Bella calligrafia

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Moderatore: Cruscanti

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Max
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Iscritto in data: dom, 07 nov 2004 22:31
Località: Toscana

Bella calligrafia

Intervento di Max »

Ho trovato una frase con l’espressione “bella calligrafia” (« … si mise a lavorare alla petizione, la compose, la ricopiò in bella calligrafia…») e mi è tornato a mente un frego rosso che, in una frase simile, il mio professore di italiano fece su “bella”, tanti anni fa… La sua spiegazione fu che callo- è un prefisso di origine greca (kállos) che significa “bellezza, bello”, pertanto è inutile anteporre un altro “bello/a”. Ineccepibile, tuttavia sono ben attestate forme come “ha una bella/brutta calligrafia”, oppure “calligrafia illeggibile” (vedi anche Garzanti online: ma come fa una bella grafia ad essere illeggibile? Non sarebbe più corretto dire “grafia illeggibile”?).

Tempo fa, nel forum della Crusca ci fu una discussione in tema di grafia, calligrafia eccetera, ma non era esattamente questo il focus. Mi piacerebbe conoscere il vostro parere.

Saluti,
Max
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Infatti, ormai — e da tempo — in calligrafia non s'avverte piú l’etimo (come già a suo tempo rilevava il Panzini), e gl’insegnanti che continuano a propinare le loro regolette stantie farebbero bene a desistere da tali ridicoli atteggiamenti semplicistici. Sebbene ancora il Tommaseo-Bellini dicesse «della scrittura stessa non è proprio: Avere una bella calligrafia. Meglio Una bella mano di scritto, Una bella scrittura. In altre parti d’Italia vive Avere una bella lettera», calligrafia nel significato di «il modo personale, caratteristico, di tracciare la scrittura» (Battaglia) è attestato fin dai tempi dell’Imbriani (1840-1886), e l’usarono Ojetti, Soffici, Cecchi e Gadda.

Riguardo all’accostamento di calligrafia a illeggibile (o altri aggettivi denotanti giudizio negativo), mi sembrano, proprio per la perdita del significato originario, assolutamente legittimi. Ecco qualche esempio:

«... cosí che la calligrafia sottile e irregolare del Pascoli, ora diritta ora curva, ora minuta ora larga, variabile come il tono della sua voce viva, fra poco non saprò piú leggerla.» (Ojetti)

«... con la sua grassa calligrafia commerciale...» (Soffici)

«Una calligrafia a duri, grossi bastoni verticali e a svolazzi incerti e tremolanti come capelli.» (Cecchi)

Ma anche tenendo a mente il valore originario della parola, una calligrafia potrebbe essere difficilmente leggibile anche per eccesso d’ornamenti e d’intricatezze fra le lettere...
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