A meno che...?

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Andrew
Interventi: 2
Iscritto in data: lun, 04 set 2006 19:38

A meno che...?

Intervento di Andrew »

Innanzitutto salve a tutti, ho scovato questo forum nei meandri della Rete, e lo trovo molto interessante, soprattutto per districarmi nei dubbi della lingua italiana! :wink:
Passo alla mia domanda che, più che altro, è una speranza di conferma di ciò che penso io.
Mi capita spesso di leggere in vari forums l'espressione "almeno che".
Io sinceramente ho sempre usato l'espressione "a meno che".
Vorrei sapere quale delle due è corretta, anche se io sono convinto che sia la seconda.
Inoltre vorrei sapere se chi scrive "almeno che" sbaglia, o se quest'ultima sia un'espressione altrettanto corretta, anche se mi sembra di no.
Grazie a tutti e ancora complimenti per il forum! :wink:
Avatara utente
Incarcato
Interventi: 900
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 12:29

Intervento di Incarcato »

Benvenuto, Andrew!
io sinceramente ho sempre usato l'espressione "a meno che".

E ha fatto bene: la locuzione congiuntivale corretta è a meno che.
Almeno, invece, significa ‘perlomeno, se non altro, a dir poco, come minimo’ (De Mauro).

Inoltre, un appunto, se posso permettermi:
Mi capita spesso di leggere in vari forums
In italiano, la regola prescrive che i termini stranieri siano invariabili: per cui forum. (O, se ama il latino, fora. :wink: )
Andrew
Interventi: 2
Iscritto in data: lun, 04 set 2006 19:38

Intervento di Andrew »

Incarcato ha scritto:Inoltre, un appunto, se posso permettermi:
Mi capita spesso di leggere in vari forums
In italiano, la regola prescrive che i termini stranieri siano invariabili: per cui forum. (O, se ama il latino, fora. :wink: )
Grazie per l'appunto, oltre che, ovviamente, per la risposta! :wink:
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Benvenuto anche da parte mia: spero che diventi un nostro frequentatore assiduo.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

«Almeno che» in «Con gli occhi chiusi» di Federigo Tozzi

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Riesumo il filone per riportare un’attestazione letteraria di almeno che. In Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi, leggo:
  • E, subito, [Domenico Rosi, il padrone, disse] agli assalariati:
    — Fate il vostro dovere, altrimenti vi mando via tutti. Domani quelle prese devono essere vangate.
    — Sissignore.
    — Non dubiti.
    — Se non fossimo capaci a vangarle in quanti siamo e in tutto il giorno!
    Almeno che non piova!
    Il padrone guardò quello che aveva detto così, con l’aria di avventarglisi addosso; e disse con voce che pareva uno scalpello percosso sopra una pietra:
    — Se piove, tramuterete il vino. Tu, Giacco, consegnerai le chiavi del tinaio; le hai a posta.
La sgrammaticatura mi sembra messa apposta in bocca a uno dei braccianti.
Avatara utente
Sixie
Interventi: 317
Iscritto in data: lun, 18 mag 2015 19:18
Località: Polesine

Intervento di Sixie »

A me sembra sgrammaticata la frase Se non fossimo capaci a vangarle in quanti siamo e in tutto il giorno! , che non l'altra, da lei indicata, che si potrebbe riscrivere - a mio parere - Almeno, che non piova!, con valore ottativo: Almeno, non piovesse!.
L'assalariato non intende dire "lavoreremo tutto il giorno a condizione che non piova", ma "speriamo non piova, dato che dovremo lavorare tutto il giorno".
Almeno come "magari".
Almanco, ca no' piova!. :D
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Beh, cara Sixie, ho aggiunto apposta un po’ di contesto in piú per render chiaro che quell’«almeno che» è da intendersi con «a meno che, tolto il caso in cui», eccetera. Se cosí non fosse non si capirebbe la reazione irata di Domenico Rosi, personaggio tutto intento, compreso, assorbito nel suo lavoro: egli dice che vuol veder vangati i suoi terreni l’indomani, ma uno dei braccianti solleva, avventatamente, un’obbiezione poco opportuna, dato il carattere del padrone, tutt’altro che incline al compromesso e all’ascolto.

La sua interpretazione, invece, sarebbe piú che altro un augurio di trovarsi a lavorare al sole, senza l’incomodo di doversi bagnare; ma allora, se la pioggia non impedisse di vangare, perché Domenico Rosi dovrebbe dare una disposizione diversa, «tramutare il vino»? Se invece consideriamo quelle parole come l’espressione di un’inopportuna pigrizia, allora il rabbuffo acquista un senso pieno.

Almeno, io l’intendo in questo modo, e in questo modo si potrebbe considerare l’improvvida risposta del bracciante come una stecca nel coro delle rassicurazioni degli assalariati. Gli altri che dicono?

Per quanto riguarda la lingua di Tozzi, ammetto che non la trovo proprio cristallina: la sua sintassi è nervosa, e spesso si serve di ellissi che rendono poco scorrevole la lettura.
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