«Immagino che bisogna»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
bartolo
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«Immagino che bisogna»

Intervento di bartolo »

Si può usare "bisognare" all'indicativo in un'oggettiva retta da un verbo che richiederebbe il congiuntivo? «Immagino che bisogna/bisogni tornare».
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Le riporto uno stralcio da questa scheda dell'Accademia:
Reggono il congiuntivo i verbi che esprimono “una volizione (ordine, preghiera, permesso), un’aspettativa (desiderio, timore, sospetto), un’opinione o una persuasione”, tra cui: accettare, amare, aspettare, assicurarsi, attendere, augurare, chiedere, credere, curarsi, desiderare, disporre, domandare, dubitare (ma all’imperativo negativo può richiedere l’indicativo: “non dubitare che faremo i nostri conti”, C. Collodi, Le avventure di Pinocchio), esigere, fingere, illudersi, immaginare, lasciare, negare, ordinare, permettere, preferire, pregare, pretendere, raccomandare, rallegrarsi, ritenere, sospettare, sperare, supporre, temere, volere. [...]Richiedono l’indicativo, solitamente, i verbi che esprimono giudizio o percezione, tra cui accorgersi, affermare, confermare, constatare, dichiarare, dimostrare, dire, giurare, insegnare, intuire, notare, percepire, promettere, ricordare, riflettere, rispondere, sapere, scoprire, scrivere, sentire, sostenere, spiegare, udire, vedere.
Indi... :wink:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Grazie, ottimo Incarcato, ma avevo già notizia della questione così come esplicata dalla Crusca (consulto spesso il Serianni). La perplessità nasce dall'uso del verbo "bisognare". Insomma, se lei legge: «Aldo ritiene che bisogni servirsi dell'automobile», oppure: «Pino crede che bisogni assumere la medicina», non prova un certo fastidio?
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

A me non crea particolare sconcerto, s'è la mia opinione che chiede. Certamente, immagino che le grammatiche predichino la tolleranza verso l'uso della forma indicativa.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Certo, è anche a lei che lo chiedo, ancorché mi interessino pure le omelie delle altre grammatiche. Poiché però frequento soltanto, forse colpevolmente, l'ambone del Serianni, mi piacerebbe sapere se da altri pulpiti la questione sia stata affrontata e pure se l'eventuale tolleranza da lei prospettata abbia elementi di ragionevolezza nell'ambito dell'analisi di una lingua semper reformanda.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Qualcuno, molto tempo fa, ai tempi del vecchio foro della Crusca, aveva, mi pare, espresso un giudizio simile sul congiuntivo di bisognare. Chissà perché, visto che è regolarissimo e la letteratura abbonda di tali forme. Ho scelto tre esempi particolarmente illustri.

Padre mio, io non credo che bisogni che io la istoria del mio ardire e della mia sciagura vi racconti, ché son certa che udita l’avete e sapetela; e per ciò quanto più posso umilmente perdono vi domando del fallo mio, cioè d’avere senza vostra saputa chi più mi piacque marito preso. (Boccaccio, Decameron, giorn. 4, nov. 6)

Io lascio rispondere al signor Simplicio, che ha la difficultà; ché io, quanto a me, da questo poco principio di esperienza son persuaso che bisogni per necessità che la Luna sia di superficie molto mal pulita. (Galileo, Dialogo sopra i due massimi sistemi, giorn. 1)

Del che mi pare che bisogni stare in somma guardia, tanto più, quanto la inclinazione, lo spirito, l’andamento dei tempi, essendo tutto geometrico, la lingua nostra corre presentissimo rischio di geometrizzarsi stabilmente e per sempre, di inaridirsi, di perdere ogni grazia nativa (ancorché conservi le parole e i modi, e scacci i barbarismi), di diventare unica come la francese... (Leopardi, Zibaldone, 24 feb. 1821)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Io non ho espresso giudizi, solo perplessità e dubbi. Gli esempi che porta, carissimo Marco1971, sono illustrissimi e antichi. C'è altrettanto lustro in epoca "contemporanea" che coonesti l'uso dell'indicativo? :?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

...non significa tuttavia che bisogni contentarsi di valutazioni generiche e che una ricerca insieme complessiva e analitica, capace di illuminare storicamente e criticamente... (Rivista critica di storia della filosofia, 1964)

Nei suoi tardi e provinciali seguaci, quella letteratura pone l’ingenua conseguenza morale che bisogni identificarsi con quell’ideale. (Verga e il naturalismo, 1993)

Credo che bisogni tener distinto, per quanto è possibile, il giudizio sulle riforme di cui il Paese ha bisogno dalla valutazione di quanto è possibile fare, date le circostanze politiche. (Corriere della Sera, 26 luglio 2007)

;)

Il verbo immaginare richiede il congiuntivo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

«Il Ministero può essersi ingannato, ma io credo che bisogna stare colla geografia e colla economia: ora la natura ha disposto le cose in Italia in modo che...» (Agostino Depretis)

«Io credo che bisogna andare più oltre, e stabilire che i bilanci che non eccedono le trenta mila lire possono essere approvati dagl'intendenti generali...» (Camillo Benso conte di Cavour)

«Io credo che bisogna aiutare, rivendicare, educare» (Pier Paolo Pasolini)

«Credo che bisogna dirne quel che si dice delle lingue. Eppure la musica c'è; è nella nostra natura» (Massimo D'Azeglio)

«Ora credo che bisogna ricominciare, o meglio, continuare. L'Italia è in grado di redimersi da sé. Gli eventi e le combinazioni politiche l'hanno posta...» (Giosue Carducci)

«Questo è il punto su cui io credo che bisogna insistere: liberare il prosciolto, che ha diritto alla riparazione della pena ingiustamente sofferta» (Piero Calamandrei)

«Ecco dunque in qual senso io credo che bisogna essere critico psicologico:
psicologo fermo nel convincimento della vanità di voler raggiungere per via delle...» (Benedetto Croce o Mario Sansone)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Avrà notato, caro Bartolo, che codesti esempi riguardano il caso particolare del verbo credere, che può reggere l’indicativo quando esprime professione di fede o convinzione profondamente sentita.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

D'accordo, e grazie. Ma, senza citarle, su Google Libri vi sono 179 occorrenze per «mi pare che bisogna» e 165 per «ritiene che bisogna». Se rilegge il mio primo intervento, vedrà che non appuntavo l'attenzione solo sul verbo "immaginare". L'elenco dei verbi che richiedono il congiuntivo lo conosco. E' sul "bisognare" che provo un certo "disagio"; su questo ho chiesto un aiuto. Non provo alcun fastidio con "occorrere" al congiuntivo, per esempio. Ma, tant'è... Grazie ancora. :?
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Secondo me, in ultima analisi, tutto dipende da quanto lei è "assuefatto" all'uso di bisogni.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Per mi pare che bisogna io ne trovo cento di meno, ma non importa. Importa invece ricordare quando il congiuntivo va adoperato, e in particolare con i verbi esprimenti un’opinione: la deroga – tranne effetti stilistici voluti e particolari – appartiene a uno stile trascurato (anche se si trova in alcuni testi ufficiali redatti da persone poco attente alle sottigliezze della lingua).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
bartolo
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Intervento di bartolo »

Ha ragione, ho locupletato indebitamente. Può - se ha tempo e voglia - segnalarmi i passi delle grammatiche che lei conosce in cui è esplicitata la possibilità dell'uso dell'indicativo con il verbo "credere"? Gliene sarei molto grato (il Serianni mi pare non ne parli).
Fausto Raso
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Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

bartolo ha scritto:Ha ragione, ho locupletato indebitamente. Può - se ha tempo e voglia - segnalarmi i passi delle grammatiche che lei conosce in cui è esplicitata la possibilità dell'uso dell'indicativo con il verbo "credere"? Gliene sarei molto grato (il Serianni mi pare non ne parli).
Ne parla Aldo Gabrielli nel suo "Dizionario Linguistico Moderno" specificando, però, che non è corretto (credere + l'indicativo) l'uso in "prosa corretta e letteraria".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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