"Conta nulla"

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Fausto Raso
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"Conta nulla"

Intervento di Fausto Raso »

La frase tipo "l'opinione di Giovanni conta nulla" è agrammaticale? A mio avviso è corretta (anche se da evitare in uno scritto formale) perché in questo caso "nulla" ha valore avverbiale e sta per "molto poco" "in misura minore" e simili; non necessariamente, quindi, deve essere in compagnia del "non" ("non conta nulla"). La mia opinione sembra avvalorata dal Treccani in rete:
3. Come avv., per lo più in correlazione con la negazione non, significa «in nessuna quantità o misura» (non conta n.; non m’importa n.), spesso con valore puramente rafforzativo (non è vero n., o anche per n.), o col senso di «molto poco» (non ci vuol n.), che si ha anche nella locuz. nulla nulla, per poco: se n. n. s’avvicina, lo sistemo io; vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti, chi nulla nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive (Manzoni). Diversamente da niente, è raram. rafforzato mediante affatto o altro avverbio.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Agrammaticale, no di certo, ma di certo colloquiale: l’assenza del ‘non’ in queste frasi è tipica dell’uso settentrionale. Sebbene il Treccani scriva «per lo piú», si guarda bene dal proporre esempi privi di negazione. C’è da dire anche che tra l’uso pronominale e avverbiale non sembra esserci un confine molto netto; il DISC dice:

in frasi negative acquista valore prossimo a quello dell’avv.: non me ne importa nulla. [cioè «per nulla»]

Può darsi che, come in molte altre cose, l’influsso settentrionale riuscirà a mutare la norma, che però attualmente prevede la negazione quando ‘nulla’ e simili sono in posizione posverbale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Piccola aggiunta. Nella sua grammatica Luca Serianni scrive (VII.193, grassetto mio):

I negativi richiedono un’altra negazione nella frase, ma solo quando siano usati dopo il verbo: «nessuno è venuto» / «non è venuto nessuno»; «niente resterà impunito» / «non fa nulla».

Questa norma va oggi osservata scrupolosamente, almeno nello scritto formale. Tuttavia, nell’italiano dei secoli scorsi e anche in quello contemporaneo non mancano le deflessioni, in un senso o nell’altro. Esempi di negazione con verbo posposto sono citati in SATTA 1981: 230 (uno del Manzoni e il seguente di R. Bilenchi: «Una di quelle donnette alle quali nessuno,quasi per necessità, non manca mai di dare il buongiorno»).
[Chi possiede la grammatica si legga anche il paragrafo seguente, 194.]
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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