«Uscire il cane» e «sedere il bambino»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Ferdinand Bardamu
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«Uscire il cane» e «sedere il bambino»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sull’uso, popolare e regionale, di verbi come uscire e sedere con l’oggetto diretto non ci sarebbe molto di nuovo da aggiungere. Neanche la Crusca è particolarmente originale nel rispondere a un quesito dei lettori: «Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali». La frase è chiarissima: si può usare (ma si è sempre potuto usare!) in usi regionali e popolari nonostante i suoi limiti grammaticali, perché è breve ed efficace.

Sui giornali sono però apparse sintesi tese come sempre solo al sensazionalismo acchiappaclic, quali: «Accademia della Crusca: si può dire «siedi il bambino» e «esci il cane». È la rivincita del Sud». Come se Vittorio Coletti avesse cancellato un divieto secolare imposto ai parlanti del Meridione. E come se ora un campano, un siciliano o un pugliese potessero scrivere, senz’essere ripresi per l’errore, «Esco i soldi» in situazioni comunicative in cui è richiesta l’adesione alla norma. Niente di nuovo in questo atteggiamento superficiale, che la stampa condivide con il popolo delle reti sociali: l’avevamo già visto per petaloso.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

In casi come questo sento più viva la nostalgia di un rigido prescrittivismo, che non arginerebbe il cattivo uso (quando mai gli inviti all'attenzione, allo scrupolo, direi quasi al senso civico linguistico sono stati ascoltati?) ma almeno conforterebbe i superstiti testimoni di quello che fu l'idioma nazionale.
Invece si concede il dito, ben sapendo che subito seguirà il braccio, la spalla, il cuore e i polmoni... e via sbracando!
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo. È vero anche questo: la Crusca è un’istituzione ben nota ma il grande pubblico ne conosce i pareri solo attraverso le sintesi distorte dei giornali. Questo dovrebbe portare i cruscanti ad ampliare la spiegazione quando si tratta di giudicare parole e costrutti ai limiti dell’accettabilità (o addirittura non stàndari).

Le parole di Coletti sono chiare, ma sarebbe stato meglio se avesse aggiunto che nei registri e nelle situazioni comunicative in cui si richiede l’adesione alla norma il costrutto in questione non si può usare, pena l’inevitabile disapprovazione (o, nel caso di esami e compiti in classe, un voto negativo). Avrebbe per lo meno fatto in modo che i giornalisti evitassero toni sensazionalistici; anzi, forse non avrebbero nemmeno scritto un pezzo al riguardo.
PersOnLine
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Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Secondo me, invece, i cruscanti dovrebbero essere anzi più concisi: così i giornalisti avrebbero meno la tentazione della sintesi (errata).
Inoltre, se le sintesi sono sempre più superficiali e di stampo lassista è perché dalla Crusca non ci si aspetta più giudizio prescrittivo.
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