«Avere a che fare»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

caixine ha scritto:Caro Marco
non per sterile polemica ma per correttezza antropologica devo specificare che non sono del tutto d'accordo con la sua affermazione sovrasottolineata, in quanto:
1) non è certo la lingua italiana il discrimine tra un'antropomorfa e l'essere umano; persino le macchine riescono a parlare la lingua italiana;
2) la cultura/coltura non è certo riducibile all'uso della lingua italiana o al suo uso "corretto" secondo le indicazioni o il modello di taluni "specialisti".
La coltura o cultura come la spiritualità si possono esprimere in tutte le lingue del mondo: la scienza matematica e la sienza spirituale (non mi riferisco alle ideologie religiose ma all'universalismo spirituale) si possono esprimere in tutte le lingue del mondo. Eppoi la coltura/cultura è anche saper adoperare per benino e la testa e le mani e non solo la lingua: un bravo agricoltore e un bravo marangon valgono tanto quanto un bravo professore di lettere, di qualsiasi letteratura o lingua. E un sordomuto può adoperare la testa (intelletto) e le mani meglio di un grande letterato. :wink:
Neanch'io voglio fare sterile polemica, ma… che cosa significa codesto discorso? Le macchine possono parlare anche il veneto veronese: e con ciò?

Marco parlava di rigore e di cultura riferendosi all'espressione scritta (sta nel testo che lei ha citato!). Non credo ci si possa sbagliare, a meno che non si voglia – ma spero non sia il suo caso – mettere in discussione la lingua italiana come lingua nazionale; e magari pure l'Italia come unità politico-amministrativa.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 07 gen 2011 22:48, modificato 1 volta in totale.
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caixine
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Intervento di caixine »

Il mio ragionamento è partito commentando l'intervento del signor merlo e lo sviluppo ne :wink: è una conseguenza.

Credo sia a tutt'oggi difficile per le macchine parlare il veneto veronese, poiché :wink: non è ancora così codificato come l'italiano e anche perché :wink: le varianti parlate liberamente e naturalmente in area veronese sono molteplici.

Sul resto ognuno ha i suoi gusti e i suoi sogni; qui :wink: mi limito a trattare della lingua umana nelle sue varianze italiche tra cui la lingua italiana (nata quando ancora non esisteva lo stato italiano) e delle altre lingue anche dette famigliarmente dialetti.

Poi, le fedi religiose di ognuno, sono cosa privata anche per quelle applicate alla politica, che vanno rispettate e di cui non mi interessa discutere in questa sede deputata agli approfondimenti linguistici.
Come diceva Dante la lingua (quella materna o dialetto o volgare) è una cosa e la grammatica (al suo tempo il latino) è un'altra.
Per me la lingua italiana è quello che era la grammatica per Dante.
Eppoi c'è l'Europa con il suo Inno alla Gioia, bellissimo!
Ultima modifica di caixine in data sab, 08 gen 2011 7:07, modificato 2 volte in totale.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

caixine ha scritto:...e lo sviluppo è una conseguenza.

...poichè non è ancora così codificato come l'italiano e anche perchè...

...quì mi limito a trattare della lingua umana...
Non se n’abbia a male, ma quattro errori di base in un solo breve intervento sono parecchi, e troppi per la qualità complessiva delle pagine di questo libro vivente.

Mi permetto di farle notare che lei non tratta un bel nulla: semina solo confusione affrontando temi che, secondo ogni evidenza, le sfuggono in gran parte.

Da parte mia è questo l’ultimo avvertimento: s’informi prima d’intervenire, migliori la qualità del suo italiano, o smetta di esprimersi con toni che non si confanno alle sue reali conoscenze.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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caixine
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Intervento di caixine »

Grazie per la segnalazione degli errori.
Sul resto del suo intervento in cui palesemente domina il malanimo, preferisco non commentare, su certe questioni i fatti contano più delle parole anche a prescindere dall'ortografia errata degli accenti.

Non mi sono mai nemmeno sognato di raccontare in giro o di presentarmi agli sconosciuti come un sapiente o un esperto sulle cose della lingua umana e delle sue varianti, però da appassionato mi faccio delle domande e in qualche caso trovo da solo delle ottime risposte le quali talvolta possono anche contrastare con le cattive risposte di altri che si propongono, questi sì come sapienti o esperti, a parte qualche virtuoso, competente e modesto cruscatante.

Ci conosciamo da qualche anno, dai tempi del forum della Crusca e i miei interventi qui in Cruscate sono saltuari e generalmente cerco di evitare derive ideologico-politiche però non posso fare a meno di affrontare le questioni linguistiche per cercare di conoscere meglio la lingua umana.
Se questo la turba non posso farci nulla e non è cattiveria la mia, ripeto solo puro desiderio di conoscere per benino le cose.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
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