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Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Buonasera a tutti.

Mi è sorto un dubbio sulla correttezza dell'uso di "precedente" seguito direttamente da vocabolo senza preposizione.

Es.:

L'elenco X deve essere precedente l'elenco Y.

Oppure

L'elenco X deve ssere precedente all'elenco Y.

Sono accettabili entrambi i casi? Oppure uno solo è quello corretto?

Grazie :)
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Quand’è aggettivo, vuole la preposizione a. Nel suo esempio:

L’elenco X dev’essere precedente all’elenco Y. (Perché c’è il verbo essere.)

Se invece ha valore verbale di participio presente, sono ammesse le due costruzioni. Ad esempio:

L’anno precedente alla guerra o l’anno precedente la guerra (= che precede).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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.Silvia.
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Grazie

Intervento di .Silvia. »

Era proprio come pensavo. Non è corretto. Grazie.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :) Gli esempi letterari, in buona copia, confermano. Ne riproduco solo tre (due con la preposizione e uno senza).

...e con aperta visione ne’ miei sonni, la notte precedente al giorno il quale a’ miei danni dovea dare principio, mi chiarirono le future cose in cotale guisa. (Boccaccio)

Conti montò su le furie, gli diede una solennissima strapazzata, e col denaro alla mano in termine di poche ore nella notte medesima precedente al giorno del pagamento furono trovate le necessarie iscrizioni al 38 e mezzo, ma a condizioni migliori delle già da voi accordate al Gargantini. (Monti)

Séguita l’anno mille cinquecento venti: nel quale, continuandosi per le medesime cagioni per le quali era stata conservata l’anno precedente la pace di Italia, cominciorono molto ad ampliarsi dottrine nate di nuovo, prima contro all’autorità della Chiesa romana dipoi contro alla autorità della cristiana religione. (Guicciardini)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Quindi non si tratta di regola assoluta, bensì a discrezione? Posso considerare non corretta la frase senza preposizione oppure sarebbe meglio dire che è preferibile usare la preposizione? :roll:
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nella sua frase, gentile Silvia, la preposizione è obbligatoria, perché precedente è chiaramente aggettivo puro (preceduto dal verbo essere, e non si può dire *l’elenco X dev’essere ‘che precede’ l’elenco Y).

Mi sono reso conto che l’esempio del Guicciardini è forviante (ma ormai non modifico), è come se mancassero due virgole:

...per le medesime cagioni per le quali era stata conservata, l’anno precedente, la pace di Italia, cominciorono molto ad ampliarsi dottrine nate di nuovo...

Oppure interpreto male?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non fa una piega

Intervento di .Silvia. »

Credo sia proprio l'interpretazione corretta. Non avevo riflettuto su quel dettaglio. Sarà anche l'ora... :)
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
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Intervento di Marco1971 »

Formuliamo una regola pratica: quando si può sostituire precedente/i con che precede/precedono (o precedeva(no)/precedette(ro), ecc.), allora è ammessa l’omissione della preposizione a. Se la sostituzione dà una frase grammaticalmente inaccettabile, la preposizione a diventa obbligatoria.
Ultima modifica di Marco1971 in data dom, 13 mar 2011 3:05, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Bene

Intervento di .Silvia. »

Avere regole certe rende tutto molto più semplice.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, quando si può fornire regole sicure, e faccio tutto il possibile per rendere funzionale il dizionario che sto compilando, fornendo i consigli, che, spero, i consultatori apprezzeranno.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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