Portano, portavano: dubbio

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Portano, portavano: dubbio

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Questa frase mi solleva un dubbio:

Pregando di non beccare nessuno che usciva dal palazzo mi sono infilato nell’androne e sono corso sulla passerella rossa, sono passato accanto all’ascensore e mi sono buttato per le scale che portavano alle cantine.

Quel portavano è corretto? O non sarebbe meglio dire portano, visto che le scale esistono di per sè, si suppone, e non sono scomparse?
Ultima modifica di Periplo in data mar, 15 feb 2011 17:51, modificato 1 volta in totale.
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, la frase è corretta. È un caso simile a Sapevo che eri/sei sposato: col presente s’insiste sull’attualità; l’imperfetto invece è dovuto all’attrazione di sapevo. Nella narrazione al passato è preferibile l’imperfetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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La ringrazio Marco.
Quindi vale anche per questa frase:

Non una sola speranza aveva un qualsiasi senso, tutto si riassumeva in un passato nel quale si disperdevano i giorni, come non fossero mai esistiti, in un presente senza scopo e in un futuro senza speranza.

Non lo so perchè, è solo una questione di orecchio, ma mi suona meglio al presente:

Non una sola speranza aveva un qualsiasi senso, tutto si riassumeva in un passato nel quale si disperdono i giorni, come non fossero mai esistiti, in un presente senza scopo e in un futuro senza speranza.
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Intervento di Marco1971 »

In questa frase il presente sarebbe davvero alquanto marginale. L’uso normale prevede l’imperfetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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In che senso marginale?
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nel senso di ‘non comune’. Riporto dalla GGIC (vol. II, I.2.2.1.2, p. 75):

Ugualmente, si può trovare l’imperfetto in contesti al passato a proposito di eventi che permangono inalterati nel tempo, almeno fin tanto che durino le condizioni da cui dipendono (si pensi ad es. a stati di cose intemporali e onnitemporali, che normalmente sono espressi con il presente):

(84) Fin dai tempi di Copernico e Galilei ci si accorse che la terra girava intorno al sole.

L’uso dell’imperfetto al posto del presente in tutti questi casi è dovuto all’applicazione di una regola di concordanza dei tempi (per cui v. XII.3.1.1.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Periplo »

Sì, l'applicazione di una regola di concordanza dei tempi. Lo capisco.
Rimane il fatto che la terra gira intorno al sole. :)
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Vede come funziona la lingua? Diciamo tutti Non sapevo [che] tu fossi qui anche trovandoci davanti all’interlocutore. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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