«Lieta fine»

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Marco1971
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«Lieta fine»

Intervento di Marco1971 »

Leggo qui:

Una prima mezz’ora piacevole, in bilico tra brio e malinconia, ma poi si scivola in una convenzionale commedia romantica sino a una svergognata lieta fine.

M’interesserebbe conoscere le vostre reazioni: la locuzione sancita dall’uso, come tutti sanno o dovrebbero sapere, è [un/il/a] lieto fine, al maschile (relitto dell’uso antico e letterario). Non mi sembra accettabile una lieta fine per la conclusione d’una vicenda cinematografica o romanzesca. È una nuova moda o l’errore del recensore?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Gentile Marco, il Treccani sostiene che "fine", maschile, nell'accezione di conclusione e simili è di uso raro. Una lieta fine, inoltre, si trova in numerose pubblicazioni.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Istintivamente suona male anche a me, dato che ho sempre sentito e detto "lieto fine".

Però non lo trovo illogico, dato che (fuori da questa lucuzione e forse poche altre) personalmente considero femminile la parola nell'accezione "completamento o termine di qualcosa" e maschile in quella di "scopo, finalità".

Ho guardato su Treccani in linea e ho visto che la "finalità" viene data per maschile, l'altra come bivalente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Vi ringrazio. Non avevo controllato nella grammatica di Serianni, che dice (III.41a., sott. mia):

Nell’italiano antico e nel linguaggio poetico tradizionale il fine e la fine potevano alternarsi nel senso di ‘momento’, ‘punto terminale’ (ancor oggi fine è maschile nella locuzione cristallizzata il lieto fine).

Ecco: locuzione cristallizzata, ossia inalterabile. Se non fosse stato impiegato l’aggettivo lieto, non ci sarebbe stato nulla da ridire (una svergognata felice fine ad es.); ma, nonostante le attestazioni segnalate da Fausto, temo che nell’italiano normale d’oggi la lieta fine costituisca un’infrazione alla norma.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

A me suona male proprio perché «si frantuma il cristallo»: lieto fine è una locuzione che, in àmbito letterario e cinematografico, s’è fissata al maschile, come ha ben riportato Marco.
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G.B.
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Re: «Lieta fine»

Intervento di G.B. »

Riprendo il filone, stupito del numero di risultati in Rete che testimoniano l'espressione agrammaticale i lieto fine. «Locuzione cristallizzata» non vuol dire «indeclinabile al plurale»: se si deve dire, si deve dire i lieti fini.
G.B.
Daphnókomos
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Re: «Lieta fine»

Intervento di Daphnókomos »

Lo Zingarelli segnala sia il plurale invariato sia il plurale lieti fini.
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