«La capa»?

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Marco1971
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«La capa»?

Intervento di Marco1971 »

Il Garzanti 2.0 ha scritto:Il femminile regolare di capo, nel significato di persona che esercita un comando o dirige un’impresa, è capa, e cosí si può chiamare una donna che svolge questa funzione; tuttavia, poiché questa forma ha spesso un uso scherzoso, molti preferiscono chiamare anche una donna capo, al maschile. Si tratta di una scelta, però, che può creare nel discorso qualche problema per le concordanze.
Problema per le concordanze che non parrebbe esser tale per i garzantieri alla voce aiuto...
Il Garzanti 2.0 (sott. mie) ha scritto:Il nome aiuto, quando indica una persona che ha funzioni ausiliarie o può sostituire qualcun altro, prende il genere maschile o femminile secondo se si riferisce a un uomo o a una donna: il primario ha un bravo aiuto, ha una brava aiuto.
Riesce difficile capire qual è in definitiva la posizione del dizionario in questione: da una parte difende il femminile la capa per evitare cacofoniche concordanze (il nostro capo è brava), dall’altra dà proprio un esempio di un caso simile.

Siamo coerenti: o Il nostro capo è una brava donna o La nostra capa è brava (ma non vi nascondo che sul capo mi si rizzan le chiome). Del pari, o Maria è un bravo aiuto o Maria è una brava aiuta.

Ma con quest’ossessione dell’adeguamento del genere grammaticale (e della relativa desinenza nominale) a quello sessuale, non dovremmo allora anche dire che Gianni è un bravo guido/sentinello/guardio, ecc. (invece di Gianni è una brava guida/sentinella/guardia)? Per i nomi di professioni, posso comprendere la necessità fino a un certo punto; ma per il lessico comune, a me sembra un’innecessaria forzatura.

E a voi?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Che dire, caro Marco? Vivendo in una città dove la prima cittadina (o dovrei dire il primo cittadino?) si autodefinisce la sindaco mi trovo spiazzato. Perché io la chiamerei volentieri sindaca :D
Proporrei Maria è una brava aiuto, considerando aiuto come indeclinabile. E' un compromesso non troppo coerente. Ma quale compromesso lo è?
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Il Garzanti 2.0 ha scritto:Il nome aiuto, quando indica una persona che ha funzioni ausiliarie o può sostituire qualcun altro, prende il genere maschile o femminile secondo se si riferisce a un uomo o a una donna…
CarloB ha scritto:Proporrei Maria è una brava aiuto, considerando aiuto come indeclinabile.
È forse una soluzione accettabile solo se aiuto è effettivamente l’abbreviazione di un sostantivo di genere femminile, come —che so io— «aiutocuoco» o «aiutopizzaiolo» (supponendo che per questi ultimi non ci siano restrizioni di genere).
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

CarloB ha scritto:Proporrei Maria è una brava aiuto, considerando aiuto come indeclinabile. E' un compromesso non troppo coerente. Ma quale compromesso lo è?
Non sono sicuro di capire in che senso aiuto possa essere indeclinabile: si può, a piacimento, decretare indeclinabile una parola? Posso dire che Maria è una cuoco, che Sandra è una pittore? :? Gli esempi sono scelti male, ma ci si capisce: la parola aiuto è di genere maschile, come sosia (sul quale abbiamo un filone). Mi sembra meglio non esagerare con queste estensioni, che non hanno mai creato difficoltà finora. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Re: «La capa»?

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Pare che capa si stia scrollando di dosso la connotazione ironica, scherzosa e colloquiale per diventare il modo normale di definire donne che ricoprono incarichi di responsabilità. Mi sono imbattuto, per esempio, in questo titolo del Messaggero: «Covid, la capa della sanità di Los Angeles piange in diretta: ‹Oltre 8.000 morti, perdita incalcolabile›».

Ho cercato «la capa» nell’archivio della Repubblica e ho constatato come quest’uso sia ormai radicato: ci sono decine e decine di risultati rilevanti, come «la capa del marketing», «la capa dei ricercatori», «la capa del partito» e perfino «la capa-famiglia» (che il DOP registra, giustamente, come invariabile, e univerbato).

La ricerca nell’archivio fa emergere come capa abbia cominciato a prender piede negli anni Dieci del Duemila, con un incremento notevole negli ultimi due, tre anni.

Se in un articoletto del 1993 capa compare tra virgolette («E qualche decina di metri più avanti, deve affrontare Lisa, ‹la capa› del mercatino, che lo minaccia: promette che, se non amministrerà bene Roma, saprà raggiungere il suo ufficio in Campidoglio per punirlo»), sul finire del decennio Federica Rossi Gasparrini, già parte del primo governo Prodi, è definita «la capa delle Federcasalinghe»: non ho approfondito ma potrebbe essere un’autodefinizione, giacché in un pezzo del 1999 il suo nome è seguito dalla precisazione «meglio nota come la capa delle Federcasalinghe».

Il primo uso di capa come femminile di capo nell’archivio del quotidiano è contenuto in quest’articolo del 1989 nel quale però compare in funzione metalinguistica: vi si parla infatti delle Raccomandazioni della Sabatini, con osservazioni ormai superate dal dilagare del politicamente corretto, come quella su ministra oppure quella sul ricorso a pesanti accoppiate maschile-femminile («i lavoratori e le lavoratrici», «i deputati e le deputate»).

Per quanto mi riguarda, capo è una di quelle parole che non ha alcun senso declinare secondo il sesso della persona a cui ci si riferisce. Faccio mio ciò che Marco scrisse qui sopra: per me capa è tanto ridicolo quanto *guardio o *sentinello. Bisogna però prendere atto che è un uso che si va sempre piú diffondendo anche sui giornali.
valerio_vanni
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Re: «La capa»?

Intervento di valerio_vanni »

A me invece non suona male.

Probabilmente questa parola dà l'impressione di essere un maschile usato per necessità prevalente (storicamente, al pari di altri come ministro e sindaco), e quindi in seguito alla modifica della prevalenza (oggi è meno marginale la presenza di donne in posizioni di comando) si ritiene declinabile.

"Guardio" e "sentinello" non possono seguire lo stesso percorso (e non credo proprio che arriveranno), perché è radicata l'idea che siano professioni maschili. Forse sarebbe potuto succedere se fossero state professioni femminili con un recente ingresso dei maschi.
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G. M.
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Re: «La capa»?

Intervento di G. M. »

Condivido le considerazioni di valerio_vanni (anche se io forse preferirei mantenere il capo :wink:).
Potrebbe esserci una somiglianza col caso di modella, derivata da modello? Dove invece lo spagnolo oggi dice la modelo.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Re: «La capa»?

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo con Valerio riguardo all’analisi delle motivazioni che hanno portato alla declinabilità. Tuttavia, occorre ricordare che capo non è altro che una metafora e non ha, in sé, alcun’implicazione sul sesso della persona cui ci si riferisce.

Inoltre, e questa è una mia considerazione personale, se la parola usata in contesti formali (es. «capo dello Stato») fosse stata testa, certamente non sarebbe stata avvertita la necessità della declinazione al maschile. Accetto però volentieri capa se l’alternativa è un accordo balzano e agrammaticale come *la capo (ma l’italiano non ne esce comunque bene: per evitare un’assurdità grammaticale se ne accoglie un’altra meno grave :| ).
valerio_vanni
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Re: «La capa»?

Intervento di valerio_vanni »

Ferdinand Bardamu ha scritto: dom, 27 dic 2020 14:03 Concordo con Valerio riguardo all’analisi delle motivazioni che hanno portato alla declinabilità. Tuttavia, occorre ricordare che capo non è altro che una metafora e non ha, in sé, alcun’implicazione sul sesso della persona cui ci si riferisce.
È un po' più di una metafora, nel senso che anche se ha quell'origine ha da tanto tempo conquistato un certo grado d'indipendenza.

Il Treccani, per esempio, gli dà un'accezione tutta sua. "capo" = "comandante" al pari di "capo" = "testa".
Ognuna con sotto specificazioni o casi figurati.

https://www.treccani.it/vocabolario/capo

1. a. La parte più elevata del corpo umano, unita al torace per mezzo del collo.

2. a. Persona che dirige, che è posta al comando di altre persone

Ecco, abbiamo 2.a, non 1. f o 1. h.
Accetto però volentieri capa se l’alternativa è un accordo balzano e agrammaticale come *la capo (ma l’italiano non ne esce comunque bene: per evitare un’assurdità grammaticale se ne accoglie un’altra meno grave :| ).
Ah, poi ci sono anche altre minacce: "boss", "lead-qualcosa", "qualcosa-manager" etc ;-)
Stefano Pasini
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Re: «La capa»?

Intervento di Stefano Pasini »

Buonasera, del messaggio riportato (non so se sopra o sotto, è la prima volta che scrivo in questo spazio) mi ha colpito la frase di Ferdinand Bardamu: "Tuttavia, occorre ricordare che capo non è altro che una metafora e non ha, in sé, alcun’implicazione sul sesso della persona cui ci si riferisce", in modo particolare il riferimento alla "implicazione sul sesso della persona cui ci si riferisce". Potrebbe Bardamu (o anche altri) sviluppare per favore il concetto di "implicazione sul sesso della persona cui ci si riferisce"? Grazie. Stefano Pasini
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Infarinato
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Re: «La capa»?

Intervento di Infarinato »

Vuol semplicemente dire che capo è una metonimia. Sta infatti per «capo (cioè «testa», nel senso di «apice») di un’organizzazione etc.». ;)

P.S. Benvenuto! :D
Stefano Pasini
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Re: «La capa»?

Intervento di Stefano Pasini »

Grazie della rapida risposta, Infarinato, e grazie dell'accoglienza! Ho posto la domanda perché, di fronte a quelli che in inglese sono chiamati human-gendered terms nel tentativo di rendere il linguaggio sempre più inclusivo (e comunque non offensivo), si incontra spesso la difficoltà di capire quando le parole hanno una 'implicazione sul sesso di una persona", per usare l'espressione dalla quale sono rimasto colpito e che mi ha indotto a scrivervi. Forse questo tema è già stato discusso e quindi ti sarei grato se mi indicassi i luoghi più rilevanti e utili per sviluppare questa riflessione. Grazie!
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Re: «La capa»?

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Stefano Pasini ha scritto: ven, 05 apr 2024 11:19Grazie della rapida risposta, Infarinato, e grazie dell'accoglienza! Ho posto la domanda perché, di fronte a quelli che in inglese sono chiamati human-gendered terms nel tentativo di rendere il linguaggio sempre più inclusivo (e comunque non offensivo), si incontra spesso la difficoltà di capire quando le parole hanno una 'implicazione sul sesso di una persona", per usare l'espressione dalla quale sono rimasto colpito e che mi ha indotto a scrivervi.
Le do anch’io il mio benvenuto. :)

Vorrei chiederle che cosa l’ha colpita, nello specifico, della mia espressione.

Preciso che cosa intendevo dire: capo, ma anche pubblico ministero, alla lettera non designano persone, come amministratore o avvocato: si tratta di metafore/metonimie. Come, tanto per fare un esempio sportivo, la punta o l’ala nel calcio.

Poiché sono parole usate in senso traslato, la declinazione secondo il sesso si colloca al di fuori della norma. Certo, capa e pubblica ministera si stanno diffondendo nell’uso, ma ciò non toglie che non siano normali (ossia conformi alla norma).
Stefano Pasini ha scritto: ven, 05 apr 2024 11:19Forse questo tema è già stato discusso e quindi ti sarei grato se mi indicassi
La inviterei a leggere il nostro Decalogo, in particolare il punto 10: in questo fòro ci si dà del «Lei», a meno che non si convenga altrimenti fra singoli. ;)
Avatara utente
Infarinato
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Re: [FT] «Italiano inclusivo» e altre amenità

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
Stefano Pasini ha scritto: ven, 05 apr 2024 11:19 Ho posto la domanda perché, di fronte a quelli che in inglese sono chiamati human-gendered terms nel tentativo di rendere il linguaggio sempre più inclusivo (e comunque non offensivo), si incontra spesso la difficoltà di capire quando le parole hanno una 'implicazione sul sesso di una persona", per usare l'espressione dalla quale sono rimasto colpito e che mi ha indotto a scrivervi. Forse questo tema è già stato discusso e quindi ti sarei grato se mi indicassi i luoghi più rilevanti e utili per sviluppare questa riflessione. Grazie!
Può trovare qualcosa qui, anche se è possibile che la sezione in questione non sia visibile ai nuovi arrivati fino alla pubblicazione del decimo intervento…

La avverto, però: in questo fòro siamo tutti decisamente contrari a operazioni d’ingegneria linguistica sostanzialmente antistoriche e antiscientifiche come codesta. Basterebbe avere dei rudimenti di linguistica indeuropea per capire che non hanno alcun senso: in una lingua priva di genere grammaticale come l’inglese [moderno] si può far finta che siano possibili (ma anche lí è una finzione), ma in una lingua come l’italiano sono del tutto innaturali (in senso tecnico). In verità, molte di queste fisime scomparirebbero ancor prima di nascere se, invece di parlare di genere maschile e femminile, si parlasse, per esempio, di «classe 1» e «classe 2» per sostantivi e aggettivi.

Come le è stato ricordato, s’una cosa, invece, non transigiamo (cosa che denota rispetto molto piú di certe cervellotiche proposte del cosiddetto italiano inclusivo): l’uso del «Lei». ;)
valerio_vanni
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Re:

Intervento di valerio_vanni »

Marco1971 ha scritto: dom, 01 ago 2010 19:52Gli esempi sono scelti male, ma ci si capisce: la parola aiuto è di genere maschile, come sosia (sul quale abbiamo un filone). Mi sembra meglio non esagerare con queste estensioni, che non hanno mai creato difficoltà finora. :)
Niente da dire su aiuto, ma sosia l'ho sempre percepito (e sentito usare) come invariabile.
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