Salve,
vi disturbo riguardo a questa frase
La reazione da parte del pubblico, cioè degli spettatori, è...
Domando se l'avverbio cioè, per chiarire il termine cui si riferisce (nel nostro caso pubblico), debba ripetere l'eventuale preposizione, oppure la debba omettere, limitandosi al solo articolo.
La reazione da parte del pubblico, cioè gli spettatori, è...
Grazie a tutti e scusate per il disturbo domenicale.
Ripetizione della preposizione dopo «cioè»
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33
Re: Ripetizione della preposizione dopo «cioè»
Premesso che l’omissione della preposizione non può considerarsi un errore, è preferibile ripeterla in uno stile formale.
Ecco gli esempi:
Queste seconde mancanze sono conseguenze necessarie di quella prima, cioè della mancanza di un centro, e di altre molte cagioni. (Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani, 1824)
Invaghito di tre forme diversamente eleganti, cioè della donna, della tazza e del veltro, l’acquafortista trovò una composizion di linee bellissima. (D’Annunzio, Il piacere, 1889)
Potei sperimentare che l’uomo, quando soffre, si fa una particolare idea del bene e del male, e cioè del bene che gli altri dovrebbero fargli e a cui egli pretende, come se dalle proprie sofferenze gli derivasse un diritto al compenso; e del male che egli può fare a gli altri, come se parimenti dalle proprie sofferenze vi fosse abilitato. (Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904)
Ecco gli esempi:
Queste seconde mancanze sono conseguenze necessarie di quella prima, cioè della mancanza di un centro, e di altre molte cagioni. (Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani, 1824)
Invaghito di tre forme diversamente eleganti, cioè della donna, della tazza e del veltro, l’acquafortista trovò una composizion di linee bellissima. (D’Annunzio, Il piacere, 1889)
Potei sperimentare che l’uomo, quando soffre, si fa una particolare idea del bene e del male, e cioè del bene che gli altri dovrebbero fargli e a cui egli pretende, come se dalle proprie sofferenze gli derivasse un diritto al compenso; e del male che egli può fare a gli altri, come se parimenti dalle proprie sofferenze vi fosse abilitato. (Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Ripetizione della preposizione dopo «cioè»
Grazie mille, Marco1971.
Ha risolto anche un mio dubbio... annoso
I miei saluti
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I miei saluti
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- Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08
Re: Ripetizione della preposizione dopo «cioè»
Perfetto quanto chiaritole dal signor Marco, cara Trevigiana. Aggiungo solo una nota di logica sintattica, se le può essere utile:
nell'apposizione senza preposizione l'intento è solo quello di parafrasare la testa (ovvero "il pubblico"); in quella con la preposizione si parafrasa, in maniera ellittica, l'intero sintagma (il complemento d'agente "da parte del pubblico"), tanto che potrebbe riportare nell'apposizione l'intero gruppo: "cioè (la reazione da parte) degli spettatori", cosa che non le riuscirebbe nell'altro caso, visto il differente intento.
nell'apposizione senza preposizione l'intento è solo quello di parafrasare la testa (ovvero "il pubblico"); in quella con la preposizione si parafrasa, in maniera ellittica, l'intero sintagma (il complemento d'agente "da parte del pubblico"), tanto che potrebbe riportare nell'apposizione l'intero gruppo: "cioè (la reazione da parte) degli spettatori", cosa che non le riuscirebbe nell'altro caso, visto il differente intento.
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