Omissione dell’articolo indeterminativo

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G.B.
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Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di G.B. »

Chiedo se esiste qualche appoggio teorico per espressioni come: «è una locuzione avverbiale», «è una parola nuova», «è un francesismo per...», «è un problema da risolversi», «è un uomo dappoco» ecc., ché io, se sono corrette, non ne ho trovati (pertengono forse al caso letterario dei nomi astratti? [vd. in fondo]).
G.B.
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lorenzos
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Re: Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di lorenzos »

In attesa di interventi autorevoli, ecco gli appoggi che ho trovato:
"Perciochè il biasimare il male è cosa comune a tutti, massimamente quando si pretende di mordere alcuno" Lodovico Antonio Muratori
"Questa è parola nuova, e deriva da macerare, che vuol dire infrollire, intenerire" Girolamo Baruffaldi
"Il più grande amatore di libertà, non appena assume il potere, se non è uomo dappoco, vuole che tutto pieghi alla sua volontà" Carlo Pisacane
"Se l'utile debba al buono preferirsi, è quistione da frati." Cesare Cantù
"Dioneo questa è quistione da te." Giovanni Boccaccio
"È francesismo adoprare mezzo indistintamente per modo" Niccolò Tommaseo
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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G.B.
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Iscritto in data: gio, 15 ago 2019 11:13

Re: Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di G.B. »

La ringrazio per questi riscontri piú che autorevoli :) ; pensavo, però, a qualcosa di piú «sistematico».
G.B.
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Marco1971
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Re: Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di Marco1971 »

L’articolo indeterminativo individua un’occorrenza specifica di qualcosa considerata nella sua unicità: è un libro interessante (fra molti altri libri), si tratta di un’opinione (fra molte altre opinioni). L’assenza di articolo si osserva, mi sembra, quando si voglia far rientrare ciò di cui si parla in una categoria: ‘obietto’ è voce dotta (fa parte della categoria ‘voci dotte’), è opinione comune (fa parte della categoria ‘opinione comune’), ecc.

Possiamo osservare che tale omissione si riscontra in particolare in presenza del verbo essere e che non si applica indiscriminatamente a qualsiasi sostantivo: è parola nuova, ma non è ombrello nuovo. E qui deve guidarci l’orecchio e il buon uso.

Si potrebbe infine stabilire un parallelo col caratterere universalizzante dei proverbi (a caval donato non si guarda in bocca) e delle espressioni cristallizzate (è cosa buona e giusta, far finta di, fare centro, ecc.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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G.B.
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Iscritto in data: gio, 15 ago 2019 11:13

Re: Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di G.B. »

Marco1971 ha scritto: ven, 07 ago 2020 20:30 L’articolo indeterminativo individua un’occorrenza specifica di qualcosa considerata nella sua unicità: è un libro interessante (fra molti altri libri), si tratta di un’opinione (fra molte altre opinioni). L’assenza di articolo si osserva, mi sembra, quando si voglia far rientrare ciò di cui si parla in una categoria: ‘obietto’ è voce dotta (fa parte della categoria ‘voci dotte’), è opinione comune (fa parte della categoria ‘opinione comune’), ecc.

Possiamo osservare che tale omissione si riscontra in particolare in presenza del verbo essere e che non si applica indiscriminatamente a qualsiasi sostantivo: è parola nuova, ma non è ombrello nuovo. E qui deve guidarci l’orecchio e il buon uso.

Si potrebbe infine stabilire un parallelo col caratterere universalizzante dei proverbi (a caval donato non si guarda in bocca) e delle espressioni cristallizzate (è cosa buona e giusta, far finta di, fare centro, ecc.).
La ringrazio, Marco, per questa sua analisi; quindi non v'è [mai stata] una regola, mi sembra di capire.
G.B.
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Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: Omissione dell’articolo indeterminativo

Intervento di Marco1971 »

Nisciunissima! :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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