La seconda e la terza frase mi paiono equiparabili, la prima mi risulta sbagliata in quanto include un’interrogativa indiretta in dipendenza da un verbo che non indica conoscenza, (in)certezza, dubbio o simili.
Ultima modifica di Happykarim01 in data mer, 17 nov 2021 0:52, modificato 1 volta in totale.
Direi che la prima non è sbagliata, ma appartiene a un registro piú colloquiale, come Guarda (che) cosa mi ha scritto la mia amica. Le altre due formulazioni sono dell’ISA.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi scuso per essermi precipitato in correzioni indebite. In effetti la Treccani indica questi casi come interrogative indirette (https://www.treccani.it/enciclopedia/in ... aliano%29/, (45)). Anche se continuo a chiedermi dove sussista l’interrogazione... Forse si chiamano interrogative indirette semplicemente perché riprendono l’ordine marcato proprio delle interrogative dirette, al di là se esprimano o meno un’interrogazione.
«L’opinione più corretta è che…». In un articolo scientifico, non si parla di opinioni: questo mi sembra un errore espositivo (non c’è un’opinione piú corretta di un’altra, perché un’opinione è per definizione soggettiva). Si sarebbe potuto dire: «Si considera generalmente che...».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.