«Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

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Zabob
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«Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Zabob »

La frase che vorrei analizzare è «Non mi aspettavo che Maria venisse/sarebbe venuta a prendermi».

Raccontino:
«Tutti i giorni il solito tragitto, casa-lavoro e alla sera il contrario; sceso alla stazione, devo farmi ancora una bella camminata fino alla mia abitazione. Anche quando pioveva o c'era sciopero dei mezzi, mai Maria era venuta a prendermi con la sua macchina per accompagnarmi. Non mi aspettavo certo che venisse a prendermi quella sera.»

1) Immagino si possa dire «che venisse a prendermi» o «che sarebbe venuta a prendermi», indipendentemente dal fatto che l'evento poi si realizzi.
2) Piuttosto, la scelta fra «non mi aspettavo che venisse» e «non mi aspettavo che sarebbe venuta» potrebbe dipendere (e suggerire nel lettore) la diversa collocazione temporale in cui viene formulata la considerazione:
2a) «[Mentre in treno guardavo fuori dal finestrino] non mi aspettavo che Maria sarebbe venuta a prendermi» (futuro nel passato);
2b) «[Mentre uscivo dalla stazione e già incominciavo a incamminarmi] non mi aspettavo che Maria venisse a prendermi» (ma proprio in quel momento era lì).
3) Oppure, la scelta fra condizionale passato e congiuntivo può dipendere dalla maggiore o minore probabilità che l'evento si verifichi:
3a) «Non mi aspettavo che Maria venisse a prendermi quella sera.» (=Non viene mai o quasi mai, quindi è anche la scelta corretta in base all'enunciato del racconto);
3b) «Non mi aspettavo che Maria sarebbe venuta a prendermi quella sera.» (=di solito viene, ma quella sera mi aspettavo il contrario).

Gradirei pareri sulla bontà dell'analisi.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Penso che le frasi 2a e 2b esemplifichino perfettamente i rapporti di contemporaneità e di posteriorità che vi sono tra il tempo passato della frase reggente e la subordinata. A ogni modo, sovente capita che anch'io sia in preda all'indecisione più totale allorché devo decidere quale dei due modi verbali usare. Soprattutto quando l'evento non s'è avverato. Pensavo venissi alla festa o pensavo saresti venuta alla festa, per esempio?
Avatara utente
Zabob
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Intervento di Zabob »

Ivan92 ha scritto:Pensavo venissi alla festa o pensavo saresti venuta alla festa, per esempio?
In attesa di pareri più autorevoli, in questo caso secondo me la scelta del condizionale rispetto al congiuntivo è in relazione con l'aspettarsi o no che l'evento si avveri, e può anche prescindere dal suo compiersi.
Porto un esempio con sperare:

a- «Mia moglie mi ha lasciato, ma speravo che tornasse»
b- «Mia moglie mi ha lasciato, ma speravo che sarebbe tornata»

Non do informazioni sul fatto che poi mia moglie sia tornata, solo nel primo caso intendo suggerire che "ci speravo fino a un certo punto", nel secondo che "ci contavo". Addirittura potrei sostituire speravo con mi sono illuso (escludendo quindi la componente della fiducia), e ugualmente costruire la frase con il condizionale («mi sono illuso che sarebbe tornata»), dando però a questa scelta modale una preminente valenza di futuro nel passato. Almeno, io la vedo così.
Questa sfumatura viene resa anche con la reggente al presente («spero che torni»/«spero che tornerà»).

Anche nel suo esempio, pertanto, ritengo che «pensavo saresti venuta alla festa» indica una maggior considerazione che l'evento si realizzasse (o, se preferisce, che si sarebbe realizzato :wink: ).
Ultima modifica di Zabob in data gio, 03 lug 2014 1:04, modificato 1 volta in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

La ringrazio del suo contributo. :)

Per quanto mi riguarda, non credo che l'uso del condizionale composto implichi che un dato evento si sarebbe potuto realizzare con maggiore probabilità. In Speravo che tornasse, il desiderio è attuale o proiettato nell'immediato futuro. In Speravo che sarebbe tornata, la speme riguarda un futuro piú remoto, rispetto ovviamente all'azione della frase principale. Il problema, secondo me, è un altro: non si conoscono i confini precisi della contemporaneità e della posteriorità d'un evento. Quando cessa d'esser contemporaneo? Quando diviene posteriore? Lo stesso concetto di futuro immediato non è perspicuo. I dieci minuti che succedono a un dato evento, per esempio, fanno parte d'un futuro immediato? O sono già "posteriori" rispetto al suddetto evento? Si rischia cosí di sprofondare negli abissi del relativismo e di scegliere uno dei due modi in base alle credenze d'ognuno. A farne le spese, solitamente, è il condizionale.
dastur67
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Intervento di dastur67 »

Secondo me, l'utilizzo del condizionale sarebbe giustificato laddove ci fosse una condizione:

Non pensavo che sarebbe venuto anche lui, se avessimo deciso di mangiare in pizzeria.
Speravo che sarebbe tornata, se le avessi confessato che l'amavo.

Se non ci sono condizioni, l'uso del condizionale diventa una forzatura, accettata nel linguaggio quotidiano. La forma corretta, a ogni modo, sarebbe:

Non pensavo che venisse anche lui.
Speravo che tornasse.

Argomentazioni relative alla contemporaneità o meno degli eventi non sono supportate da regole ben definite, pertanto considero arbitrario l'utilizzo del condizionale lì dove non vengano specificatamente espresse condizioni ben chiare.
Avatara utente
lorenzos
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Intervento di lorenzos »

dastur67 ha scritto:Secondo me, l'utilizzo del condizionale sarebbe giustificato laddove ci fosse una condizione:
Non pensavo che sarebbe venuto anche lui, se avessimo deciso di mangiare in pizzeria.
Speravo che sarebbe tornata, se le avessi confessato che l'amavo.
Se non ci sono condizioni, l'uso del condizionale diventa una forzatura, accettata nel linguaggio quotidiano.
Cioè, mi scusi, il marito non può dire:
  • 1. "Clara, non pensavo che saresti tornata così presto"?
Sarebbe una forzatura dire:
  • 2. "Luigi, tu qui? Non pensavo che saresti venuto anche tu"
oppure
  • 3. "Non pensavo che sarebbe arrivato solo terzo"?
Se la questione è la mancanza di condizioni, queste ci sono sempre, seppur sottintese:
  • 1. "Clara, (di solito quando ti arrabbi stai via una settimana) non pensavo ecc."
    2. "Luigi, (ti sapevo a Roma) non pensavo ecc."
    3. "(Si trattava di un torneo parrocchiale) Non pensavo ecc."
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
dastur67
Interventi: 3
Iscritto in data: sab, 15 dic 2018 19:24

Intervento di dastur67 »

Sì, nel linguaggio parlato è accettato.
È anche vero che, molto spesso, le condizioni sono sottintese.

Se volessi dare retta alla grammatica ufficiale, tuttavia, questa mi direbbe di usare il congiuntivo dopo il "che". Tant'è che il congiuntivo, a scuola, si declina premettendo il "che" prima del pronome personale.

Le frasi da Lei riportate possono assumere la seguente forma letteraria:

Clara, non pensavo che venissi così presto!
Luigi, tu qui? Non pensavo che venissi anche tu!
Non pensavo che arrivasse solo terzo!
Avatara utente
Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Intervento di Animo Grato »

dastur67 ha scritto:Sì, nel linguaggio parlato è accettato.
Per favore, non diffondiamo false credenze!
Per indicare il «futuro del passato» oggi è di regola il condizionale composto: «credevo che saresti venuto l'indomani». (Serianni, Grammatica Italiana, XIV.58.d). Frase perfettamente sovrapponibile a Non pensavo che sarebbe venuto (non venisse).
Non si tratta quindi di un uso «accettato nel parlato», ma semplicemente di buon italiano (parlato, scritto e letterario).
A scanso di equivoci, sottolineo che la precisazione di Serianni («oggi è di regola») non è in opposizione a un ipotetico congiuntivo, ma al condizionale presente, che è «di regola» in Manzoni (pensò che questo [...] gli risponderebbe subito, I Promessi Sposi, XVI 8).
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
dastur67
Interventi: 3
Iscritto in data: sab, 15 dic 2018 19:24

Intervento di dastur67 »

Il fatto che questa discussione abbia ritrovato nuova linfa, dopo aver sonnecchiato per ben cinque anni dal lontano giugno 2014, la dice lunga sull'interesse di tutti noi per la nostra lingua italiana.
Mi permetto, a questo punto, di apportare un mio ulteriore modesto contributo, cercando di fare chiarezza e di riordinare le idee, le mie per prime, cosciente del fatto che seminiamo tutti nello stesso solco...

Il titolo della discussione è "Non mi aspettavo che... + congiuntivo o condizionale?"
Procederò con degli esempi.

Supponiamo che siamo insieme ad amici e che abbiamo deciso tutti insieme di andare in pizzeria.
Un nostro amico, Luigi, ci aveva precedentemente comunicato il suo disinteresse per l'evento.

Quando ancora siamo sul luogo dell'appuntamento, uno dei miei compagni mi dice: "Sai che viene anche Luigi in pizzeria?". E io: "Ma dai! Non mi aspettavo che venisse anche Luigi!"
Oppure:
quando ancora siamo sul luogo dell'appuntamento, PRIMA di andare in pizzeria, si vede arrivare Luigi.
Io esclamo a chi mi sta vicino: "Toh! C'è anche Luigi! Non mi aspettavo che venisse anche lui!";
rivolgendomi direttamente a Luigi, potrei dirgli: "Ciao Luigi! Non mi aspettavo che venissi anche tu!".

Si va tutti in pizzeria e, A FINE CENA, dico a Luigi: "Sai Luigi, non mi aspettavo che saresti venuto anche tu!" (a cena ultimata, io personalmente avrei delle remore nell'usare la seguente costruzione: "Non mi aspettavo che venissi anche tu!").
Questo per quanto riguarda il discorso diretto.

Qualora il discorso fosse di tipo indiretto, potrei usare rispettivamente le seguenti costruzioni:
"Avevamo ormai quasi tutti raggiunto il luogo fissato per l'appuntamento ed eravamo pronti per andare in pizzeria, quando vedo sopraggiungere Luigi. A dir la verità non mi aspettavo che venisse anche lui.";
"Avevamo ormai quasi tutti finito di mangiare, e guardavo Luigi. A dir la verità non mi sarei aspettato che sarebbe venuto anche lui.".

A questo punto, congiuntivo o condizionale? Dipende!! Proviamo a buttare giù una regoletta:

se il discorso è di tipo "diretto" e se ancora l'esecuzione di un'azione non è certa, io propenderei per l'utilizzo del congiuntivo:
"Non mi aspetto che lui venga", "Non mi aspettavo che lui venisse";
se l'azione è ormai definita e certa, allora userei il condizionale:
"Non mi aspettavo che sarebbe venuto".

Se il discorso è di tipo "indiretto", idem come sopra:
"A questo punto uno dei compagni si fa avanti e mi dice che non si aspetta che Luigi venga in pizzeria",
"A quel punto uno dei compagni si fece avanti e mi disse che non si aspettava che Luigi venisse in pizzeria".
"A fine cena, uno dei compagni si fece avanti e mi disse che non si sarebbe aspettato che Luigi sarebbe venuto in pizzeria".

Un'ultimo esempio: parlando con due amici, li invito a fare un viaggio in Uzbekistan, ma loro mi dicono che ci sono già stati. Esclamo:
Non mi aspettavo che foste già stati lì!" (certo non posso dire: "Non mi aspettavo che sareste già stati lì"!).

Se ne deduce che, nel rispetto della natura del modo congiuntivo, l'utilizzo di questo andrebbe preferito lì dove c'è dubbio e incertezza. Contrariamente, ci si rifà al condizionale, che effettivamente è il modo utilizzato per indicare un'azione futura nel passato.

Per quanto riguarda il Manzoni, ricordiamo tutti che andò a "sciacquare i panni in Arno", ma non vorrei che qualche zacchera gli fosse comunque rimasta appiccicata sui vestiti...

Rimango ovviamente aperto a ogni critica, e ringrazio sin da ora gli amici che vorranno contribuire a fissare delle regole, se di regole si può parlare per una lingua che con una parola può esprimere un significato e il suo esatto contrario allo stesso tempo.

Dalla grammatica di una lingua si capisce l'anima del popolo che la parla...
Ultima modifica di dastur67 in data mar, 19 feb 2019 23:31, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

dastur67 ha scritto:Per quanto riguarda il Manzoni, ricordiamo tutti che andò a "sciacquare i panni in Arno", ma non vorrei che qualche zacchera gli fosse comunque rimasta appiccicata sui vestiti...
Intervengo soltanto per precisare che il condizionale semplice in luogo del composto per esprimere il futuro nel passato era comune nella lingua letteraria tradizionale. Cito dalla Grammatica dell’italiano antico, Bologna: «Il Mulino», 2010, § XIII.1.7.3:
  • A differenza dell’it. mod., in cui è il condizionale composto a ricorrere nella funzione di futuro del passato […], in it. ant. tale funzione è svolta dal condizionale semplice […]:
    (151) E cosí, tra ’l sí e ’l no, vinse il partito che non lile darebbe [non glielo avrebbe dato] (Novellino, 33, rr. 13-14)
    (152) …sapea che sarei domandato [sarei stato interrogato]… (Bono Giamboni, Libro, cap. 15, par. 1)
Dario G
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Iscritto in data: sab, 31 ago 2019 21:33
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Re: «Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Dario G »

Buonasera a tutti,

mi ricollego all’ultimo intervento di dastur67, di cui riporto alcuni passaggi (sottolineature mie):
[...] quando ancora siamo sul luogo dell'appuntamento, PRIMA di andare in pizzeria, si vede arrivare Luigi.
Io esclamo a chi mi sta vicino: "Toh! C'è anche Luigi! Non mi aspettavo che venisse anche lui!";
rivolgendomi direttamente a Luigi, potrei dirgli: "Ciao Luigi! Non mi aspettavo che venissi anche tu!".

Si va tutti in pizzeria e, A FINE CENA, dico a Luigi: "Sai Luigi, non mi aspettavo che saresti venuto anche tu!" [...]

A questo punto, congiuntivo o condizionale? Dipende!! Proviamo a buttare giù una regoletta:

se il discorso è di tipo "diretto" e se ancora l'esecuzione di un'azione non è certa, io propenderei per l'utilizzo del congiuntivo:
"Non mi aspetto che lui venga", "Non mi aspettavo che lui venisse";
se l'azione è ormai definita e certa, allora userei il condizionale:
"Non mi aspettavo che sarebbe venuto".

Se il discorso è di tipo "indiretto", idem come sopra [...]
Se il criterio discretivo tra i due modi verbali fosse quello suesposto, allora si dovrebbe usare il condizionale — non il congiuntivo — per esprimere il sopraggiungimento di Luigi sul luogo dell’appuntamento: a questo punto, infatti, la sua partecipazione alla cena è scontata, sicché ben può dirsi che «l’azione è ormai definita e certa».

A ogni buon conto, secondo me, la scelta del modo dopo l’espressione non mi aspettavo che dipende, da un lato, dal rapporto temporale tra le frasi e, dall’altro, dal contesto (ossia da come il parlante percepisce la realtà enunciata).

a) Se le azioni sono legate da un rapporto di prossimità cronologica e l’evento non si è ancora realizzato, posso impiegare, in linea di principio, sia il congiuntivo sia il condizionale:
1. Ecco il treno: non mi aspettavo che arrivasse/sarebbe arrivato in orario.
Analogamente:
2. Non mi aspettavo [fino a poco fa] che Luigi venisse/sarebbe venuto alla cena di stasera.

In pratica, selezionerò il congiuntivo per esprimere un’azione avvertita come del tutto inconsueta o improbabile (non basta l’incertezza a rendere un’azione ‘inaspettata’):
3. Non mi aspettavo proprio che Luigi venisse con la febbre!

b) Al di fuori di un contesto di contiguità temporale tra le azioni, userò il condizionale per esprimere l’idea di posteriorità:
4. Non mi aspettavo che Luigi sarebbe venuto alla cena di domani.

c) Per esprimere la realizzazione dell’evento e, quindi, l’idea di ‘futuro nel passato’, userò di regola il condizionale:
5. Non mi aspettavo che Luigi sarebbe venuto all’appuntamento/a cena (invece è venuto).
6. Non mi aspettavo che Maria sarebbe venuta a prendermi quella sera (esempio proposto da Zabob).
7. Non mi aspettavo che avresti superato l’esame.

Ritengo tuttavia lecito l’uso del congiuntivo allorché le azioni sono in rapporto di simultaneità tra loro e rispetto al momento dell’enunciazione (evidentemente perché viene meno, o quantomeno si affievolisce, l’esigenza di scolpire il senso di ‘futuro nel passato’):
8. Ciao Luigi! Non mi aspettavo [fino a un momento fa] che venissi anche tu!

Anche qui il congiuntivo consente di sottolineare l’inusualità o improbabilità o impensabilità (intesa in senso soggettivo) dell’azione inattesa:
9. Non mi aspettavo che tornassi così presto (poiché solitamente rientri tardi).
10. Non mi aspettavo che tu [che non sei mai stato violento] mi dessi uno schiaffo!

Ringrazio sin d’ora chi vorrà commentare il mio intervento.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Marco1971 »

Mi sembra un’analisi ampiamente condivisibile. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario G
Interventi: 169
Iscritto in data: sab, 31 ago 2019 21:33
Località: Roma

Re: «Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Dario G »

La ringrazio sentitamente.
Sonia957
Interventi: 1
Iscritto in data: mer, 11 ott 2023 12:22

Re: «Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Sonia957 »

Salve a tutti,
a proposito della presente discussione, vorrei sottoporvi il periodo seguente:

"poteva solo far giurare ai figli che non facessero avvicinare nessun prete al suo letto di morte e sperare che mantenessero la promessa".

Il soggetto in questione non sa, ma confida fortemente che i figli ubbidiscano alle sue volontà. Questa frase è corretta?

Non sarebbe forse meglio:

"poteva solo far giurare ai figli di non far avvicinare nessun prete… e sperare che avrebbero mantenuto la promessa"?

Grazie mille.
Graffiacane
Interventi: 388
Iscritto in data: ven, 30 lug 2021 11:21

Re: «Non mi aspettavo che» + congiuntivo o condizionale?

Intervento di Graffiacane »

Sonia957 ha scritto: mer, 11 ott 2023 12:34 "poteva solo far giurare ai figli che non facessero avvicinare nessun prete al suo letto di morte e sperare che mantenessero la promessa".

Il soggetto in questione non sa, ma confida fortemente che i figli ubbidiscano alle sue volontà. Questa frase è corretta?

Non sarebbe forse meglio:

"poteva solo far giurare ai figli di non far avvicinare nessun prete… e sperare che avrebbero mantenuto la promessa"?
Buongiorno,
a parte l'impressione di maggiore scorrevolezza che mi dà il costrutto implicito, non vedo problemi nell'uso del congiuntivo imperfetto. Semmai, per evidenziare l'ottimismo del genitore circa l'esaudimento delle proprie richieste, si potrebbe adoperare, com'è stato indicato precedentemente, il condizionale passato.
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