Congiuntivo dopo «capire»

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Moderatore: Cruscanti

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Giovannino
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Iscritto in data: gio, 30 ott 2008 19:57

Congiuntivo dopo «capire»

Intervento di Giovannino »

In un altro forum, basandosi su questo passo tratto dalla grammatica di Serianni:

"Alcuni verbi presentano vuoi l'indicativo vuoi il congiuntivo, con specializzazione di significato: [...] capire, comprendere (+ indic.) 'rendersi conto' come atto di pura comprensione intellettuale: 'capivo che anche lei se n'era accorta' (Pavese); (+ congiunt.) 'trovare naturale', attraverso una valutazione soggettiva, aderendo effettivamente all'azione verbale: 'per te, che sai giocare, capisco che le americane non abbiano molto senso' (Pavese)"

un utente ha scritto che è sempre sbagliato usare il congiuntivo dopo "capire"(nel senso di "rendersi conto"), anche in frasi negative. Eppure in frasi negative a me il congiuntivo non suona sbagliato:

Non avevo capito/Non mi ero reso conto che ce l'avesse con me

Quando poi "capire" è seguito da un'interrogativa indiretta, mi sembra che il congiuntivo sottolinei l'incredulità o l'irritazione di chi parla:

Non riesco a capire come possa aver detto una cosa del genere

Non capivo perché non se ne fosse sbarazzato subito

O si tratta forse di uno dei casi di uso smodato del congiuntivo tanto biasimati da Luciano Satta?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Salve, Giovannino. Abbiamo parlato di questo fino allo sfibramento, qui e nel foro della Crusca. Può leggere il tutto qui e qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Giovannino
Interventi: 2
Iscritto in data: gio, 30 ott 2008 19:57

Intervento di Giovannino »

Grazie delle indicazioni, Marco. Ho letto con molto interesse i suoi interventi nei filoni "Lingua e matematica" e "Che cos'è la grammatica".
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

La ringrazio. Benvenuto tra noi! :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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