Sinonimo neutro di «xenofobo»

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Ferdinand Bardamu
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Sinonimo neutro di «xenofobo»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

La settimana scorsa, durante il momento delle telefonate nella rassegna stampa di Radio Tre, un ascoltatore è intervenuto lamentandosi dell’uso di xenofobo nella stampa per descrivere i partiti e le posizioni politiche contrari all’immigrazione. Usare xenofobo, ha detto l’uomo, implica l’accostamento a una malattia mentale, perché -fobo forma anche sostantivi che designano persone affette da patologie psichiche.

L’intervento è stato ripreso nella successiva trasmissione d’approfondimento di fatti d’attualità: il conduttore, per rispondere all’ascoltatore, ha interpellato la linguista Valeria Della Valle, la quale ha dapprima sottolineato come i predetti suffissi non implichino necessariamente l’accostamento a una malattia, e poi ha sostenuto che, se ci si vuole mantenere neutrali quando si parla di simili partiti, non c’è alternativa all’uso di pesanti giri di parole, come contrario all’immigrazione incontrollata e simili.

Non si può negare, però, che xenofobo porta con sé un giudizio nettamente negativo, anche se non si riferisce a un disturbo mentale. Mi pare, inoltre, che la Della Valle abbia sottovalutato la capacità di sintesi e di creazione della lingua italiana. Un’alternativa breve e connotativamente neutra esiste: antimmigrazionista. È strano che alla professoressa non sia venuta in mente una parola tanto facile, che sfrutta un suffisso, come -ista, produttivissimo, soprattutto nella pubblicistica politica.
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

Già. L'antonimo dovrebbe essere pro-immigrazionista. Erro?
Io nella mia lingua ci credo.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Basta immigrazionista. ;)
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Antimmigrazionista mi va benissimo. Mi va meno bene la ragione addotta per l'ostracismo di xenofobo: se c'è un motivo per ricusare questa parola, io lo vedo nell'incompiutezza dell'adattamento (senofobo è senz'altro più ortodosso), non certo nella presunta "non neutralità" di xenofobo.
Su quest'ossessione moderna per un linguaggio anestetizzato e incolore mi sono già espresso più volte.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Animo Grato ha scritto:senofobo è senz'altro più ortodosso
Senza dubbio, ma potrebbe essere scambiato per un mastofobo. :)
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Un termine che ha un significato negativo può avere un sinonimo neutro?
Sarebbe un po' come dire che un ladro è uno che prende le cose in prestito, o che un assassino è un conciliatore del sonno, etc. etc.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

marcocurreli ha scritto:Sarebbe un po' come dire che un ladro è uno che prende le cose in prestito, o che un assassino è un conciliatore del sonno, etc. etc.
Non si preoccupi: ci arriveremo... :roll:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

marcocurreli ha scritto:Un termine che ha un significato negativo può avere un sinonimo neutro?
Sarebbe un po' come dire che un ladro è uno che prende le cose in prestito, o che un assassino è un conciliatore del sonno, etc. etc.
D’accordo, il titolo è sgraziato per necessità di sintesi, ma la spiegazione è abbastanza chiara (spero). Si tratta di linguaggio politico, nel quale l’uso delle parole è spesso piegato alla propaganda. Non necessariamente un partito o un politico antimmigrazionista è senofobo, se esaminiamo le due parole sotto l’aspetto meramente semantico.

Per meglio dire, l’ascoltatore che ha posto la questione intendeva sostenere che i partiti contrari all’immigrazione non dovrebbero essere esclusi dall’«arco costituzionale», e a tal fine i giornalisti dovrebbero evitare di servirsi di un linguaggio demonizzante: è innegabile che antimmigrazionista non equivale a xenofobo, né sul piano connotativo né su quello denotativo.
Marco Treviglio
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Re: Sinonimo neutro di «xenofobo»

Intervento di Marco Treviglio »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Non si può negare, però, che xenofobo porta con sé un giudizio nettamente negativo, anche se non si riferisce a un disturbo mentale.
Per termine con "giudizio nettamente negativo", Lei lo intende simile a «brutto» o a «razzista»?

Secondo Lei, caro Ferdinand, chi sono [o, chi sarebbero] gli immigrazionisti?...

... E se la xenofobia non è "un disturbo mentale", allora, cos'è?

(Cerco semplicemente di capire il senso di questo filone e del Suo intendimento.)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Gentile Marco Treviglio, il senso del filone mi pareva abbastanza chiaro. Ma, dacché cosí non è, proverò a chiarire ulteriormente. La professoressa Della Valle ha affermato che non si dà in italiano un sinonimo (inteso in senso molto lato) di xenofobo per definire, senza connotazioni negative, un partito politico contrario all’immigrazione, e che, pertanto, non c’è alternativa all’uso di formulazioni perifrastiche come contrario all’immigrazione. Io sostengo, invece, che una formulazione sintetica esiste, ed è antimmigrazionista.

Posto che antimmigrazionista significa ‹contrario all’immigrazione›, immigrazionista, secondo logica, designa un politico o un partito favorevoli all’immigrazione.

Xenofobia non indica un disturbo mentale, nemmeno in francese. La connotazione negativa è ben descritta dalla definizione del Treccani: non credo che ci siano dubbi al riguardo.
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Ferdinand Bardamu ha scritto:D’accordo, il titolo è sgraziato per necessità di sintesi, ma la spiegazione è abbastanza chiara (spero).
Il senso dell'intervento è chiaro, e ancora più chiaro nell'ultima sua risposta. Il mio intervento non era però riferito direttamente al lei, che giustamente ha ribattuto alla professoressa Della Valle suggerendo il termine antimmigrazionista, bensì alla scelta di Radio Tre che, chiedendo l'intervento di una esperta linguista, ne ha fatto una questione meramente linguistica, partendo dal falso presupposto che i giornalisti non sappiano bene il significato di xenofobo, e lo usino per indicare genericamente una persona o un partito che è contrario all'immigrazione.
A mio modo di vedere l'ascoltatore che è intervenuto alla trasmissione ha posto una questione che ha a che vedere con le opinioni personali e poco con la lingua italiana. Alcuni giornalisti usano, a torto o a ragione, un termine - il cui significato conoscono benissimo - che può essere anche criticato ed essere oggetto di polemiche, ma che comunque va esaminato caso per caso, articolo per articolo (giornalstico, s'intende). Farne una questione esclusivamente linguistica, e sostenere che si dovrebbe sostituire, sempre e comunque e in ogni caso, il termine xenofobo con altri termini equivarrebbe a chiedere una sorta di censura.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sono del tutto d’accordo con lei. Credo che sia sulla questione meramente linguistica sia su quella (diciamo cosí) sociolinguistica sia già stato detto tutto.
Marco Treviglio
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Intervento di Marco Treviglio »

Anzitutto, caro Ferdinand, La ringrazio per la Sua risposta e mi scuso per il ritardo di questa mia.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Gentile Marco Treviglio, il senso del filone mi pareva abbastanza chiaro. Ma, dacché cosí non è, proverò a chiarire ulteriormente. La professoressa Della Valle ha affermato che non si dà in italiano un sinonimo (inteso in senso molto lato) di xenofobo per definire, senza connotazioni negative, un partito politico contrario all’immigrazione, e che, pertanto, non c’è alternativa all’uso di formulazioni perifrastiche come contrario all’immigrazione. Io sostengo, invece, che una formulazione sintetica esiste, ed è antimmigrazionista.
Il senso del Suo ragionamento m'è chiaro, ossia l'arrivare a dire che, volendo, è sí possibile evitare l'uso in politichese di una parola che ha connotazione "chiaramente negativa" se usata in italiano preferendole un termine come «antimmigrazionista» nel quale non v'è alcun riferimento negativo [di principio].
Posto che antimmigrazionista significa ‹contrario all’immigrazione›, immigrazionista, secondo logica, designa un politico o un partito favorevoli all’immigrazione.
Dunque, alla nascita, questi dovrebbero ritenersi lemmi propri di un linguaggio politichese che nulla hanno a che fare con l'italiano, bensí da adoperarsi esclusivamente in tal contesto. Ho capito bene?
Xenofobia non indica un disturbo mentale, nemmeno in francese. La connotazione negativa è ben descritta dalla definizione del Treccani: non credo che ci siano dubbi al riguardo.
La "connotazione negativa" è dovuta al significato del termine il quale include, anche se non specificato nella definizione del Treccani o di altri dizionarî, il «pregiudizio». Questo certamente non è un pregio o una virtù, semplicemente chi ne fa uso basandoci conclusioni con inevitabile assenza di discernimento, ché non può coesistere discernimento con pregiudizio [a mio avviso], queste non possono che essere viziate da un difetto razionale, donde si intuisce che sono irrazionali; e l'irrazionalità a cosa è dovuta se non da una mancanza di ragionamento? E chi non ragiona, se adulto e capace di intendere e volere, cos'è se non un “disturbato mentale”?

Mettendola in altro modo, se una persona ha paura e.g. dei ragni si dirà che è aracnofobo, ma questa sua "paura" è “nel 99 per cento dei casi” irrazionale: è data esclusivamente da un “disturbo mentale”.
Allo stesso modo uno xenofobo ha “paura del diverso” senza razionale motivo, ergo...
Che poi queste cosiddette paure per la loro natura vengano percepite da chi non ne è affetto come negative per chi le ha è una semplice deduzione logico-matematica, però questo non comporta che chi utilizza determinati termini nei confronti di quelle persone che, a parer loro, “sono cosí” lo facciano con l'intenzione di screditarle o attaccarle o offenderle... questa è cosa ben diversa. Non so se mi sono spiegato a sufficienza, spero si capisca ciò che intendo dire.


P.S.: Se i lemmi da Lei formati fossero facenti parte della nostra lingua, sinceramente, non saprei dire chi in effetti possa essere la persona piú spregevole tra un antimmigrazionista e un immigrazionista.
Non so se rendo l'idea...
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Marco Treviglio ha scritto:
Ferdinand Bardamu ha scritto:Posto che antimmigrazionista significa ‹contrario all’immigrazione›, immigrazionista, secondo logica, designa un politico o un partito favorevoli all’immigrazione.
Dunque, alla nascita, questi dovrebbero ritenersi lemmi propri di un linguaggio politichese che nulla hanno a che fare con l'italiano, bensí da adoperarsi esclusivamente in tal contesto. Ho capito bene?
Non sono sicuro di aver capito la domanda, ma temo che ci porti troppo lontano dal tema del filone. D’altra parte, non vedo perché due vocaboli trasparenti e sintetici come immigrazionista e antimmigrazionista non debbano avere nulla che fare con l’italiano e debbano essere relegati al politichese, che è il linguaggio dei politici che non voglion farsi capire. :?
Marco Treviglio ha scritto:La "connotazione negativa" è dovuta al significato del termine il quale include, anche se non specificato nella definizione del Treccani o di altri dizionarî, il «pregiudizio». Questo certamente non è un pregio o una virtù, semplicemente chi ne fa uso basandoci conclusioni con inevitabile assenza di discernimento, ché non può coesistere discernimento con pregiudizio [a mio avviso], queste non possono che essere viziate da un difetto razionale, donde si intuisce che sono irrazionali; e l'irrazionalità a cosa è dovuta se non da una mancanza di ragionamento? E chi non ragiona, se adulto e capace di intendere e volere, cos'è se non un “disturbato mentale”? Mettendola in altro modo, se una persona ha paura e.g. dei ragni si dirà che è aracnofobo, ma questa sua "paura" è “nel 99 per cento dei casi” irrazionale: è data esclusivamente da un “disturbo mentale”.
Uhm, il suo ragionamento non mi convince molto: l’aracnofobia è una paura individuale, la xenofobia è un sentimento di avversione che travalica la dimensione dell’individuo e si fa collettivo e, soprattutto, politico. Il fatto è che la xenofobia non è una fobia nell’accezione medica, mentre l’aracnofobia e l’agorafobia sí.
Marco Treviglio ha scritto:P.S.: Se i lemmi da Lei formati fossero facenti parte della nostra lingua, sinceramente, non saprei dire chi in effetti possa essere la persona piú spregevole tra un antimmigrazionista e un immigrazionista.
Non so se rendo l'idea...
La invito a evitare considerazioni che non riguardano la lingua. Grazie.
Marco Treviglio
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Intervento di Marco Treviglio »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Non sono sicuro di aver capito la domanda, ma temo che ci porti troppo lontano dal tema del filone. D’altra parte, non vedo perché due vocaboli trasparenti e sintetici come immigrazionista e antimmigrazionista non debbano avere nulla che fare con l’italiano e debbano essere relegati al politichese, che è il linguaggio dei politici che non voglion farsi capire. :?
Beh, fin quando non saranno riportati nei dizionarî le loro definizioni, per quanto mi riguarda, il loro essere "trasparenti" è un dato del tutto soggettivo.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Uhm, il suo ragionamento non mi convince molto: l’aracnofobia è una paura individuale, la xenofobia è un sentimento di avversione che travalica la dimensione dell’individuo e si fa collettivo e, soprattutto, politico. Il fatto è che la xenofobia non è una fobia nell’accezione medica, mentre l’aracnofobia e l’agorafobia sí.
Capisco la differenza che vuole evidenziare, ma ritengo che nulla c'entri con la mia precisazione del termine connesso con il “disturbo mentale” intrinseco.
Poi, va da sé che prima di divenire collettivo esso sia in primis di ogni singolo individuo partecipante e no allo stesso.
Inoltre, non è che l'insieme di una collettività che erra di principio fa di tal pensiero o conclusione una verità, ossia non tramuta il pregiudizio in giudizio.
Ferdinand Bardamu ha scritto:La invito a evitare considerazioni che non riguardano la lingua. Grazie.
No, no ci mancherebbe. Le mie considerazioni riguardano proprio la lingua! Ma ne evinco che ha capito dove volevo arrivare.
Purtroppo il cosiddetto sinonimo che ha voluto proporre non è poi cosí neutro come vuol far credere ma si porta appresso le stesse negatività di quello che va a sostituire, né piú né meno. [È questo per me il punto.] Sulla negatività del termine «xenofobo» convergiamo ma il disprezzo rivolto al mittente non esiste se non dal contesto nella quale, o dall'enfasi con la quale, viene utilizzata (e questo vale per entrambe le parole in discussione).
(Per questo Le ho rivolto la mia prima domanda.)
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