«Prevedere che» + indicativo o congiuntivo?

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Marco1971
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Re: «Prevedere che» + indicativo o congiuntivo?

Intervento di Marco1971 »

Per riassumere e esemplificare, concludendo questo filone: nella forma affermativa, il verbo prevedere regge di norma l’indicativo, in particolare il futuro, quando coniugato al presente, e il condizionale composto, al passato (qui sotto un esempio col trapassato prossimo); nelle forme negativa e interrogativa, il congiuntivo è del tutto normale. Ciò è confermato dalla nostra tradizione letteraria (interrogata tramite ricerca nell’archivio BIZ[a]).

In dipendenza da un presente:

Si prevede che il Gran Can de’ Tartari, posto in gelosia di un tal matrimonio, si armerà alle frontiere del suo paese... (Goldoni, La finta ammalata, 1751)

...ei prevede che per quanto sia generoso il suo benefattore, non potrà in avvenire stare in sua presenza così tranquillo e sereno, come vi stava in prima. (Verri, Sull’indole del piacere e del dolore, 1763)

L’abate Trippone prevede, che ci vorranno due diavoli a portare la Contessa de Ritz all’Inferno, se non la salverà la Santissima Vergine della Porchetta. (Faldella, Donna Folgore, 1906)

E prevede che non potrà nulla lei, su quella creaturina; forse mai; perché troppo neri e come unti ancora e impregnati ferinamente del vizio da cui è nata, ha i capelli, tutti quei capellucci ricciuti; e troppo cupi e pungenti gli occhi; e troppo selvaggio il sangue con cui è impastata. (Pirandello, In silenzio, 1923)

In dipendenza da un imperfetto:

Soggionse che facendosi tal decreto, prevedeva che non sarebbe ricevuto, e se pur lo fosse, da quello ne nascerebbono resignazioni palliate e simoniache et altri mali peggiori che il ritener più beneficii. (Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, 1619)

Già da questo ognuno prevedeva che il trattato di Campoformio avea sol per poco sospesa la democratizzazione di tutta l’Italia. (Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, 1801)

Il Mora, che aveva forse sperato di poter, con l’aiuto del difensore, mettere in chiaro la sua innocenza, e ora prevedeva che nuove torture gli avrebbero estorta una nuova confessione, non ebbe nemmeno la forza d’opporre un’altra volta la verità alla bugia. (Manzoni, Storia della colonna infame, 1842)

In paese si prevedeva che una volta o l’altra Fulgenzio sarebbe divenuto il castellano di Fratta o poco meno. (Nievo, Confessioni di un Italiano, 1858)

Prevedeva che quella donna si sarebbe posta fra me e la mia felicità, avrebbe attraversato il mio avvenire. (Tarchetti, Fosca, 1869)

Tanto più se ne turbava, in quanto prevedeva che la sua santa vecchierella, venuta per amor suo da così lontano a soffrire con la nuora, non gli avrebbe in alcun modo manifestato la sua riprovazione, né mosso il minimo rimprovero. (Pirandello, Suo marito, 1911)

Nello stesso archivio, si rinvengono solo tre esempi seguiti dal congiuntivo, e tutti e tre presentano il modale dovere o potere (e abbiamo visto altrove che dovere al congiuntivo imperfetto può far le veci d’un futuro nel passato, là dove non sarebbe neanche possibile un condizionale composto: se ciò dovesse accadere...):

Ma in Roma, se ben per la negoziazione del cardinale Farnese si prevedeva che così dovesse essere, nondimeno, dopo succeduto, si comminciò a pensarci con maggior accuratezza... (Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, 1619)

Ma certo quando egli diceva ec. (v. gli ultimi versi d’esso poemetto) non prevedeva che la generazione degl’imbelli si dovesse chiamar civile, e barbara la sua, e le altre che la somigliarono. (Leopardi, Zibaldone, 1832) [Qui c’è la negazione.]

Poi, non era veramente suo padre e non aveva perciò tanta autorità su lei da proibirle di fare una cosa, in cui non solo riteneva che non ci fosse nulla di male, ma da cui anzi prevedeva che potesse derivarle un gran bene. (Pirandello, La mosca, 1923)

Chi aspiri a un italiano ineccepibile si atterrà agli esempi della tradizione. E chi preferisce altre vie, faccia come crede.

Non parendomi che ci sia alcunché d’essenziale da aggiungere che non sia già stato espresso, lascio chiuso questo già chiuso filone.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chiuso

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