«Sprimaverare»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Fausto Raso
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«Sprimaverare»

Intervento di Fausto Raso »

Mi piacerebbe che i lessicografi o vocabolaristi prendessero in considerazione il neologismo sprimaverare e lo mettessero a lemma nei dizionari. Come da inverno si ha "svernare" (trascorrere l'inverno in un'altra località), cosí da primavera possiamo avere "sprimaverare". L'anno prossimo andrò a sprimaverare in campagna. Che ne dite?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Perdoni la mia (forse eccessiva) franchezza, ma il neologismo in questione mi sembra piuttosto orribile.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

marcocurreli ha scritto:Perdoni la mia (forse eccessiva) franchezza, ma il neologismo in questione mi sembra piuttosto orribile.
Si figuri.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A proposito della bellezza o bruttezza delle parole, come si sa, è solo questione di consuetudine. Non c'è nulla di bello o di brutto di per sé.

Per quanto riguarda invece l'inclusione o esclusione di voci nei vocabolari, è evidente che vengono solo registrate parole che sono nell'uso (attuale o passato).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
sempervirens
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Re: «Sprimaverare»

Intervento di sempervirens »

Fausto Raso ha scritto:Mi piacerebbe che i lessicografi o vocabolaristi prendessero in considerazione il neologismo sprimaverare e lo mettessero a lemma nei dizionari. Come da inverno si ha "svernare" (trascorrere l'inverno in un'altra località), cosí da primavera possiamo avere "sprimaverare". L'anno prossimo andrò a sprimaverare in campagna. Che ne dite?
Piacerebbe anche a me. Questo neologismo mi fa ricordare un altro verbo, imprimaverire, che m'azzardai ad usare a mo' di prova per una traduzione dal giapponese all'italiano, perché convinto d'averla sentita da qualche parte, o forse partorita dalla fantasia. L'avessi mai fatto! :)

Dipendesse da me, - Sia dato alle stampe!-
Io nella mia lingua ci credo.
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Sixie
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Re: «Sprimaverare»

Intervento di Sixie »

Fausto Raso ha scritto: Come da inverno si ha "svernare" (trascorrere l'inverno in un'altra località), cosí da primavera possiamo avere "sprimaverare". L'anno prossimo andrò a sprimaverare in campagna. Che ne dite?
"Svernare", per come lo intendo io, significa passare la cattiva stagione in altro luogo dove il clima è più mite; s-primaverare non avrebbe molto senso, (al di là della 'bellezza' o 'bruttezza' del termine), perché significherebbe 'uscire' dalla primavera che è la bella stagione per eccellenza.
O almeno, stando a quanto si dice del prefisso s- in Treccani:
http://www.treccani.it/vocabolario/s/.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sono d’accordo con Sixie: l’idea di passare in un altro luogo una mezza stagione, che di solito ha un clima mite e molte giornate di sole, mi sembra poco sensata. Già estivare o (e)statare suscitano qualche perplessità… (Ferma restando la sacrosanta precisazione di Marco sui criteri di selezione della parole dei vocabolari.)
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Al di là delle considerazioni di carattere estetico e semantico, personalmente nutro una naturale avversione verso i neologismi, soprattutto per quelli non necessari. A mio parere, una eccessiva produzione di neologismi non arrichisce la lingua.
La mia idea è che la lingua si evolva seguendo le leggi delle natura, secondo le quali l'evoluzione è un susseguirsi ordinato di mutamenti e adattamenti; quando i cambiamenti si susseguono senza che vi siano periodi di adattamento, si ha l'estinzione di una specie.
E penso proprio che per la lingua stiamo andando in quella direzione; secondo me è a rischio non solo la lingua italiana, ma il linguaggio umano nella sua globalità.
sempervirens
Interventi: 599
Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14

Intervento di sempervirens »

Circa il rischio di una scomparsa del linguaggio, La inviterei a farsi una passeggiata in uno dei tanti mercati di una delle tante viuzze di un qualsiasi posto dell'Asia. Vedrà che si ricredererà! Scelga pure Lei! Tanto la sostanza non cambia. Cina, India, Tailandia, Giappone,... Si bercia e si sbercia, si becera e ci si imbechera. Tutto alla luce del sole e alla faccia della silenziosità. :)
Io nella mia lingua ci credo.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Per quanto riguarda il termine in sé, mi sembra si ripeta la discussione fatta per "estivare".
Io, da allergica ai pollini, userei tranquillamente, ora che mi vien proposto: "vado a sprimaverare al polo nord". Ci vedo anche qui un senso privativo, di fuga.

In generale, per i neologismi, mi sembra invece un discorso complesso.
Inserirli d'ufficio in un vocabolario, se nessuno li usa o ne sente la necessità, non ha senso.
Però la libertà individuale di crearli e usarli, saltuariamente e "con giustificato motivo", mi sembra sacrosanta.
Nel parlato colloquiale, resterebbero comunque forme "gergali", "colloquiali" o simili, quindi rientrerebbero in quel vastissimo campo dai contorni sfumati e nebulosi della lingua viva, senza fare in fondo troppi danni.
Nello scritto, diventerebbero "licenza poetica", rimanendo limitati a quanti effettivamente scrivono con un certo "spessore".

Funzionano efficacemente però solo quando sono usati appunto come un'eccezione, una mosca bianca nel discorso, altrimenti perdono la loro forza.
Se uso una parola mai sentita, l'interlocutore sussulta, chiede spiegazioni, mi guarda male, protesta, mi corregge... insomma, tutte possibili azioni che implicano un livello di attenzione, di ascolto attivo.
Ovvio che alla quindicesima volta che ripeto lo stesso termine, chi mi ascolta non ci faccia più caso...
e allora anche il neologismo diventa frusto, buono solo per i giornalisti...
Ultima modifica di domna charola in data gio, 10 dic 2015 8:26, modificato 1 volta in totale.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

domna charola ha scritto:Per quanto riguarda il termine in sé, mi sembra si ripeta la discussione fatta per "estivare".
Io, da allergica ai pollini, userei tranquillamente, ora che mi vien proposto: "vado a sprimaverare al polo nord". Ci vedo anche qui un senso privativo, di fuga.
Io non sono allergico, ma ho pensato la stessa cosa in riferimento a chi lo è.
sempervirens
Interventi: 599
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Intervento di sempervirens »

Se fosse per me nel dizionario ci rimetterei tutte le parole usate nel passato, quelle del presente e quelle che vengono citate almeno una volta come neologismi o nuove formazioni. Il dizionario diventa mastodontico? E allora? Oggigiorno non si fa presto con i dizionari in linea ad aggiungere un'ennesima parola?
Secondo me l'espressività dei parlanti di una lingua come quella italiana non deve essere livellata e moderata sulla carta da chi decide che cosa divulgare e che cosa occultare. Personalmente non toglierei neanche una parola appena questa viene citata anche soltanto una volta.
Io uso spesso il verbo spisciaccherare, in riferimento al mio cane quando lo porto a spasso. Perfino mia moglie lo comprende, dal tanto uso che ne faccio! Mi metto alla ricerca delle sue tracce e che vedo, che è sì menzionata in qualche scritto ma assente sui dizionari. Pazienza! Il fatto è che questa cosa succede spesso. Poi invece trovo addirittura locuzioni inglesi mai sentite mentovare in vita mia e mi chiedo... "Che cosa sta succedendo? Chi vuole questo stato di cose? Dove ci vogliono dirigere?"...
Io nella mia lingua ci credo.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Gentile sempervirens,
credo potrebbe interessarle questo sito.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
domna charola
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Intervento di domna charola »

sempervirens ha scritto:Io uso spesso il verbo spisciaccherare, in riferimento al mio cane quando lo porto a spasso. Perfino mia moglie lo comprende, dal tanto uso che ne faccio!
Ecco, prendiamo questo ottimo esempio che lei mi offre: bellissimo verbo, che rende chiaramente l'idea, tanto che non solo sua moglie ma penso tutti qui lo comprendono.

Una parte della sua bellezza è nel suono, una parte nell'accumulo di sillabe che evoca il gironzolare qua e là della bestiola senza una precisa e puntuale decisione... insomma, c'è tutto un mondo dietro quel verbo, e lo percepiamo e apprezziamo anche perché ci arriva completamente nuovo, mai sentito, e ci sorprende, strappando il sorriso.

Un po' come la battuta del comico, che non sempre è una battuta o un concetto complesso, bensì una pennellata di vita vissuta che colpisce per immediatezza e originalità.

Sono piccoli gioielli della lingua la cui trasparenza semantica permette di non includere in aridi elenchi con fredde spiegazioni, citazioni di esempi, etimologie. Vanno colti al volo, e adottati, se si vuole, come cuccioli linguistici da far crescere con amore, e da proteggere.

Da cosa? Dallo sfruttamento selvaggio del linguaggio quotidiano, giornalistico, burocratico, scolastico e tutto quanto altro può esserci. Servirli pronti e confezionati farà sì che, per qualche manciata di lettori che ne apprendono esistenza e possibilità espressive, se ne guadagnino vagonate che invece li useranno a vanvera, svuotandoli della loro immediatezza creativa, e in definitiva banalizzandoli.

Preferisco lasciare che sia solo la sua bestiola a "spisciaccherare" in giro, e che a essa si aggiungano tutt'al più qualche altra dozzina di canidi, al seguito di lettori di questo foro, o di altri parlanti che autonomamente abbiano ritrovato, negli scaffali della memoria dedicati al "l'ho già sentito da qualche parte... forse... comunque suona bene", questo termine o tutte le sue possibili variazioni.
Avatara utente
Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Intervento di Animo Grato »

Cara domna charola, mi ha commosso! :cry:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
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