Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Ferdinand Bardamu
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Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Nella perfetta scheda riassuntiva sui due se ipotetico e interrogativo di Marco, si dice al punto 1.3 che «il se ipotetico non ammette né il congiuntivo presente, né il congiuntivo passato».

Ora, nel «Proemio dell’autore» della Vita di Cola di Rienzo di D’Annunzio, leggo:
Se tu veda per la prima volta il ritratto di Erasmo dipinto da Hans Holbein, pur dopo aver letto l’Elogio della Follia i Colloquii e le chiliadi degli Adagi, credi di avere per certo dinanzi a te in quel punto la figura intiera del filosofo da Rotterdamo, in carne e in ispirito, quasi per improvviso lume di ragione e di rivelazione, qual non t’era apparsa dal paziente studio delle opere.
L’uso del congiuntivo presente non è ammissibile nella lingua moderna; ma sappiamo bene come D’Annunzio amasse ingemmare la sua lingua d’arcaismi e preziosismi. Chiedo dunque: il congiuntivo presente nella protasi introdotta da se era grammaticale nella lingua antica?
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Marco1971
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Marco1971 »

Ottima osservazione, caro Ferdinand! La cosa va approfondita. Per ora, non ho trovato altre occorrenze di se tu veda (s’intende con se ipotetico). Ma leggo nel Rohlfs (Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1969, «Sintassi e formazione delle parole», § 743, p. 139):

Quando si debba accentuare l’incertezza della condizione, in luogo dell’indicativo presente s’usa spesso nella protasi il congiuntivo. Questa forma della frase ipotetica appare direttamente collegata al congiuntivo potenziale del latino (si quis dicat), cfr. se vuogli la fedeltà del tuo famiglio cognoscere (Decam. 7, 7), antico napoletano […], l’espressione d’oggi se si consideri che la sua salute è assai rovinata. Questo congiuntivo è assai piú frequente dopo quando, cfr. quando voi vogliate, v’insegnerò come vedere il potrete (ibid., 3, 6) […].

Questo già ci dice che il congiuntivo presente nella protasi era in uso nell’italiano antico (probabilmente modellato sul latino), di cui ci resta (non so se ce ne siano altri) il relitto cristallizzato se si consideri che.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie mille, caro Marco. :) Ora che ci penso, da qualche parte ho pure la Grammatica dell’italiano antico di Salvi e Renzi: appena la ricupero, vedo se c’è qualcosa al riguardo.
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Infarinato
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 15 lug 2019 19:12 Ora che ci penso, da qualche parte ho pure la Grammatica dell’italiano antico di Salvi e Renzi: appena la ricupero, vedo se c’è qualcosa al riguardo.
C’è: §§3.3.1.1.1.1 e 3.3.1.1.2 (pp. 1026–7). :) La protasi al congiuntivo presente («augurativo») era possibile con un’apodosi all’indicativo presente o futuro o al condizionale semplice.

Mi manca ora il tempo di trascrivere gli esempi… :|
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lorenzos
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di lorenzos »

Marco1971 ha scritto: lun, 15 lug 2019 17:00Questo già ci dice che il congiuntivo presente nella protasi era in uso nell’italiano antico (probabilmente modellato sul latino), di cui ci resta (non so se ce ne siano altri) il relitto cristallizzato se si consideri che.
Direi anche se si ponga mente.
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Marco1971
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Marco1971 »

Grazie! Se vi vengono in mente altre espressioni, segnalatele, cosí poi aggiorno il punto 1.3, aggiungendo le espressioni in cui sopravvive l’uso antico. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di lorenzos »

Soprattutto nel linguaggio giuridico se ne trovano assai:
"se si tratti"
Nelle due ultime ipotesi, se si tratti di termine iniziale, non essendo certo se il negozio perverra`ad esistenza
https://books.google.it/books?id=b2lvvj ... UQ6AEIKDAA
Tanto se si tratti di un provvedimento, sia di accoglimento sia di rigetto, quanto se si tratti di una frequentissima conciliazione.
https://books.google.it/books?id=D1_COH ... IQ6AEIKDAA
Se si tratti di vendita di comune cosa mobile, nessun altro requisito è necessario
https://books.google.it/books?id=voxEAQ ... AQ6AEIKDAA
"se si trovi"
è dichiarato in stato di abbandono, anche se si trovi presso istituti di assistenza pubblici o privati
http://www.dirittierisposte.it/Schede/F ... 2_art.aspx
[è fatto divieto al passeggero di:] accedere al mezzo se si trovi in stato di ebbrezza, che offenda la decenza pubblica o che dia distrurbo agli altri viaggiatori
http://www.movibus.it/diritti-e-doveri-dei-viaggiatori/
Nella domanda l’offerente dovrà indicare le proprie generalità, il proprio codice fiscale, e, qualora coniugato, se si trovi in regime di separazione o comunione legale dei beni.
http://www.tribunale.gorizia.giustizia. ... ndex/30997
"se si opponga"
il perdono non potrà essere concesso se si opponga anche uno solo dei parenti
https://www.jstor.org/stable/41419556?r ... b_contents
Se si opponga la incompetenza della IV Sezione del Consiglio di Stato, non perché la causa sia di competenza giudiziaria, ma perchè la materia spetti all'Amministrazione attiva, quali norme si desumono dalla legge?
"se si valuti"
incremento del 7,15% in febbraio, dato ancor più singolare se si valuti che questo è considerato un mese morto
http://www.artearti.net/…/norma-e-capri ... i-comprima…/
è manifestamente infondata, sia se si valuti l'attuale collocazione costituzionale dei comuni in relazione ai vigenti art. 118 e 119 Cost.
https://books.google.it/books?id=wlcwAQ ... gQ6AEIKDAA
Se si valuti il fattore influenza del Cristianesimo, noi ci troviamo di fronte
https://books.google.it/books?id=YZUPkD ... sQ6AEIKDAA
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Marco1971
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Marco1971 »

Grazie! :)

Se si valuti e se si tratti seguono la falsariga di se si consideri/se si ponga mente. Gli esempi di se si opponga, invece, sembrano riconducibili a un se interrogativo, cosí come alcuni di se si trovi (quest’ultimo da considerare, credo, un burocratismo).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Infarinato ha scritto: lun, 15 lug 2019 19:40
Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 15 lug 2019 19:12 Ora che ci penso, da qualche parte ho pure la Grammatica dell’italiano antico di Salvi e Renzi: appena la ricupero, vedo se c’è qualcosa al riguardo.
C’è: §§3.3.1.1.1.1 e 3.3.1.1.2 (pp. 1026–7). :) La protasi al congiuntivo presente («augurativo») era possibile con un’apodosi all’indicativo presente o futuro o al condizionale semplice.

Mi manca ora il tempo di trascrivere gli esempi… :|
Ecco qui i passi in questione:
Marco Mazzoleni in «Grammatica dell’italiano antico. Volume II», a cura di Giampaolo Salvi e Lorenzo Renzi, Bologna: «Il Mulino», 2010, §§3.3.1.1.1.1 (p. 1026) ha scritto:In it. ant. si possono poi avere periodi ipotetici che hanno il verbo dell’apodosi all’indicativo (ad es. presente o futuro) come nei casi precedenti, ma con la protasi al congiuntivo presente, augurativo come in (184a) (con il valore di ‘che Dio mi protegga’ […]) – dove si pone una condizione non sul contenuto proposizionale dell’apodosi ma sull’azione linguistica eseguibile enunciandola […] –, oppure con senso di futuro eventuale come in (184b):

(184)
  1. E ’l cavaliere rispouse e disse «Se Dio mi dea buona ventura, lo re Meliadus è ’l migior cavaliere che in sella cavalchi”. (Novellino, 63, rr. 12-13)
  2. Et elli sospecciò [ebbe un sospetto] e disse: «Perché dicesti così?» Et ella rispouse: «Perché se ciò sia, noi staremo in lungo riposo. (Novellino, 84, rr. 29-32)
Marco Mazzoleni in «Grammatica dell’italiano antico. Volume II», a cura di Giampaolo Salvi e Lorenzo Renzi, Bologna: «Il Mulino», 2010, §§3.3.1.1.1.2 (p. 1027) ha scritto:Parallelamente a quanto già ricordato in 3.3.1.1.1.1, anche un’apodosi al condizionale semplice può combinarsi con una protasi al congiuntivo presente augurativo […]:

(186) Ma ricontar non oso / ciò ch’i’ trovai e vidi: / se Dio mi porti e guidi, / io non sarei creduto / di ciò ch’i’ ho veduto… (Brunetto Latini, Tesoretto, vv. 1224-1228)
Il caso dannunziano sembra però diverso da questi: pare ricollegarsi piuttosto al «congiuntivo potenziale del latino» citato dal Rohlfs.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Riporto anche alcuni esempi tratti dal corpus della BibIt.

Le proposizioni posson considerarsi, o in rispetto alla quantità, o in rispetto alla qualità. Se si considerino in rispetto alla quantità saranno esse o universali, o particolari, o singolari, o indefinite. (Giacomo Leopardi, Dissertazione sopra la percezione, il giudizio, e il raziocinio)

Ed infatti se si ponga d’innanzi a dell’acqua corrente un corpo immobile si vedrà ella ripiegarsi verso i suoi lati e quindi piegandosi di nuovo, e riunendosi seguire come prima il suo corso, il che non accadendo nella luce è necessario il dire, che ella non si propaga, che per sentieri rettilinei. (Giacomo Leopardi, Dissertazione sopra la luce)

Misera condizione delle menti umane che le lontanissime e meno importanti idee delle rivoluzioni dei corpi celesti sieno con più distinta cognizione presenti che le vicine ed importantissime nozioni morali, fluttuanti sempre e confuse secondo che i venti delle passioni le sospingono e l’ignoranza guidata le riceve e le trasmette! Ma sparirà l’apparente paradosso se si consideri che come gli oggetti troppo vicini agli occhi si confondono, così la troppa vicinanza delle idee morali fa che facilmente si rimescolino le moltissime idee semplici che le compongono, e ne confondano le linee di separazione necessarie allo spirito geometrico che vuol misurare i fenomeni della umana sensibilità. (Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene)

Ma se si consideri la poesia fin anche nelle commedie, v'è egli carattere comico che colpisca veracemente, se non è caricato? (Ugo Foscolo, Epoche della lingua italiana)

Se ben si guardi in fondo a questo proponimento di «evitar la morale» si vedrà la principale, se non la sola ragione sua sta nella premessa negazione del libero arbitrio. (Mario Calderoni, I postulati della scienza positiva ed il diritto penale)

Se si pensi che i sette milioni di anteguerra erano considerati del tutto insufficienti, che cosa dobbiamo dire oggi che il prezzo dei libri è aumentato da allora, in media, quaranta volte? (Francesco Barberi, Le biblioteche, una crisi secolare)

In qualunque stato, ogni uomo ha pure in fatto e in diritto una qualunque operosità. La quale se si volga a buon fine, ma oltre ai propri diritti, oltre alla propria natura, guasta il fine, fa più mal che bene, produce contrasti e disunioni. Se poi si volga da ciascuno, secondo buon diritto, a buon fine, diventa operosità buona di tutti, diventa operosità, moto, forza nazionale irresistibile. (Cesare Balbo, Delle speranze d’Italia)

Il congiuntivo presente in alcuni casi entra in espressioni fisse, come se si voglia (si veda la ricorrenza della locuzione in quest’opera di Cesare Balbo).
DON FERRANTE
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di DON FERRANTE »

Senza dubbio l'esempio dannunziano non rientra nel tipo ottativo/augurativo, ma nel tipo eventuale-potenziale (due modalità che si toccano): poniamo che tu/che uno... se uno vedesse/potesse vedere....
Da notare che spesso, in latino, tale congiuntivo era usato con soggetto indeterminato, in formule quasi cristallizzate.

Il se augurativo ricalca molto l'originaria paratassi latina, quando il periodo ipotetico era in embrione, non ancora sottoposto a processo intellettualistico: il si rafforzava l'ottativo (anche deprecativo), ed era tipico del formulario magico antico. Tutti casi che, in latino, evolvono nel secondo tipo (anche misto), spesso a mo' di exempla ficta, ovvero esempi fittizi, inverosimili foggiati ad arte con funzione retorica probativa.

Si veda l'esempio 184a nel passo offertoci da Ferdinand, dove è chiara la giustapposizione tra una pseudo-protasi (se Dio mi dea) che è un'invocazione a mani giunte e una pseudo-apodosi (Meliadus è) che è un'asserzione di cui il parlante vuol far trasparire l'assoluta validità. Potremmo dire che siamo a metà strada tra paratassi e ipotassi.
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Ferdinand Bardamu
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Località: Legnago (Verona)

Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie del suo contributo. Aggiungo che il congiuntivo augurativo sembra tendere alla formazione di frasi quasi incidentali; e in effetti quel se negli esempi della Grammatica dell’italiano antico riportati sopra è, sotto l’aspetto etimologico, separato dal se ipotetico.

Diverso è il caso di «Se tu veda…» e degli altri esempi tratti dalla BibIt, nettamente assimilabili al congiuntivo potenziale latino, anche per la presenza di un riferimento impersonale, sebbene in D’Annunzio quel tu sia piuttosto da interpretarsi in maniera personale, visto che nella dedica del proemio da cui è tratto l’incipit si legge «La vita di Cola di Rienzo descritta da Gabriele D’Annunzio e mandata ad Annibale Tenneroni suo amicissimo».

Quest’ultimo uso del congiuntivo presente potrebbe forse essere un calco sintattico dal latino, visto anche che compare in una prosa di registro formale (e in testi giuridici e burocratici)?
DON FERRANTE
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di DON FERRANTE »

Senza dubbio il se ottativo-augurativo è il più paratattico, quasi scollegato dal ragionamento condizionale e quindi, anche con pausa intonativa, spesso può essere reso incidentale.

Il se tu veda dannunziano sembrerebbe rivolto espressamente al dedicatario, anche se non escluderei che si tratti di un tu retorico/tu generico, quasi a voler rappresentare con incisività la reazione di meraviglia che ognuno avrebbe trovandosi davanti all'opera.

Sarebbe qui fuori luogo parlare dell'origine del si latino (<sei locativo di un antico tema pronominale, al quale si collega l'avverbio sic<si-c con -c epidittico; praticamente si=in quel posto, in quel modo, in quel caso; sic=in questo caso qui=così). Poi da avverbio si è evoluto fino a congiunzione (ipotassi) specializzata per il periodo ipotetico, sia con l'indicativo che col congiuntivo (eventuale-potenziale in cui poi è confluito pure l'ottativo).

Volevo, più che altro, proporre uno stralcio dell'analisi di Ugo Vignuzzi del lemma se nell'Enciclopedia Dantesca, di cui espone un'interessante casistica con svariate sfumature. Riporto qualche rigo saliente del punto 5:

Si ha il trapasso da un uso genericamente potenziale-limitativo a un valore più decisamente ottativo in dipendenti incidentali per lo più "di cortesia", con verbi come "piacere"...
Un impiego abbastanza particolare, e peculiare del fiorentino due-trecentesco, è quello deprecativo, cioè della congiunzione impiegata in formule (alquanto rigide) di scongiuro o di asserzione a forte enfasi desiderativa, che, anche per la presenza preferenziale del congiuntivo, sembra da ricollegarsi in qualche modo all'impiego ottativo (forse con la "confusione del latino "si" con "sic", Rohlfs, Grammatica 780 e 743 e relative note)...
Sostanzialmente analoghi sembrano i casi più notevoli del sintagma se mai...
(da riallacciare, come sintagma, al recente filone "se mai ci sarebbe/fosse stato un futuro").

Qua alcuni esempi danteschi citati dal Vignuzzi:
Inferno XIII 81: ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace (ottativo di cortesia)
Purgatorio XV 125: o dolce padre mio, se tu m'ascolte, io ti dirò (ottativo di cortesia)
Inferno X 94: deh, se riposi mai vostra semenza... solvetemi quel nodo... (deprecativo-ottativo)
Inferno XXXII 139: se quella con cui parlo non si secca (deprecativo-ottativo)
Inferno XX 19: se Dio ti lasci, lettor, prendere frutto di tua lezione (deprecativo-ottativo)
Inferno XXIX 103: se la vostra memoria non s'imboli nel primo mondo da l'umane menti (deprecativo-ottativo)
Inferno XXVIII 74: rimembriti di Pier da Medicina, se mai torni a veder lo dolce piano... (deprecativo-ottativo)
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Ferdinand Bardamu
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di Ferdinand Bardamu »

DON FERRANTE ha scritto: gio, 25 feb 2021 23:13Il se tu veda dannunziano sembrerebbe rivolto espressamente al dedicatario, anche se non escluderei che si tratti di un tu retorico/tu generico, quasi a voler rappresentare con incisività la reazione di meraviglia in cui ognuno si troverebbe davanti all'opera.
Rileggendo il proemio è indubitabile che quel tu è da interpretare come personale, ed è riferito al dedicatario, cui il D’Annunzio si rivolge costantemente per tutta la parte introduttiva. Ad ogni modo, ciò non pregiudica l’interpretazione del congiuntivo come potenziale, sul modello latino.
DON FERRANTE
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Re: Congiuntivo presente nella pròtasi in D’Annunzio

Intervento di DON FERRANTE »

Son pienamente d'accordo sulla potenzialità che ricalca il tipo latino: un si originariamente paratattico che si accompagnava - oltre che all'indicativo - alle varie sfumature di congiuntivi indipendenti, volitivo (spesso ottativo - dal cui valore si fa procedere quella che diventerà poi la protasi - ma anche concessivo) e spesso anche eventuale-potenziale: non ti occuperesti/non dovresti occuparti delle mie faccende, così faresti bene=si recte facias (esempio da Plauto); ovvero, se facessi bene/se ti comportassi bene, non ti occuperesti....

Il dannunziano se tu veda (siamo chiaramente nel secondo tipo) può tranquillamente considerarsi un calco sintattico-semantico del latino: lo stesso congiuntivo presente, la stessa sfumatura di giudizio eventuale-potenziale: se tu vedessi/se tu potessi eventualmente vedere/se ti capitasse di vedere...

Senza altri riferimenti, stavo cercando d'interpretare il periodo, per vedere se reggesse una spersonalizzazione, abbastanza tipica nel potenziale latino.
Non è, comunque, una condizione necessaria, ma solo una tendenza.
Interessante anche il credi di avere per certo dinanzi a te... dell'apodosi.
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