Paratassi e ipotassi

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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umanista89
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Paratassi e ipotassi

Intervento di umanista89 »

Mi pare (se mi sbaglio, segnalatemi il collegamento) che questo argomento non sia ancora stato trattato.
Il mio dubbio (sorto, in realtà, per la lingua latina: ma penso che tra il latino e l'italiano non vi sia differenza nella definizione concettuale di questi due fenomeni) riguarda l'esatta definizione di paratassi e ipotassi. Molto comune è l'identificazione di queste due parole con coordinazione e subordinazione. Gli stessi dizionarî Devoto-Oli e Zingarelli considerano «coordinazione» un sinonimo di «paratassi» e «subordinazione» un sinonimo di «ipotassi». Per quanto molto diffusa, l'identificazione coordinazione-paratassi è sbagliata, anche etimologicamente: il latino co-ordinatio non corrisponde al greco pará-taxis, mentre sub-ordinatio è in tutto analogo a hypó-taxis. Quindi, a rigore, dovremmo dire che nel periodo le proposizioni possono essere unite in tre modi: «per semplice accostamento (paratassi), mediante congiunzioni coordinative (coordinazione), oppure mediante congiunzioni subordinative (subordinazione o ipotassi)» (V. Tantucci, Urbis et orbis lingua, Poseidonia, Bologna, 2003, pag. 377). C'è però chi si spinge piú oltre. Ecco cosa osserva al riguardo il latinista Alfonso Traina (A. Traina, T. Bertotti, Sintassi normativa della lingua latina, Cappelli, Bologna, 2003, pag. 321): «L'unione per semplice accostamento o giustapposizione si chiama paratassi. Per antitesi, si chiama ipotassi il rapporto esplicito di subordinazione». Insomma, come piú giú chiarisce con una chiosa ed un prospetto esplicativo, il Traina non soltanto distingue la coordinazione dalla paratassi (appoggiandosi anche sulla loro diversità etimologica), cosa che trova concorde la maggior parte dei grammatici (compreso il summenzionato Tantucci), ma distingue anche la subordinazione dall'ipotassi, sostenendo che è un costrutto ipotattico la sola subordinazione esplicita (es. «se si studia, s'impara»), mentre annovera la subordinazione implicita («studiando, s'impara») tra i costrutti paratattici. Ciò da un lato è fedele alla definizione di paratassi come «semplice accostamento o giustapposizione» (tale, infatti, è la subordinazione in forma implicita), ma dall'altro non risponde all'identità etimologica delle parole «subordinazione» e «ipotassi», oltre ad essere una distinzione poco citata nelle grammatiche. In conclusione, il quesito che mi e vi pongo è il seguente: nella sintassi italiana (e in quella latina) la corretta definizione di paratassi e ipotassi è quella che le identifica con coordinazione e subordinazione (riportata dal Devoto-Oli e dallo Zingarelli), o quella che eguaglia subordinazione e ipotassi ma distingue coordinazione e paratassi (riportata da Vittorio Tantucci), o ancora quella che le distingue tutte (riportata da Alfonso Traina)?
Ringrazio anticipatamente quanti mi risponderanno.
Ultima modifica di umanista89 in data mar, 14 ago 2007 21:10, modificato 2 volte in totale.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Chi potrebbe risponderle in maniera approfondita è senza dubbio il mio caro amico Ladim e l’altrettanto caro amicus_eius, che sicuramente c’illumineranno. Io mi limito a osservare che nei manuali moderni (come la grammatica di Luca Serianni, la Grande Grammatica Italiana di Consultazione in tre volumi [Bologna, Il Mulino, 1988-1995] e l’ottimo Dalla grammatica alla linguistica di Cecilia Andorno [Torino, Paravia, 1999]) si tende a usare esclusivamente coordinazione (detta per asíndeto quando manca la congiunzione) e di subordinazione (esplicita/implicita). I termini paratassi e ipotassi (che anche Luca Serianni considera sinonimi, rispettivamente, di coordinazione e subordinazione [cfr XIV.2-3]) non compaiono affatto nelle altre due opere summenzionate.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ladim
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Intervento di Ladim »

Coi termini «paratassi» e «ipotassi» non si indica propriamente un aspetto 'sintattico', quanto 'strumentale', ovvero 'formale' (da qualche parte, qui o sulla Crusca, vi sarebbe, tra l'altro, un mio intervento in cui si abbozzano i due criteri fondamentali dell'analisi sintattica lato sensu).

Per sommi capi.

La sintassi del periodo può conoscere due soluzioni 'funzionali': quando due proposizioni sono del tutto autosufficienti, abbiamo la 'coordinazione'; diversamente, quando una proposizione dipende dall'altra, abbiamo la 'subordinazione'. Il criterio qui è esattamente «sintattico».

Un altro livello di analisi si concentra sulla 'forma', e cioè osserva la realizzazione formale di un esito sintattico: se vi sono congiunzioni (coordinazione-subordinazione «esplicita»), ci troviamo di fronte alla sindesi o all'ipotassi; se abbiamo una costruzione «implicita» (asindetica, priva di connettivi), ci troviamo di fronte comunque a una paratassi.

Quindi, di là dal rapporto sintattico (subordinazione-coordinazione), possiamo avere due tipi di collegamento – «paratassi» e «coordinazione» abbracciano due aspetti diversi che possono anche non coincidere: cfr. il costrutto, senza complementatore, di – ad es. – 'sperare'+completiva: «spero tu voglia mangiare», subordinazione paratattica; «spero che tu voglia mangiare», subordinazione ipotattica]; («mangio e bevo e mi rallegro» ['coordinazione sindetica']; «mangio, bevo, mi rallegro» [coordinazione paratattica]).

Si abitui a distinguere i due aspetti (distinzione valida sia per l'italiano sia per il latino): la sintassi (e cioè la dimensione sintagmatica della lingua), come è ovvio, è 'forma' e 'contenuto', e con l'opposizione «ipotassi-paratassi» si tematizza la 'forma' (o almeno così si dovrebbe: usare «paratassi» col significato di «coordinazione» serve ad arricchire il linguaggio, non l'analisi).
Ultima modifica di Ladim in data mer, 29 ago 2007 8:58, modificato 5 volte in totale.
Avatara utente
umanista89
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Intervento di umanista89 »

La ringrazio per la sua risposta davvero chiara e soddisfacente. Lei, in effetti, distingue i due piani differenti cui, con le diverse terminologie, si guarda: parlando di «paratassi» e «ipotassi» si guarda alla mera disposizione delle proposizioni nel periodo; parlando di «coordinazione» e «subordinazione» si guarda al rapporto tra le proposizioni. Fin qui tutto chiaro. Però lei annovera tra i costrutti ipotattici anche le proposizioni coordinate esplicitamente («mangio e bevo e mi rallegro»); in tal modo i concetti di «paratassi» e «ipotassi» vengono a coincidere con quelli di «sindesi» e «asindeto»: cioè paratassi = accostamento, giustapposizione di proposizioni senza congiunzioni; ipotassi = accostamento di proposizioni mediante congiunzioni (tanto coordinative quanto subordinative). Questa classificazione va addirittura oltre la terza ipotesi che avevo formulato (quella tratta dalla Sintassi di Alfonso Traina), che considera costrutto ipotattico la sola subordinazione esplicita. Ha una sua coerenza e linearità, però l'unica cosa che non mi convince è che va contro la stessa natura etimologica dell'ipotassi, che, come ricordavo prima, è punto per punto l'analogo greco di subordinatio. Un altro aspetto che mi fa propendare per quest'ipotesi meno «estrema» è il fatto che il Traina (ib.) nel parlare dell'argomento cita chi questi due concetti introdusse nel 1826, il grecista F. W. Thiersch, il che mi fa pensare che abbia consultato direttamente questa fonte (ch'è certamente inconfutabile, essendone l'ideatore).
Ladim
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Intervento di Ladim »

E di fatto Traina fa bene. L'«ipotassi», fatto formale, distribuisce e ordina una reggenza gerarchizzata – una gerarchia che può anche non essere formalmente 'segnalata': la «paratassi». La sindesi coordinante non sarebbe un'«ipotassi» – e qui le devo le mie scuse, ché dal 'testo' che ho vergato [lo vedo bene anch'io] si deduce proprio quello che lei mi contesta. In realtà pensavo a un [infelicissimo] confronto 'formale' tra la sindesi in coordinazione e l'ipotassi in subordinazione.

Per l'asindeto: lo può considerare anche come la figura sintattica della paratassi coordinante.

Ora vede bene che la distinzione formale dialoga criticamente con quella sintattica senz'altro: è qui la produttività della distinzione – si può dare una subordinazione senza connettivi (in questo caso interviene il modo verbale, in italiano anche la dimensione semantica del verbo).
Avatara utente
umanista89
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Intervento di umanista89 »

Tutto chiaro. Logicamente propendo proprio per la classificazione di Traina; c'è, però, ancora un dubbio che vorrei chiarire. Il discrimine che distingue la paratassi dall'ipotassi, nelle subordinate, è la gerarchizzazione delle reggenze (cioè: ipotassi = gerarchizzazione; paratassi = accostamento non gerarchico) o la presenza/assenza d'una congiunzione subordinante? Lo chiedo perché, com'è noto, questa può anche non esprimersi: penso che tu sia buono, ma anche penso tu sia buono. In quest'ultimo caso parliamo di paratassi o ipotassi? La congiunzione subordinativa potrebbe considerarsi anche sottintesa; e, d'altra parte, se il discrimine fosse la sola gerarchizzazione delle reggenze, evidentemente anche la subordinazione implicita sarebbe ipotattica (es. «sbagliando, s'impara»), cosa non accettabile, anche perché cosí torneremmo a identificare, sic et simpliciter, la coordinazione con la paratassi e la subordinazione con l'ipotassi. Difatti, se parliamo di coordinazione e subordinazione, allora sí che il discrimine è la gerarchizzazione: coordinazione = assenza di gerarchizzazione; subordinazione = presenza di gerarchizzazione. Ne inferisco - e qui concludo - che, anche sulla falsariga dei diversi piani che le due terminologie investono (subordinazione e coordinazione riguardano la natura delle proposizioni, cioè il loro rapporto; paratassi e ipotassi riguardano la disposizione di esse nel periodo, cioè la forma), il discrimine di subordinazione e coordinazione è la gerarchizzazione, mentre invece il discrimine di paratassi e ipotassi è l'esplicazione congiunzionale (=l'uso di una congiunzione subordinante) della subordinazione. Per cui: sbagliando, s'impara è un costrutto indubbiamente parattico, perché, benché le due proposizioni siano gerarchizzate, tale gerarchizzazione non è espressa mediante una congiunzione subordinativa (beninteso che in luogo d'una congiunzione potrebbe esservi anche un pronome o una particella); su penso tu sia buono sono indeciso: mancando la congiunzione subordinante, dovrei propendere per un costrutto parattico; ma se la congiunzione può considerarsi sottintesa (va da sé che invece in sbagliando, s'impara nessuna congiunzione potrebbe sottintendersi) il costrutto sarebbe a buon diritto ipotattico. Del resto, questa distinzione tra «segnalazione congiunzionale della gerarchizzazione» e «gerarchizzazione non "segnalata"» l'ha fatta (identificando, giustamente, quest'ultima con la paratassi) anche lei:
Ladim ha scritto:L'«ipotassi», fatto formale, distribuisce e ordina una reggenza gerarchizzata – una gerarchia che può anche non essere formalmente 'segnalata': la «paratassi».
Resta da chiarire (almeno per me) se l'esempio che ho riportato («penso tu sia buono») afferisca all'uno o all'altro caso. Attendo un suo ragguaglio al riguardo; vorrei anche sapere se a suo avviso il mio ragionamento sta in piedi.
Ladim
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Intervento di Ladim »

Per cui: sbagliando, s'impara è un costrutto indubbiamente parattico
Sì.
su penso tu sia buono sono indeciso: mancando la congiunzione subordinante, dovrei propendere per un costrutto parattico
E così lo descriverei.

Ma lei è un interlocutore attento e rigoroso.

L'esigenza di delineare un particolare comportamento sintattico sotto il profilo formale si impose proprio per accantonare l'ipotesi ellittica: il dubbio era che non si poteva dare per sottointeso ciò che non era mai esistito – molte congiunzioni derivano da altre categorie, come l'avverbio, e solo in un secondo momento, in determinati contesti, hanno assunto la loro funzione congiunzionale. Sicché, per certi casi, si è ricostruita una fase più antica in cui due proposizioni sussistevano indipendentemente, sotto il profilo sintattico, l'una dall'altra: una giustapposizione che, col tempo, si sarebbe tramutata in una dipendenza – una dipendenza di contenuto successivamente marcata (morfo-sintatticamente) attraverso l'uso di un connettivo (un avverbio, orbitante in origine sul verbo della futura dipendente, avrebbe cominciato a sganciarsi da quest'ultimo per accogliere una nuova funzione, quella appunto di congiungere la seconda proposizione alla prima, stabilendo 'in chiaro' un rapporto di reggenza).

La paratassi, pertanto, spiegherebbe un particolare fenomeno: un'originaria autonomia sintattica poi tradottasi in una dipendenza – e qui alludo alla paratassi subordinante.

Ma quando analizziamo una proposizione come «penso tu sia buono», stiamo affrontando una questione di sincronia linguistica. Ci accingiamo quindi a estendere l'uso dei due concetti di paratassi e ipotassi – senza, tuttavia, peccare di eccessiva leggerezza (quella di chi sovrappone senz'altro la paratassi con la coordinazione). Il disuso del complementatore «che» con determinati verbi è un fenomeno che non mi sentirei di spiegare con la 'scialba' categoria dell'ellissi. Forse l'interpretazione paratattica ci fornisce una lettura più interessante: se è paratassi, allora, per i verbi come sperare, credere etc., bisognerebbe pensare a una particolare valenza semantica, contenuta nel verbo stesso, che sostituirebbe (obliterandone la 'forma' segnalata) la funzione congiunzionale di «che» (osserviamo insomma il processo inverso che ha suggerito la concettualizzazione della nostra paratassi 'diacronica').
Avatara utente
bubu7
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di bubu7 »

umanista89 ha scritto: In conclusione, il quesito che mi e vi pongo è il seguente: nella sintassi italiana [...] la corretta definizione di paratassi e ipotassi è quella che le identifica con coordinazione e subordinazione (riportata dal Devoto-Oli e dallo Zingarelli)...?
Io direi di sì.
Marco ha riportato alcune citazioni e altre se ne potrebbero riportare da altre grammatiche e dizionari (tra questi ultimi il Dizionario di linguistica curato dal Beccaria).

Tutta la discussione è molto interessante soprattutto la distinzione, che ritengo valida, tra aspetto sintattico e formale (per usare due termini adoperati da Ladim nel suo primo intervento). Ma il punto è: a quest'analisi si possono poi associare i termini ipotassi e paratassi operando una distinzione da quelli di subordinazione e coordinazione? Secondo me no, almeno nella sintassi italiana. Ma accoglierei con piacere smentite documentate (non posso andare in giro a difendere una posizione dicendo l'ha detto Ladim :) ).
Per quanto riguarda, infine, il significato etimologico dei termini portato a dimostrare la poca coerenza del loro significato attuale, non mi stancherò mai di sottolineare che si tratta di un atteggiamento che non può aver diritto di cittadinanza in lessicologia.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Teo
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di Teo »

bubu7 ha scritto:
umanista89 ha scritto: In conclusione, il quesito che mi e vi pongo è il seguente: nella sintassi italiana [...] la corretta definizione di paratassi e ipotassi è quella che le identifica con coordinazione e subordinazione (riportata dal Devoto-Oli e dallo Zingarelli)...?
Io direi di sì.
Marco ha riportato alcune citazioni e altre se ne potrebbero riportare da altre grammatiche e dizionari (tra questi ultimi il Dizionario di linguistica curato dal Beccaria).
Sì, sostanzialmente il Dizionario di linguistica a cura di Gian Luigi Beccaria (Torino, Einaudi, nuova edizione, 2004) considera sinonimi ipotassi/paratassi e subordinazione/coordinazione. Cito (sub voce ipotassi/paratassi, pag. 418):
«ipotassi/paratassi (formati sul modello di sintassi, rispettivamente dalle preposizioni greche pará ‘presso, vicino’ e hypó ‘sotto’ + táxis ‘disposizione, ordine’). Relazioni sintattiche che si istituiscono tra le proposizioni all'interno di una frase complessa, o periodo; in particolare, si ha ipotassi quando una proposizione, detta subordinata o dipendente, è retta sintatticamente da un'altra, chiamata principale o reggente; si ha paratassi quando due o più proposizioni si succedono nell'ambito di uno stesso periodo senza che si instaurino rapporti di dipendenza sintattica tra di loro; ad es. “Lorenzo farà un ottimo lavoro perché è intelligente” (ipotassi) VS “Lorenzo è intelligente e farà un ottimo lavoro” (paratassi). Essenzialmente sinonimi rispettivamente di subordinazione e di coordinazione, questi due termini vengono tradizionalmente impiegati in riferimento alle lingue classiche, che presentano un sistema assai ricco di strutture subordinate e di mezzi grammaticali atti a segnalarle» (voce di Giovanna Marotta, che ripete considerazioni analoghe anche sotto i lemmi coordinazione e subordinazione; l'unica perplessità nasce dall'uso dell'avverbio "essenzialmente", che starebbe, forse, a indicare una sinonimia imperfetta).
Ultima modifica di Teo in data mar, 21 ago 2007 12:15, modificato 2 volte in totale.
Teo Orlando
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bubu7
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di bubu7 »

Teo ha scritto: ... l'unica perplessità nasce dall'uso dell'avverbio "essenzialmente", che starebbe, forse, a indicare una sinonimia imperfetta).
Avevo notato anch'io quell'avverbio buttato lì senz'alcun chiarimento nel seguito della voce... :?
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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umanista89
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di umanista89 »

È opportuno fare un paio di osservazioni.

1) Non so se, parlando di paratassi e ipotassi, abbia senso dare di questi due fenomeni definizioni diverse nella sintassi italiana e nella sintassi latina (fermo restando che in quest'ultima, e ancora di piú in quella greca, le congiunzioni coordinanti e subordinanti rivestono ai fini dello studio un'importanza maggiore). Questi due concetti sono stati introdotti da un grecista (immagino, dunque, per la lingua greca), ed evidentemente poi adattati alle altre. Perciò, con tutte le differenze che vi sono fra queste tre lingue, io credo che la definizione concettuale di paratassi e ipotassi debba restare la stessa.

2) In ogni caso, non tutti, nell'ambito delle lingue antiche, la pensano come Traina (cioè non tutti concordano sulla posizione espressa da me e Ladim). Secondo un recente ed autorevole manuale di sintassi greca (Nicola Basile, Sintassi storica del greco antico, Levante, Bari, 2001, pag. 603) i due fenomeni «sono assimilabili ai moderni concetti di paratassi (= coordinazione) e di ipotassi (= subordinazione)». E poi, in nota (pagg. 604-605), chiosa:


Una distinzione diversa è operata da A. Traina-T. Bertotti (p. 321, n.1). Gli studiosi, infatti, ritengono che la paratassi coincida unicamente con la coordinazione asindetica, cioè priva di congiunzione ed asseriscono che "viene generalmente confusa con la coordinazione, mentre è opportuno distinguerla: a) perché riguarda solo la forma e non la natura del rapporto sintattico; b) perché in essa il rapporto sintattico, qualunque esso sia, resta del tutto psicologico e non ha espressione grammaticale". Tuttavia ci siano, in questa sede, consentite alcune osservazioni. Gli studiosi asseriscono (a) che la paratassi riguarda la forma (da loro identificata, tout court, con l'asindeto) e non la natura del rapporto sintattico (che a loro avviso può essere di coordinazione come anche di subordinazione implicita) e che (b) nella paratassi il rapporto sintattico non ha alcuna "espressione grammaticale", intendendo, essi, con la dizione "espressione grammaticale" la presenza di congiunzioni. Ma in realtà, in assenza di connettivi, il rapporto di subordinazione è nettamente marcato da uno 'spostamento', da una 'deviazione' del modo verbale rispetto a quello della reggente. In italiano, ad es., l'espressione "è giusto, credo" (paratassi per asindeto) si oppone a "credo sia giusto" (ipotassi per asindeto, cfr. gr. boúlei anagnómen e lat. quid vis faciam?) dove la natura subordinata del rapporto sintattico è determinata grammaticalmente dal'uso del congiuntivo nella dipendente, modo per eccellenza della subordinazione (o hypotaktikós lo definitivano i grammatici greci e subiunctivus i latini) giacché, rispetto alla posizione in vertice della sovraordinata, segna uno spostamento verso il 'basso' (hypó) e rappresenta una vistosa 'espressione grammaticale' della natura sub-ordinata del rapporto sintattico. Pertanto la 'forma', cioè l'aspetto della paratassi, non può essere ridotta ad una implicitazione dei nessi congiunzionali, ovvero non può, sic et simpliciter, essere identificata con il tipo sintattico asindetico. Proprio la 'forma' coinvolge, a nostro avviso, anche altre 'realtà' morfosintattiche quali, ad es., il modo verbale. Se cosí non fosse anche la comune nozione di 'subordinazione' (accettata dagli studiosi) andrebbe riformulata e conseguentemente ridotta alle sole forme esplicite, cioè introdotte da congiunzioni subordinanti. Un'ultima, ma inevitabile, considerazione di ordine deontologico: dal momento che 'paratassi' è un termine estraneo alla tassonomia dei termini grammaticali greci ed è un riadattamento semantico moderno di un nomen afferente al lessico militare, ci chiediamo fino a che punto, da parte degli studiosi suddetti, sia legittimo formulare una definizione di 'paratassi' cosí stretta, circoscritta e tassativa, e ritenere in errore chi, diversamente, conferisce al termine, di per sé privo di ogni tecnicità grammaticali, una valenza piú ampia e meno arbitraria. Fra quanti intendono il termine 'paratassi' in senso ampio come accostamento coordinato con congiunzione (paratassi sindetica) o per asindeto (paratassi asindetica) ricordiamo E. Schwyzer-A. Debrunner, II pp. 632-3; J. Humbert, p. 86 sgg.; G. Calboli, XIII p. 410; E. Renna. p. 123.

Per quanto la posizione di Basile sia ben argomentata ed espressa con cognizione di causa, a mio modesto avviso resta piú convincente quella di Traina. Questi, va poi detto, non si è dilungato molto sull'argomento, perciò quale sia il suo parere sulla valenza ipotattica o paratattica del tipo «penso tu sia buono» non ci è dato saperlo; ma il nodo della questione resta quello (già, piú su, diffusamente trattato) del discrimine che distingue paratassi e ipotassi: se, cioè, esso è (come per coordinazione e subordinazione) la struttura gerarchizzata o paritaria delle proposizioni (tale la posizione di Basile), o l'espressione grafica della subordinazione (cioè la presenza d'un nesso congiunzionale: è quello che sosteniamo Ladim, io e Traina – non si risenta quest'ultimo per un cosí indegno accostamento!). Inoltre, Traina viene solo "per caso" a far coincidere la definizione di asindeto con quella di paratassi, nel senso che egli non identifica, tout court, paratassi con asindeto e ipotassi con sindesi, ma si limita ad esprimere, al riguardo, considerazioni coerenti con la definizione che di questi due fenomeni dà (peraltro sulla scorta del loro valore etimologico): paratassi, cioè, intesa come mero accostamento di proposizioni (a prescindere dal fatto che il loro rapporto sia gerarchizzato o no), e ipotassi come esplicitazione congiunzionale di un'unione subordinativa (e, dunque, sempre gerarchizzata) di proposizioni.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di Federico »

umanista89 ha scritto:[...] ci chiediamo fino a che punto, da parte degli studiosi suddetti, sia legittimo formulare una definizione di 'paratassi' cosí stretta, circoscritta e tassativa, e ritenere in errore chi, diversamente, conferisce al termine, di per sé privo di ogni tecnicità grammaticali, una valenza piú ampia e meno arbitraria.
In effetti sarebbe assurdo, se qualcuno lo volesse; l'importante è che se ne elaborino definizioni precise, adeguate all'uso che se ne vuole fare.
Ben vediamo, dal dialogo fra Ladim e umanista, quanto sia produttivo e interessante.
Avatara utente
bubu7
Interventi: 1454
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Re: Paratassi e ipotassi.

Intervento di bubu7 »

umanista89 ha scritto: ...il nodo della questione resta quello (già, piú su, diffusamente trattato) del discrimine che distingue paratassi e ipotassi: se, cioè, esso è (come per coordinazione e subordinazione) la struttura gerarchizzata o paritaria delle proposizioni (tale la posizione di Basile), o l'espressione grafica della subordinazione (cioè la presenza d'un nesso congiunzionale: è quello che sosteniamo Ladim, io e Traina – non si risenta quest'ultimo per un cosí indegno accostamento!).
Ho l'impressione che stiamo confondendo due questioni.

La prima è: oggi, le grammatiche italiane considerano i termini di ipotassi e paratassi sinonimi di subordinazione e coordinazione?
Secondo me, la risposta è sì.
Ecco un'altra citazione tratta da una delle migliori grammatiche dell'ultimo quarto del Novecento:
La coordinazione e la subordinazione prendono anche il nome, rispettivamente, di paratassi e ipotassi (dal greco pará 'accanto', hypo 'sotto' e táxis 'disposizione')...

M. Dardano e P. Trifone, La lingua italiana (1985)
La seconda questione è: come si può esprimere in una lingua un rapporto di coordinazione o di subordinazione?

Il problema è stato in parte affrontato negl'interventi precedenti, ma si tratta di un argomento complesso e difficile da esporre, in poche righe, in maniera esauriente.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Ladim
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 14:36

Intervento di Ladim »

Ribadisco la mia ipotesi, che vorrei si difendesse da sola. Nessuno vieta l'uso sinonimico di paratassi e coordinazione; ma qualcuno potrebbe obbiettarne l'utilità. Per il confronto tra latino, italiano, greco etc.: è legittimo e produttivo confrontare la sintassi di lingue diverse, specie quando ci rendiamo conto che, a un determinato comportamento del pensiero umano, corrisponde, nelle diverse lingue, un analogo comportamento formale o morfologico.

La paratassi e l'ipotassi, come dicevo, potrebbero essere [e per certuni sono] due modi peculiari in cui il pensiero organizza formalmente il proprio contenuto: allo studioso resta di comprendere l'utilità di una categorizzazione, e di solito (per evitare di porre il confronto sul facile piano del bisticcio tassonomico) ogni concettualizzazione, se onesta e sorvegliata, dovrebbe esprimere una risoluzione non solo metodologica. Se accolgo la distinzione tra 'forma' e 'sintassi' (distinzione sottilissima, ché la sintassi è comunque 'struttura e forma' – che cosa vorrebbe dire, allora, distinguere la 'forma' dalla 'sintassi'? In realtà si alluderebbe a una distinzione che pone, da una parte, l'organizzazione formale in generale [sintassi], dall'altra, la presenza o assenza di 'una' determinata organizzazione formale che abbraccia un aspetto tipico: la presenza o assenza della funzione congiunzionale morfologizzata in un elemento segnalato [ipo e paratassi]), quando osservo una frase come «spero tu sia felice», che cosa posso dire? Ci troviamo di fronte a una subordinazione sintattica: due contenuti di pensiero dipendenti l'uno dall'altro sono formulati entro una dipendenza formale che si caratterizza per la mancanza dell'elemento congiunzionale (ma in realtà è qui un pregiudizio: come se fosse necessario pensare alla presenza di un connettivo lessicalizzato, quando vi è una subordinazione!). E cioè, data una dipendenza concettuale, una lingua può esprimere quella dipendenza attraverso l'uso formale di una congiunzione; ma qui la dipendenza è marcata con il solo modo congiuntivo.

Per chi la pensa come me, l'asindeto vorrebbe dire assenza di congiunzione, sì, ma assenza di congiunzione nella sola coordinazione. Quando parliamo di paratassi e ipotassi (nel contesto di questa discussione), ci dimentichiamo che stiamo affrontando soltanto la 'subordinazione': questa confusione dipende forse dal fatto che la paratassi, sotto il profilo formale, esercita un suo elementare dominio anche nella coordinazione (qui la paratassi, svincolata dal concetto di subordinazione, vuol dire 'correlazione asindetica': ma nella subordinazione, la paratassi vorrebbe dire 'subordinazione giustappositiva' – i piani sono due, e ben delimitati).

Quindi, l'etichetta «asindeto per paratassi» non è per me coerente – lo sarà per chi diversamente, ovvero in modo diversamente legittimo, prende la paratassi come coordinazione; ma domanderei: quale euristica utilità abbiamo da questa sovrapposizione?
Avatara utente
bubu7
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Intervento di bubu7 »

Ladim ha scritto: ma domanderei: quale euristica utilità abbiamo da questa sovrapposizione?
Secondo me, nessuna, ma questo è un altro discorso.
Ripeto, due sono gli aspetti della questione.
Il primo, che mi sembra non venga contestato, è che la maggior parte dei dizionari e delle grammatiche operano la sovrapposizione di cui stiamo parlando.
Il secondo è l'analisi, interessantissima, degli aspetti subordinanti e coordinanti all'interno della sintassi e come questi si esplicano.

A questo punto, mio caro Ladim, le rigiro la frittata: quale utilità ci può derivare dal voler definire alcuni dei fenomeni analizzati mediante termini che, comunemente, hanno finito per essere sinonimi di altri? Questo vizio storico non farà, come mi sembra faccia, che rendere più difficoltosa la comprensione dei fenomeni stessi.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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