«Non ti abbia/avesse a far male»

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Utente cancellato 1536

«Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Utente cancellato 1536 »

Buonasera,

in Toscana, regione dove abito, ma, credo, anche in altre zone del Paese, sono diffuse esclamazioni contenenti verbi al congiuntivo.

Ne cito una:

"Non hai studiato?! Non ti avesse a far male".

Di norma, sento frasi con il congiuntivo imperfetto, ma non sono rare, neppure per l'esempio sopra indicato, varianti con il presente.

Secondo voi sono entrambe possibili?

Grazie di cuore.
DON FERRANTE
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Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di DON FERRANTE »

Può facilmente trovare una consulenza di Paolo D'Achille sull'oscillazione tra presente e imperfetto nei congiuntivi indipendenti (ottativi ed esortativi).
Anche nella mia zona (Alta Umbria) ha preso sempre più piede la forma con l'imperfetto, che però è un regionalismo.
La sfumatura tra presente (desiderio o esortazione ancora possibili ed eventualmente realizzabili) e imperfetto (più vicino all'irrealtà o controfattualità) è abbastanza percepibile.

Ad esempio, un esortativo al presente è in sostanza una forma edulcorata di imperativo; all'imperfetto l'esortazione si attenua e "sbiadisce" un tantino, facendo emergere la minor convinzione del soggetto sul suo concretizzarsi.

1) (Che) se ne vada! Che ti/gli prenda un colpo! Possa arrivare presto.
2) (Che) se ne andasse! Che ti/gli prendesse un colpo! Potesse arrivare presto.
Porto un esempio che mi è venuto in mente ora: il "possa riposare in pace" come augurio alle esequie. Ovviamente in un caso simile il presente è quasi d'obbligo, in quanto la nostra volontà non può essere scettica e il nostro animo è vincolato quasi da un'ultima promessa al defunto.
Utente cancellato 1536

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Utente cancellato 1536 »

La ringrazio, Don Ferrante, per le delucidazioni.

Mi adopererò per cercare in rete la consulenza citata.

Già degli esempi indicati nel suo intervento, deduco che entrambe le forme verbali ipotizzate nella mia frase siano accettabili, guardando comunque con maggior favore il congiuntivo presente.

Spero di aver interpretato correttamente la sua esplicazione.

Saluti
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Marco1971 »

Ricordo solo che nell’ISA, solo le frasi ottative consentono l’uso del congiuntivo presente e imperfetto; nelle esortative, invece, il congiuntivo imperfetto relega l’enunciato all’italiano regionale. Se n’era parlato qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
DON FERRANTE
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Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di DON FERRANTE »

In effetti, Sabrisax, trovava già ottime delucidazioni nel filone succitato da Marco.
Per certo, nelle ottative presente e imperfetto vanno a distinguere nell'intenzione del parlante il maggiore o minor grado di realizzabilità dell'enunciato.
Vorrei solo aggiungere che da qualcuno la distinzione tra iussive e ottative in certi casi è dibattuto. Fermo restando che con le prime si esprime una richiesta diretta di azione, con le seconde una richiesta indiretta.
Le tipiche formule "imprecative" di malaugurio e maledizione ("che ti prendesse un colpo" o " che potessi schiattare" e simili) vengono catalogate a volte tra le ottative, altre tra le iussive indirette, ad esempio.
A mio parere, questa "esortazione indiretta" all'imperfetto, come tratto regionale e colloquiale, da una parte attenua sì la convinzione del parlante sulla fattualità dell'augurio/maledizione, ma dall'altra col suffisso -asse/-esse/-isse assume maggiore espressività e una curva intonativa più soddisfacente.
Utente cancellato 1536

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Utente cancellato 1536 »

Interventi chiarissimi. Grazie a Don Ferrante e a Marco1971.
Buonanotte.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Marco1971 »

DON FERRANTE ha scritto: gio, 10 set 2020 22:01 Vorrei solo aggiungere che da qualcuno la distinzione tra iussive e ottative in certi casi è dibattuto. Fermo restando che con le prime si esprime una richiesta diretta di azione, con le seconde una richiesta indiretta.
Pare alquanto sorprendente che si possa dibattere sulla differenza tra ottativo (che esprime desiderio, possibilità) e iussivo (che esprime comando, ordine).

A ogni modo, la frase proposta da Sabrisax appartiene alla categoria ottativa, in cui sono ammessi il presente e l’imperfetto del congiuntivo, anche se, in questa frase particolare, sembra prevalere l’imperfetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
DON FERRANTE
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Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di DON FERRANTE »

L'esempio proposto da Sabrisax è indubitabilmente un enunciato ottativo: "mi auguro che..." . Senza fallo, signor Marco.
Ma si danno anche situazioni dubbie. Ho provato a notarlo solo come spunto di riflessione, anche se la categorizzazione standard è chiara.
Casi come "Che Dio mi aiuti e mi protegga!/Che se ne vada!" (differenti dal puro ottativo "Possa tu riposare in pace" o " Che possa vincere" ecc... ove il verbo "potere" è fraseologico e non potenziale) nella mia testa stanno in bilico tra augurio ed esortazione (iussivo indiretto), ovvero tra una velata richiesta indiretta ("in absentia"), che psicologicamente corrisponde in sostanza all'augurio e quella diretta ("in praesentia": iussivo diretto) che sarebbe l'esortazione o l'invito.
Del resto parliamo di un congiuntivo che rientra nell'orbita della volontà (non dell'eventualità) e la linea di confine tra esortazione e desiderio, entrambi atti della volontà, può farsi sottile talvolta.
È solo una mia chiave di lettura consustanziale a degli umani dubbi.
Avatara utente
Marco1971
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Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Marco1971 »

A me sembra che non occorra spaccare il capello in quattro. ;) Un ordine, un comando hanno un destinatario, normalmente presente, di rado assente, ma ci si rivolge a lui; un desiderio è perlopiú ciò che si vorrebbe per sé stessi (o per gli altri) senza che sia formulata una richiesta rivolta a qualcuno. Se mi trovo davanti a qualcuno che non gradisco, posso dire se ne vada! (iussivo/esortativo); tra me e me, senza rivolgermi a lui, potrei pensare: (magari) se ne andasse! (ottativo) Che Dio mi aiuti e protegga è ottativo, perché non ordino nulla a nessuno, esprimo solo il desiderio che Dio mi aiuti e protegga. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
DON FERRANTE
Interventi: 345
Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di DON FERRANTE »

Certo, a livello basico la differenza psicologica è chiara.
Non è che io voglia spaccare il capello. Sono riflessioni che mi sorgono inevitabilmente, per mia natura. :D
Capisco che poi diventerebbero discussioni prolisse e troppo intricate.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Marco1971 »

D’altra parte, se esiste una distinzione tra ottativo e iussivo/esortativo, è perché una tale differenza esiste ed è avvertita. Poi naturalmente, ci si può divertire a sovvertire e contestare tutto, ma mi sembra che ciò non aiuti molto chi ci segue a capir meglio le cose. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di Marco1971 »

Per chiarezza riguardo al congiuntivo imperfetto con valore iussivo/esortativo, non è forse del tutto superfluo rimandare a quanto asserito da Serianni nella sua grammatica (XIII.32) e ricordare quel che si può leggere nell’enciclopedia dell’italiano Treccani qui (punto 2):

In luogo del congiuntivo presente, nelle frasi iussive ha una certa diffusione il congiuntivo imperfetto, che tuttavia mantiene una forte connotazione centro-meridionale [...]. I due tempi verbali, presente e imperfetto, si alternano invece per tutte le persone e senza connotazione diafasica, diastratica o diatopica [...], nelle frasi ottative (per le quali è possibile anche il condizionale, preceduto dagli avverbi quanto e come: quanto / come lo vorrei vedere!). Prima del congiuntivo può figurare il verbo potere (ad es., per la prima persona singolare: possa / potessi vincere alla lotteria!), in assenza del quale si usa solo l’imperfetto (*vinca / vincessi alla lotteria!).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
DON FERRANTE
Interventi: 345
Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: «Non ti abbia/avesse a far male»

Intervento di DON FERRANTE »

D'accordissimo. Per chiudere ( :? ) il cerchio senza annebbiare, tra le formule ottative ricordiamo anche il "magari" sempre col congiuntivo imperfetto. Palese la percezione di un desiderio più sfuggente e remoto, quasi utopico.
O anche altri introduttori come "(se) almeno... oh se...". O il semplice infinito esclamativo, con connubio tra desiderio e rammarico:"(poter) tornare indietro nel tempo!"
Buona notte... quasi aurorale.
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