismo.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Le dirò, caro Carlo, che sono un po’ confuso: se si trova il ‘di’ in scrittori settentrionali, si trova anche in autori meridionali... Eccone due esempi:

Ma di questo non parlerò più per ora, perché sarebbe un uscir del paradosso e voler (come dice l’antico proverbio) cittare la vecchia comedia: so bene io quel che nel l’animo mi viene di dire! (Lando [Milano 1512-1555], Paradossi)

Lo so. E infatti non mi viene di dirlo, credi, neanche a me, che tu sei il mio amante. (Pirandello, La signora Morli, una e due)

A me non verrebbe mai fatto d’usare ‘di’, ma ammetto di essere strano... :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Vedo ora nel Devoto-Oli 2004-2005 (dopo la consueta trattazione di ‘venire da’):
con la prep. di e l’inf.: mi è venuto di guardare nella vetrina proprio mentre mettevano quella collana.
Qui però mi sembra equivalere a ‘mi è capitato di’, non a ‘ho avuto l’impulso di’...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Black Mamba
Interventi: 95
Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41

Intervento di Black Mamba »

Anche il Lessico Universale Treccani riporta un esempio con integrativo di (funzione integrativa del tutore o del curatore).

Marco1971 ha scritto:Il di può dar adito a confusioni col complemento di specificazione.
Allora mi permetta di confondermi un po', non per spirito di contraddizione, ma soltanto per capire meglio.
Faccio un ragionamento assolutamente elementare di cui mi scuso in partenza. Provo a spiegare perché il complemento di termine, in questo caso, non mi convince del tutto.

Integrativo (a differenza di complementare) deriva da un verbo transitivo: integrare. Dunque, si integra qualcosa, oppure qualcosa integra qualcos'altro (e non di certo qualcosa integra a qualcos'altro).

Il passaggio logico (solo per me, ovvio), nell'uso dell'aggettivo è proprio il complemento di specificazione (anche se non è previsto nelle regole), ossia qualcosa è integrativo di qualcos'altro. Cosí come accade con altri aggettivi simili, ad esempio sostitutivo o comprensivo che in alcuni casi richiedono la preposizione di, determinando di fatto un complemento di specificazione (esempi da Treccani e De Mauro: la presente disposizione è sostitutiva di tutte le disposizioni precedenti, il prezzo è comprensivo della prima colazione).

Tornando all'esempio in discussione, quindi, la pensione (privata) integra quella pubblica, ossia la pensione (privata è) integrativa di quella pubblica.
Poi, ovviamente, mi rendo conto che la linguistica non poggia su congetture soggettive. :mrgreen:

E smetto di confondermi. :)
Hoc unum scio, me nihil scire.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Ma in funzione integrativa del tutore o del curatore siamo ben sicuri che ‘di’ dipenda dall’aggettivo e non da ‘funzione’ (la funzione del... che è integrativa)?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Coll’esempio di complementare mi riferivo al concetto di ‘vicariato’, spiegato molto bene da Giovanni Nencioni (che parla di ‘verbi vicari’, ma l’estensione alle altre parti del discorso è naturale): una data costruzione s’impone per similitudine con quella dei sinonimi. L’ottimo e unico Dizionario moderno dei sinonimi e dei contrari di Renato Rosselli (Firenze, Sàndron, 1997) dà di integrativo i seguenti sinonimi: complementare, concomitante, parallelo, tutti costruiti con ‘a’ (concomitante ammette anche ‘con’).

Si vede bene quanto guadagni in efficacia espressiva la seguente distinzione:

una spiegazione integrativa del testo = una spiegazione del testo complementare;

una spiegazione integrativa al testo = una spiegazione che è parte integrante del testo e che lo completa.

Ricordiamo infine (avrei dovuto farlo all’inizio), la definizione del termine:
Il GRADIT ha scritto:integrativo che serve a integrare, che completa, che si aggiunge come parte integrante.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Bing [Bot] e 14 ospiti