«Avanzare» transitivo

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Marco1971
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«Avanzare» transitivo

Intervento di Marco1971 »

Una risposta sull’uso transitivo di avanzare sul sito dell’Accademia.

Vorrei solo far notare – se per caso qualcuno della Redazione approdasse qui – che ci sarebbe un errore (o un refuso) da correggere nella frase seguente:

Il GRADIT attribuisce alla forma un utilizzo comune e ne conferisce il significato di ‘avere in credito’...

‘Ne’ pronominalizza complementi introdotti da ‘di’ o ‘da’; e il verbo conferire si costruisce con ‘a’ (conferire qualcosa a qualcuno/qualcosa). La frase corretta è quindi:

Il GRADIT attribuisce alla forma un utilizzo comune e le conferisce il significato di ‘avere in credito’...

Dell’abuso di utilizzo s’è parlato altrove.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Interessante. Ammetto che non conoscevo l'uso nel «significato di ‘lasciare, serbare’» o «avere in credito», e non sapevo che «avanzare transitivo con il significato di ‘lasciare’» fosse un regionalismo.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Se n’era fatto menzione anche nelle vecchie stanze della Crusca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Fausto Raso mi ha fatto sapere che preferisce l’accordo in «se ne è fatto/a menzione». La realtà è che le due forme convivono, e io propendo, toscanamente, per la forma impersonale, che mi viene piú naturale. Leopardi, però, nell’unico esempio suo che ho trovato, è dalla parte di Fausto. Ecco gli esempi.

Adunque, come addietro è fatto menzione, nel tempo di Carlo imperadore che detto è Carlo il Grosso, che imperiò negli anni Domini VIIIcLXXX insino in VIIIcLXXXII, i Normanni pagani venuti di Norvea, in Alamagna e in Francia passarono, con guerra strignendo e tormentando i Galli e’ Germani. (Villani, Nuova cronica, Lib. 5, cap.19)

Nel capitolo XXXI dello scritto antecedente, s’è fatto menzione d’una grida, con la quale il tribunale della Sanità prometteva premio e impunità a chi rivelasse gli autori degl’imbrattamenti trovati sulle porte e sui muri delle case, la mattina del 18 di maggio; (Manzoni, Storia della colonna infame, Cap. 3)

...che i Messicani non avessero i loro mesi astronomici accomodati ai periodi della luna, mentre quelli dei quali si è fatta menzione erano i religiosi, e non gli astronomici, dei quali non sappiamo se non che vennero dai messicani divisi in due tempi, l’uno cioè quello della vigilia, e l’altro quello del sonno della luna. (Leopardi, Storia dell’astronomia, Cap.1)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Una ricerca condotta sui siti del Corriere della Sera e di Repubblica mostra la prevalenza della concordanza:

Corriere: 40 (fatta); 1 (fatto)
Repubblica: 6 (fatta); 2 (fatto)

Ecco due esempi che seguono il mio gusto:

Nell’augurio di prosperità a tutti gli abitanti del Paese da parte delle autorità vaticane, si è fatto menzione della presenza positiva e operosa dei cristiani. (Corriere della Sera, 7.11.07)

La legge risale ai primi di aprile - commenta a caldo un trader - ma è salita alla ribalta soltanto adesso perchè se ne è fatto menzione nella trimestrale di Eni presentata ieri. (Repubblica, 9.05.02)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Fabio48
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Intervento di Fabio48 »

È nel linguaggio comune di questa parte della Toscana usare il verbo "avanzare", nel senso di "avere in credito".

"Ho vinto la scommessa. Ti avanzo una cena"
"Quel cliente là è una pagaccia. Gli avanzo 2.000 € da sei mesi"
Oppure, un attaccabrighe che ha voglia di litigare, guarda il suo avversario in cagnesco e gli dice "Ma te che avanzi?" nel senso "Ma tu cosa vuoi da me?".
"Io vado dove mi pare a testa alta perché 'un m'avanza nulla nessuno!"

Proprio per i diversi significati di questo verbo, circolava, nel primo dopoguerra, una battuta che dicono fosse di un grande bevitore della zona, il quale, alla propria moglie che si lamentava per il fatto che lui spendeva troppo, rispose candidamente:
"Non ti preoccupare moglie! Lascia che avanzino che poi si fanno tutti prigionieri."

Cordiali saluti a tutti.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’errore menzionato nel messaggio iniziale è stato corretto in:

Il GRADIT attribuisce alla forma un utilizzo comune e gli conferisce il significato di ‘avere in credito’...

Va bene, ‘gli’ per ‘le’ è antico, lo sappiamo, ma la norma attuale è comunque ben salda per quanto riguarda l’italiano formale: ‘gli’ per il maschile, ‘le’ per il femminile (e qui ci si riferisce a ‘forma’: non si conferisce un significato a un uso, ch’io sappia, ma a una parola ossia una forma). Davvero strano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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