La regressione del lessico dei ragazzi italiani

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Freelancer
Interventi: 1899
Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37

La regressione del lessico dei ragazzi italiani

Intervento di Freelancer »

Un articolo di Luca Serianni

Si noti il suggerimento di Serianni a deprimere il grammaticalismo fine a sé stesso, a vantaggio del lessico.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5289
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

In effetti oggi il lessico è la parte debole della lingua, la più esposta alle infiltrazioni straniere, alla ricerca della «parola breve con un solo significato».
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo con Serianni sulla priorità del lessico e della semantica. Mi vengono alla mente esempi di discorsi di politici — anche di alti rappresentanti non sospettabili d’ignoranza o cialtroneria — che inanellano frasi fatte e combinano metafore incongruenti.
Avatara utente
Millermann
Interventi: 1513
Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
Località: Riviera dei Cedri

Intervento di Millermann »

L'opinione di Serianni è sicuramente molto interessante, tuttavia —pur nella mia incompetenza in materia— in alcuni punti non mi trova completamente d'accordo.
Va bene dare piú peso al lessico, anche a costo di sopprimere parte della grammaticalità fine a sé stessa, come si afferma nell'articolo; ma non si deve rinunciare, per questo, allo studio delle forme grammaticali e sintattiche.

Il lessico lo si amplia continuamente, anche al di fuori della scuola, la grammatica no. Quel ragazzo quindicenne che non aveva mai sentito il verbo «cingere», non si sentiva per questo limitato nella propria capacità di esprimersi. Semplicemente, se e quando avesse incontrato quel termine (e ciò è, di fatto, avvenuto) avrebbe anche avuto modo di apprenderne il significato.

Ricordo che, ai mei tempi, era alle elementari che si "spingeva" sul lessico: cosa molto saggia, a un'età in cui si costruisce il proprio patrimonio lessicale di base. Ciò avveniva, da un lato, tramite i dettati (chi non li ricorda? :D), solitamente tratti da brani d'autore ricchi di parole "difficili", e dall'altro con esercizi mirati —e noiosi— di sostituzione (del tipo: «nelle seguenti frasi sostituire il verbo "fare" con uno piú appropriato»).

Continuare su questa falsariga anche alle superiori mi sembra un tantino esagerato. Lí il lessico si deve ampliare con la lettura e la consultazione dei vocabolari, attività che dovrebbero essere ormai abituali per i ragazzi. Peraltro, tentare un approccio frontale con un argomento cosí vasto qual è il lessico di una lingua nelle ore d'italiano a scuola mi sembra un'impresa ardua, a dir poco!
Trovo ancora piú importante (e fattibile) lo studio di grammatica e sintassi che, se non s'imparano allora, non si padroneggeranno piú.

(Insomma: non volevo che dopo i ragazzi sapevano scegliere tra i diversi verbi quello piú appropriato ma non riuscivano a coniugarlo! :lol:)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Serianni si riferiva però alla sterile catalogazione delle parti del discorso e dei complementi: non intendeva certo sostenere che bisogna trascurare la sintassi. Per imparare a parlare e a scrivere correttamente, a che cosa serve sapere che vicino a è una preposizione impropria e con è una preposizione propria? Peraltro, la proposta del professore riguarda gli adolescenti, gli alunni delle superiori, non i bambini: si suppone che la classificazione elementare delle varie parti del discorso e le basi della sintassi siano già state affrontate nelle classi precedenti.
Avatara utente
Millermann
Interventi: 1513
Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
Località: Riviera dei Cedri

Intervento di Millermann »

La ringrazio della precisazione, caro Ferdinand. Sí, è chiaro che Serianni intendeva riferirsi agli aspetti piú inutili della grammatica: quelli, insomma, a proposito dei quali i miei professori erano soliti dire, di fronte alle nostre "proteste", che «insegnano a pensare». ;)

Non mi fraintenda: è soltanto una battuta; non voglio sembrare fermo sulle posizioni espresse poco fa, anzi: se ciò è possibile, che si dia maggior peso al lessico e alla semantica nelle scuole. L'importante è che non sia fatto in modo nozionistico, ma finalizzato a un miglioramento complessivo della capacità di esprimersi compiutamente nella nostra lingua. :)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
valerio_vanni
Interventi: 1311
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Intervento di valerio_vanni »

Millermann ha scritto:Peraltro, tentare un approccio frontale con un argomento cosí vasto qual è il lessico di una lingua nelle ore d'italiano a scuola mi sembra un'impresa ardua, a dir poco!
Trovo ancora piú importante (e fattibile) lo studio di grammatica e sintassi che, se non s'imparano allora, non si padroneggeranno piú.
Probabilmente si potrebbe tagliare un po' sulla micro frammentazione dei complementi.
Avatara utente
Sixie
Interventi: 317
Iscritto in data: lun, 18 mag 2015 19:18
Località: Polesine

Intervento di Sixie »

Mi chiedo anche come sia possibile che il liceale quindicenne non abbia mai incontrato, nel corso del suo apprendimento scolastico e non, termini come "cengia", "cinta" (muraria), "cinto", cintola, cinturone, cingolo, cinghia... almeno quella, per tener su i pantaloni. :)
Vedo che, nell'articolo di Luca Serianni, vengono citate - en passant - le competenze e presumo si parli della prima delle competenze chiave europee: "Comunicare nella madrelingua". Essa non è stata formulata come "padroneggiare la madrelingua"; padroneggiare la madrelingua implica certamente una serie di conoscenze e abilità linguistiche che, in teoria, dovrebbero portare un quindicenne a tradurre agevolmente cingebant con o senza vocabolario, ma la competenza è altra cosa. Alla fine, a che serve padroneggiare – anche finemente – la madrelingua se il quindicenne (o il diciottenne) si ferma davanti al significato di cingere o senile? La didattica, di tutte le discipline e non solo quelle linguistiche, non può più limitarsi alla sola "trasmissione" del sapere e alla sua applicazione "addestrativa": si fa così e così in Geografia, Storia, Italiano, Lingua Straniera, Latino e Greco... bisogna cominciare a porre domande. Perché si dice così? E cercare, assieme, il significato di quella parola nelle varie modulazioni disciplinari, testi, registri, scopi e funzioni e allora sì, che il "sapere" diventerà un "sapere agito", un saper fare con la madrelingua.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Belle parole indubbiamente.
Il problema è a monte, e Serianni lo mette a fuoco: ridare importanza alla ricchezza lessicale.
Invece, molto spesso, si gioca al ribasso.
Un testo che non sia per specialisti, "deve" essere scritto "con parole comprensibili a tutti". Se scrivi qualcosa per le scuole, in modo da fornire dei riassunti aggiornati su saperi scientifici settoriali, ti chiedono di "semplificare, usare un sinonimo più comune".
Peccato, che il "sinonimo" tale non sia, ma solo un termine generico e pressapochista che non migliora affatto le conoscenze scientifiche del ricevente... e nemmeno quelle linguistiche.

Personalmente penso che la scrittura "divulgativa" o "didattica" debba usare le parole precise, anche se poco note, per far sì che se ne comprenda il significato, e per imparare a usarle, e tutte le volte applico questo principio.
Se il termine viene semplicemente da un italiano non di uso corrente, ma che si può comprendere dal contesto, lo lascio correre via: è uno stimolo per chiedersi "cosa vuol dire?" e collegarsi al primo dizionario in rete, per imparare qualcosa di nuovo.
Però a quanto pare conduco una battaglia persa in partenza: insegnare pare significhi adeguarsi al sapere minimo dei discenti, ovvero livellare verso il basso tutto. C'è una paura di fondo diffusa, di mettere in difficoltà lo studente, e di farlo fuggire verso le lusinghe della rete, che spinge ad arrendersi - nella migliore delle ipotesi - o a considerare a priori il lettore come un minorato linguistico.
Insomma, l'idea di fondo è del tipo: "no, poverino, a quel termine non ci arriva, tu dovere scrivere cose semplici se no lui non capire".
Deprimente, oltre che offensivo per chi si dice di voler istruire.

Però, la realtà di fondo è anche questa.
E va capovolta, sin dalle elementari come ha già detto qualcuno. E' bello se il discente si diverte imparando, ma non è un obbligo che la scuola debba essere solo "divertente" o "facile".
In fondo, nessuno di noi, credo, è rimasto traumatizzato nel dover imparare in tenera età l'oscuro significato di "cingere" (dell'elmo di Scipio, ovviamente...).

Altre parole che gli studenti (primo anno di università) non capivano già una decina d'anni fa: guado (inteso come di corso d'acqua, non la pianta), vallecola, truogolo, baita, laterizio (un prodotto del latte...), segheria (fabbrica di seghe).
valerio_vanni
Interventi: 1311
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Intervento di valerio_vanni »

domna charola ha scritto: Altre parole che gli studenti (primo anno di università) non capivano già una decina d'anni fa:
guado (inteso come di corso d'acqua, non la pianta)
E conoscevano la pianta?
vallecola
Questo non l'ho mai sentito, ma mi viene pensare a un sinonimo di "valletta" (piccola valle).
truogolo
Qui mi associo agli studenti, purtroppo: non l'ho mai sentita in vita mia.
laterizio (un prodotto del latte...)
In questo significato non l'ho mai sentito, per me sarebbe "latticino". Ma, al limite, non dovrebbe essere "latterizio" con la doppia?
segheria (fabbrica di seghe).
Anche questo non l'ho mai sentito con questo significato, per me la segheria è dove si lavorano i tronchi.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Appunto... "segheria" era un toponimo su una mappa del Trentino, e, partendo dal simbolo, catalogato dall'IGM come "opificio a forza idraulica" allo studente fu chiesto di cosa si trattassse; dato che "opificio" era oscuro, venne invitata a guardare il toponimo, che poteva essere più chiaro; alla domanda "insomma, signorina, legga il toponimo... cosa ci fanno con la forza idraulica, qui?", la risposta fu, non senza sforzo: "Fanno le seghe"... :shock: :P :P :P

Il laterizio invece venne citato a proposito delle lateriti, che sono dei particolari suoli rossi; non sapendo lo studente il loro colore, si tentò di suggerire: "Pensi al nome: lateriti, laterizio, di che colore è un laterizio?", e la risposta fu: "Bianco", perché ovviamente per il poveretto il laterizio era una specie di formaggio...

La pianta Isatis tintoria non avrei preteso che la conoscessero... però il guado nel senso di quello che cerca John Wayne quando è inseguito dagli indiani, sì.
Avatara utente
GFR
Interventi: 310
Iscritto in data: ven, 10 ott 2014 21:39

Intervento di GFR »

"Cingere" c'è pure nell'inno nazionale. Ma non ci hanno mai dato una guardata insieme, professori e alunni? :roll:
valerio_vanni
Interventi: 1311
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Intervento di valerio_vanni »

GFR ha scritto:"Cingere" c'è pure nell'inno nazionale. Ma non ci hanno mai dato una guardata insieme, professori e alunni? :roll:
Molto di sfuggita, infatti spesso viene risillabato male.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 10 ospiti