Ancora su «suo» e «proprio»

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bartolo
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Ancora su «suo» e «proprio»

Intervento di bartolo »

Chiedo scusa se mi soffermo ancora su un tema probabilmente già trattato molteplici volte e che riguarda l'uso del possessivo in relazione al soggetto - grammaticale e logico - di una frase:

«Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo/proprio posto per poter essere sollevato dal suo/proprio oneroso incarico».

"Il posto" è di Gianni, così come l'"oneroso incarico", eppure ho difficoltà a decidere il tipo di possessivo da usare.

Quale scelta dovrei operare nell'alternativa segnalata in neretto?

Grazie!
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

"Proprio" si riferisce sempre al soggetto. Quindi nella frase da lei citata il possessivo da adoperare è proprio.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Riporto, per completezza, la trattazione della GGIC (vol. 1, pp. 614-615).

Proprio viene frequentemente impiegato per sostituire l’aggettivo possessivo di III persona:

(57 a.) Mario ama piú di ogni altra cosa il suo mestiere.
(57 b.) Mario ama piú di ogni altra cosa il proprio mestiere.
(58 a.) I ragazzi hanno già programmato le loro vacanze.
(58 b.) I ragazzi hanno già programmato le proprie vacanze.

Si noti che, mentre in (57 a.) e (58 a.) è possibile riferire il possessivo sia al soggetto della frase sia a qualche altra persona già menzionata o recuperabile in base al contesto situazionale, le frasi (57 b.) e (58 b.) sono univoche, dato che il possessivo si riferisce necessariamente al soggetto.

L’uso di proprio al posto del possessivo di III persona è, invece, obbligatorio quando si fa riferimento ad un impersonale:

(59 a.) Ci si interroga troppo poco sul proprio destino.
(59 b.) *Ci si interroga troppo poco sul suo destino.
(59 c.) *Ci si interroga troppo poco sul loro destino.

Proprio è ugualmente obbligatorio nei casi in cui non viene espresso esplicitamente un soggetto impersonale, ma viene fatto riferimento ad un sintagma nominale non-specifico:

(60 a.) La propria casa è sempre il rifugio piú sicuro.
(60 b.) *La sua casa è sempre il rifugio piú sicuro.
(60 c.) *La loro casa è sempre il rifugio piú sicuro.
(61 a.) È difficile ammettere i propri limiti.
(61 b.) *È difficile ammettere i suoi limiti.
(61 c.) *È difficile ammettere i loro limiti.

In tutti i casi in cui compare un antecedente esplicito per proprio, esso deve trovarsi nella stessa frase minima dove si trova l’aggettivo possessivo:

(62 a.) Giorgio vuole che [Silvia riordini la propria camera].
(62 b.) *Giorgio vuole che [Silvia riordini la propria camera].

Queste caratteristiche sintattiche sono simili a quelle del pronome riflessivo (v. 12.2.): infatti proprio corrisponde semanticamente al SP di + sé.

Notiamo, infine, che l’uso pronominale di proprio si riferisce ad un possessore generico o impersonale:

(63) La gente trova sempre qualcosa da ridire sulla condotta altrui. Solo la propria viene considerata meritevole.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

In tutti i casi in cui compare un antecedente esplicito per proprio, esso deve trovarsi nella stessa frase minima dove si trova l’aggettivo possessivo:

(62 a.) Giorgio vuole che [Silvia riordini la propria camera].
(62 b.) *Giorgio vuole che [Silvia riordini la propria camera].
Ma allora, stando a quanto qui sopra riportato, "a rigor di logica", nel caso in oggetto (l'intenzione implicita, ripeto, è di attribuire a Gianni il possessivo: «Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo/proprio posto per poter essere sollevato dal suo/proprio oneroso incarico»), se si optasse per proprio, il lettore non potrebbe fare altro che giungere alla conclusione secondo cui "il posto" e "l'incarico" sono di Giuseppe. O no?
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

bartolo ha scritto:Ma allora, stando a quanto qui sopra riportato, "a rigor di logica", nel caso in oggetto (l'intenzione implicita, ripeto, è di attribuire a Gianni il possessivo: «Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo/proprio posto per poter essere sollevato dal suo/proprio oneroso incarico»), se si optasse per proprio, il lettore non potrebbe fare altro che giungere alla conclusione secondo cui "il posto" e "l'incarico" sono di Giuseppe. O no?
Sí, ha ragione, caro Bartolo. Se ho ben compreso il senso della frase, la «combinazione vincente» dovrebbe essere: «Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo posto per poter essere sollevato dal proprio oneroso incarico».
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Sí, ha ragione, caro Bartolo. Se ho ben compreso il senso della frase, la «combinazione vincente» dovrebbe essere: «Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo posto per poter essere sollevato dal proprio oneroso incarico».
Così pur io, caro Infarinato, sospetto che sia, coll'istinto. Poi però non riesco a riposarmi sulla "competenza naturale" e vorrei giustificare "logicamente" quella differente formulazione dei possessivi (suo/proprio) riferentisi al medesimo soggetto nella medesima frase.

Grazie! :?
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Infarinato ha scritto:Sí, ha ragione, caro Bartolo. Se ho ben compreso il senso della frase, la «combinazione vincente» dovrebbe essere: «Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo posto per poter essere sollevato dal proprio oneroso incarico».
Resto dell'idea che la "combinazione vincente" sia "...proprio...proprio..."
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Decimo
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Intervento di Decimo »

bartolo ha scritto: e vorrei giustificare "logicamente" quella differente formulazione dei possessivi (suo/proprio) riferentisi al medesimo soggetto nella medesima frase.
Il diverso uso di “suo” e “proprio” nel periodo dipende dal soggetto delle singole subordinate:
  • il soggetto della prima subordinata («che sia Giuseppe a piangere…») è Giuseppe, pertanto l’uso di “proprio” è errato e si opterà per suo, dal momento che il “posto” è di Gianni;
  • nella seconda subordinata, invece, esplicitabile in «affinché [Gianni] possa essere sollevato…», essendo Gianni il soggetto, è opportuno l’uso di proprio, per evitare interferenze col soggetto della prima subordinata.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Grande Decimo! Chiaro come il sole! Grazie! :lol:
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Federico
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Intervento di Federico »

Per ridurre la confusione potrebbe essere utile anticipare la finale implicita: «Per poter essere sollevato dal proprio oneroso incarico, Gianni chiede che sia Giuseppe a piangere al suo posto» (si potrebbe usare anche suo senza rischi).
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