«Scritto a computer»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Fausto Raso ha scritto:Spero, cortese Marco, che quanto lei ipotizza non si avveri mai: la nostra lingua sprofonderebbe ancora piú giú nel baratro.
Lo spero anch’io, ma non siamo noi a decidere...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Usare "a computer" per indicare un testo dattiloscritto, in contrapposizione a manoscritto, non mi pare una cosa così condannabile: quand'era in auge macchina per scrivere, si diceva, giustamente, "a macchina" per indicare un qualsiasi scritto non scritto "a mano", oggi, invece si usa il computer, che si è imposto anche come naturale evoluzione della macchina per scrivere.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

PersOnLine ha scritto:Usare "a computer" per indicare un testo dattiloscritto, in contrapposizione a manoscritto, non mi pare una cosa così condannabile: quand'era in auge macchina per scrivere, si diceva, giustamente, "a macchina" per indicare un qualsiasi scritto non scritto "a mano", oggi, invece si usa il computer, che si è imposto anche come naturale evoluzione della macchina per scrivere.
Condivido il suo ragionamento. Il DOP ha attestato, finalmente, computiere, potremmo dire, quindi, :wink: computierizzato.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ma vogliamo smettere quest’abitudine assurda di dire computer? Calcolatore e elaboratore significano lo stesso, anche senza scomodare l’adattamento castellaniano computiere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

PersOnLine ha scritto:Usare "a computer" per indicare un testo dattiloscritto, in contrapposizione a manoscritto, non mi pare una cosa così condannabile: quand'era in auge macchina per scrivere, si diceva, giustamente, "a macchina" per indicare un qualsiasi scritto non scritto "a mano", oggi, invece si usa il computer, che si è imposto anche come naturale evoluzione della macchina per scrivere.
Secondo me non potrà che diffondersi, per analogia: scritto a macchina, a penna, a mano, in rete si legge anche a gesso (in minoranza rispetto a con il gesso). Probabilmente siamo in una fase di uso incipiente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certo: o si considera la lingua come un oggetto di plastica, o come un oggetto prezioso, da tutelare (e insisto, anche l’Accademia della Crusca parla di tutela della lingua, anche se..., ecc., e cosí non è vero che le lingue si tutelino da sé). Si può fare di tutto per incoraggiare un uso corretto o scorretto della lingua. Non ci sono né vincitori né vinti. Alla fine restano solo rovine.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Ladim ha scritto:
Marco1971 ha scritto:[P]er ora la locuzione *a computer è un errore di lingua [...].
Senza dubbio.
Io il dubbio ce l'avrei, caro Ladim, e lo giustificherei, in parte, proprio con le sue sottili, e condivisibili, precedenti considerazioni.
Con la diffusione del computer come mezzo di scrittura l'attenzione del parlante si sposta dal mezzo particolare a una generica forma di scrittura.

Entrano in gioco, come ricordava lei, non solo fattori di semplificazione ma anche psicologici che portano a una più o meno involontaria distinzione tra la presenza e l'assenza dell'articolo.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, tutto vero, ma giustificare o spiegare il perché d’un fenomeno non basta a renderlo «corretto»: la correttezza deriva dall’uso ripetuto e maggioritario delle persone istruite. Per il momento, questo torno è largamente marginale rispetto a quello con l’articolo, e non si vede perché si dovrebbe a tutti i costi accelerare il cambiamento delle norme per puro gioco.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Ma lei pensa veramente che un giudizio di non totale disapprovazione possa accelerare il cambiamento della norma?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certo che no. Che c’entra? Ho forse detto che il giudizio di un utente può accelerare il cambiamento delle norme? Siamo in un foro di discussione, tutto qui, ognuno dice quel che pensa. :)

Nessuno può guidare l’evoluzione della lingua, ma certo non fanno male, ogni tanto, consigli che riconducono a maggior disciplina. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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