Le grammatiche sono quel che sono, spesso semplificazioni. Dicono che senza, unito a un pronome personale, vuole per forza la preposizione di. È questo l’uso piú diffuso oggi nello scritto formale, e sta bene. Però non è scorretta l’omissione della preposizione di: anzi, ne abbiamo, sull’arco di sette secoli, ínclite testimonianze:
Ma io che debbo altro che pianger sempre,
misero et sol, che senza te son nulla? (Petrarca, Canzoniere, 359)
Chi senza te l’indrizza e l’assecura? (Tasso, Gerusalemme Liberata, 19)
Quasi incredibil parmi
Che la vita infelice e il mondo sciocco
Già per gran tempo assai
Senza te sopportai; (Leopardi, Il pensiero dominante)
È uno sforzo cosí mesto
Viverla senza te questa tua vita! (Pascoli, Myricae)
Nulla i miei carmi senza te valgono; (D’Annunzio, Primo Vere)
Il Treccani pone un saggio «di solito» per l’aggiunta di di davanti a pronomi personali, e il De Felice-Duro, che ne è a un tempo la riduzione e l’aggiornamento, scrive (sott. mie):
...per lo piú nella forma s. di con i pronomi personali e dimostrativi: [...] s. te, s. voi, senza loro (e piú com. s. di te, s. di voi, s. di loro) non esco.
Un linguista, ingenuamente, ha pensato ai cantautori invece che ai nostri poeti... Come si dice in francese, nous n’avons pas les mêmes références.
«Senza» + pronome personale
Moderatore: Cruscanti
«Senza» + pronome personale
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Giusta osservazione. Esempi in prosa:
Non mi lasciar, diss’io, cosí disfatto, come io sarei qui, senza te. (Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia)
...risposono gli operai: “E’ non vuol far niente senza te”. (Vasari, Le vite)
Ma non voglia Iddio che senza te io viva... (Bandello, Novelle)
Né tu puoi distruggerla senza lui, né egli senza te. (Tasso, Lettere)
...perché tutto il tempo che passo senza te, mi pare ed è veramente perduto... (Leopardi, Lettere)
Ma la mamma senza te c’è stata per tutt’un mese... (Pirandello, Berecche e la guerra)
Non mi lasciar, diss’io, cosí disfatto, come io sarei qui, senza te. (Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia)
...risposono gli operai: “E’ non vuol far niente senza te”. (Vasari, Le vite)
Ma non voglia Iddio che senza te io viva... (Bandello, Novelle)
Né tu puoi distruggerla senza lui, né egli senza te. (Tasso, Lettere)
...perché tutto il tempo che passo senza te, mi pare ed è veramente perduto... (Leopardi, Lettere)
Ma la mamma senza te c’è stata per tutt’un mese... (Pirandello, Berecche e la guerra)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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