«Su di»

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avemundi
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«Su di»

Intervento di avemundi »

Vorrei riportare a beneficio di chi legge la raccomandazione contenuta nel Dizionario di Aldo Gabrielli: «su, non è corretto usarlo con la prep. di fuorché davanti ai pronómi pers.; non dirémo quindi « su di una séggiola », « su di un tavolino », « su d'una cassa », ma soltanto su una séggiola, su un tavolino, su una cassa , ecc.».
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Marco1971
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Re: «Su di»

Intervento di Marco1971 »

Il Gabrielli dà spesso buoni consigli ma non è un’autorità in fatto di lingua: come si vede, non fornisce spiegazione della presunta scorrettezza, contraddetta dall’uso cólto reale di oggi e di ieri.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Su di»

Intervento di Freelancer »

Probabilmente Gabrielli scrive così perché ritiene il di pleonastico in quei casi, come si evince da quanto scrive Luca Serianni nella Garzantina Italiano alla voce su. Però Serianni non spiega perché non è pleonastico negli altri casi. Scrive solo "Abbastanza comune la presenza del di con i pronomi personali: su me / su di me, su loro / su di loro ecc." Invece nel Devoto-Oli 2017 (curato da Serianni) si legge: "Tra su e le forme del pronome personale tonico si interpone la prep. di."
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Marco1971
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Re: «Su di»

Intervento di Marco1971 »

Bisogna capire che Serianni appone il suo nome come revisione scientifica del Devoto-Oli ma che, concretamente, non è andato a rileggere tutto il vocabolario, che peggiora di anno in anno.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Su di»

Intervento di Freelancer »

Ma lei saprebbe spiegare perché il di è considerato (ne discutiamo accademicamente beninteso) pleonastico in un caso ma non nell'altro?
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Marco1971
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Re: «Su di»

Intervento di Marco1971 »

Ma per l’amor del cielo, io non voglio ripetermi all’infinito... L’ho detto fino alla nausea, e ripetuto nella pagina precedente di questo filone: la grammatica dell’italiano poggia inizialmente sull’uso letterario trecentesco, con tutti gli adattamenti posteriori. Se una forma cade dall’uso, può finire col diventare un errore; se una forma continua a essere adoperata in contesti formali e letterari, non si capisce perché i grammatici debbano condannarla.

Nessuno fa uno scandalo se si scrive senza te invece di senza di te. La preposizione su, davanti a un articolo indeterminativo singolare, crea una sequenza /u-u/, avvertita come sgradevole. Le opzioni sono l’apostrofo s’un (poco comune), sur un (desueto, inadoperabile oggi) o su di un (letterario, e tuttora in uso). Bisogna smetterla con l’ostracismo a su di un. Se a qualcuno non piace, non lo usi e basta. Ma è una forma corretta in uno stile letterario.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Su di»

Intervento di Freelancer »

Mi devo scusare, al momento del mio primo intervento non mi ero accorto che eravamo alla seconda pagina già.
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